L’ambiente economico nel quale oggi le imprese operano non è più una estensione del passato ma un insieme del tutto nuovo di avvenimenti, determinati da modifiche di una tale complessità che fanno parlare di una nuova epoca: l’era Covid, alla quale tutti noi ci stiamo “forzatamente” adattando.
Di fronte all’impatto delle mutazioni sociali e tecnologiche e all’inasprirsi delle difficoltà economiche dei mercati, l’impresa moderna e più specificatamente le Pmi del nostro Paese, se vogliono sopravvivere, non possono fare altro che adattarsi ai nuovi scenari con la massima reattività, secondo l’equazione S=Cv (il successo è proporzionale alla velocità del cambiamento). Se non si agisce per tempo, la crisi sociale che segue quella economica assumerà un’immagine sempre più concreta.
Tra i grandi temi per tutte le imprese emerge l’aspetto della liquidità che, come abbiamo già avuto occasione di dire, rappresenta uno dei pilastri fondamentali della futura sopravvivenza. Il concetto di utile, quale differenza tra costi e ricavi, assume sempre meno importanza rispetto al flusso di cassa, quale differenza tra le entrate e le uscite. Ecco che la ricerca di ogni ottimizzazione interna ed esterna – che agisca su questo presupposto – deve rappresentare la costante ricerca di ogni Pmi.
L’azienda guidata
Questa introduzione ci riporta alla descrizione dell’azienda guidata, quale naturale trasformazione dell’azienda gestita. Con lo scenario esterno modificato anche le strutture e le organizzazioni si devono adeguare al nuovo habitat, se non vogliono soccombere. Si introduce il concetto di azienda guidata: ciò significa che ogni collaboratore “spinge la propria attività, piuttosto che farsi trainare”. Insistendo: a supporto dell’imprenditore, che mantiene le proprie responsabilità e nell’ambito di piani ben definiti, tutti devono spingere e non farsi trainare. Con l’obiettivo del sostentamento della liquidità, risulta necessario creare una struttura che operi con logiche e suggerimenti dedicati all’analisi e alla ottimizzazione di tutte le risorse, nella lettura della curva di Pareto/Gambel che insegna che metà dei nostri sforzi porta a minimi risultati.
La ricerca dell’eccellenza
Anche in questo caso, la ricerca dell’eccellenza permette di trovare e rimediare altre sacche di inefficienza la cui impostazione metodologica e strutturale si rimanda alla lettura del volume scritto su questo argomento: il modello dell’eccellenza.
In sintesi: “Si definisce eccellenza il prodotto dell’efficienza per l’efficacia, con la possibilità di quantificarla in un range tra lo 0% e il 100%. Si attribuisce all’efficienza la capacità di sviluppare attività, come all’efficacia la capacità di produrre risultati”.
Questi due elementi sono fondamentali per la gestione aziendale, proprio perché l’impresa deve raggiungere la migliore efficacia gestendo “intelligentemente” la propria efficienza. Entrando nello specifico delle Pmi, mentre l’efficacia è rappresentata dalla customer satisfaction del cliente, l’efficienza è quanto sviluppa l’azienda dalla gestione per processi al modello 4.0. In definitiva mentre l’efficienza è di competenza del produttore, l’efficacia è valutata dal cliente: due aspetti fondamentali e indipendenti tra di loro.
Infatti, si sprecano inutilmente risorse umane, di tempo o finanziarie per realizzare un prodotto che non è compreso o rilevato dalla clientela, così come si cercano miglioramenti eccessivi che non sono apprezzati o conosciuti dai compratori: tutti sprechi inutili che si rivedono nella gestione dell’impresa che potrebbe essere sensibilmente migliorata.
Quanti imprenditori hanno presente questa impostazione? L’imprenditore e il manager conoscono “veramente” il livello di aspettativa del cliente? Già il marketing ci porta su questa strada, nella quale inseriamo, con la ricerca della liquidità, aspetti di efficienza e di efficacia.
