
Con un intervento di semplificazione normativa su ben 68 direttive e regolamenti, con l’Omnibus Sustainability Package, o più semplicemente Omnibus I, la Commissione si è posta l’ambizioso obiettivo di ridurre i costi amministrativi per le aziende di almeno il 25% e di almeno il 35% per le Pmi, che compongono il 99% del tessuto produttivo europeo.
Presentato lo scorso 26 febbraio insieme ad un altro pacchetto, il cosiddetto Omnibus II rivolto a facilitare gli investimenti, la proposta mira a ridurre gli oneri sulle imprese e razionalizzare il quadro normativo per ridurre gli oneri di rendicontazione di sostenibilità per le imprese, senza però compromettere gli obiettivi ambientale del Green Deal.
Stando alle stime del Berlaymont, il risparmio complessivo annuo in termini di oneri burocratici ammonterebbe a circa 6,3 miliardi di euro, da sommarsi a 50 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati. Di rilievo gli interventi in tema di finanza sostenibile, in particolare sulla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), sulla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CS3D) e sulla Tassonomia ambientale, oltre che sul Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM).
Le semplificazioni, spiega