Per semplificare e spiegare con maggiore facilità questi concetti presentiamo una tabella che riporta cinque diversi esempi di livello di eccellenza con il loro grado di efficienza e di efficacia.
Tralasciando volutamente la strategia 1 che discuteremo alla fine, iniziamo a presentare la strategia 2 nella logica dell’eccellenza, quale prodotto dell’efficienza (azienda) per l’efficacia (cliente).
Strategia 2
Grande sforzo del produttore (0,80) che non trova riscontro nell’interesse del cliente (0,20). C’è stato uno spreco di risorse che non sono state apprezzate. Il risultato finale del livello di eccellenza è molto limitato (0,16) e non porterà certamente ad un rapporto duraturo. Atteggiamenti di gestione molto seguiti che creano insuccessi sul mercato.
Strategia 3
Sufficiente sviluppo in azienda (0,60) che viene valutato sufficientemente anche dal cliente (0,60). Porta ad un risultato di sufficienza totale (0,36) che conduce l’impegno di lavoro ad una mediocre normalità. Generalmente utilizzata in tempi di mercati tranquilli senza concorrenza.
Strategia 4
Ottimo sforzo da parte del produttore (1,00) che non viene assolutamente compreso dalla clientela (0,00). Il livello di eccellenza rimane (0,00). Il rapporto non avviene con il conseguente massimo spreco di risorse.
Strategia 5
Massimo livello di eccellenza raggiunto da ambedue i contraenti che hanno espresso il loro più alto apprezzamento. Risultato utopico che tutti vorrebbero raggiungere. Zero spreco e massimo risultato.
Strategia 1
Questo esempio di strategia è stato lasciato per ultimo e spiegato nel prossimo paragrafo, perché è fonte di un grande insegnamento che ognuno di noi dovrebbe sempre mettere in atto.
Il valore della normalità
Nella formula dell’eccellenza, la normalità può essere definita con il valore 0,50. Nella generalità dei casi tutti sono portati ad operare nella normalità che trova simile riscontro nella controparte. Possiamo affermare che questo esempio rappresenti il caso più consueto di ogni attività. Ma queste due atteggiamenti di normalità non portano ad un risultato simile, bensì a un valore molto più basso che raggiunge lo 0,25. Questo significa che operare normalmente comporta risultati molto scadenti. La conseguenza di questo breve ragionamento, che si estende anche a situazioni non economiche (vedi rapporti di stima o di amore tra due persone), insegna che operare con atteggiamenti “normali” e mai migliorativi, comporta un risultato che potrebbe tendere al valore zero.
Uno scenario utopistico
Nell’ambito di uno scenario utopistico, una strada ottimale sarebbe quella di poter applicare il modello dell’eccellenza a tutti gli stakeholder aziendali interni ed esterni. A loro volta questi produrrebbero una diffusione “virale” che, moltiplicandosi esponenzialmente, produrrebbero un risultato globale di diminuzione di sprechi e di sforzi a vantaggio delle proprie aziende e dell’economia intera. Atteggiamento teoricamente possibile, non praticabile per le difese delle posizioni acquisite.
Prime conclusioni
Nella logica della liquidità risulta fondamentale la ricerca di fonti interne di finanziamento per lo sviluppo futuro. Questo significa combattere gli sprechi, ricercando ogni andamento di efficienza che abbia un riscontro di efficacia. Operare inoltre con quell’attenzione che ci ricorda la curva di Pareto/Gambel: metà dei nostri sforzi porta a minimi risultati.
Nell’ambito dell’azienda guidata combattere l’istinto mediocre della normalità. Questo approccio conduce a risultati assolutamente insufficienti, con tendenza al peggioramento. Cercare invece di reagire con la migliore professionalità per aumentare l’asticella del dell’eccellenza, obiettivo al quale tutti dobbiamo tendere. Questo sempre, oggi più che mai.
(L’autore è componente del Comitato Scientifico Consultivo di Piccola Industria)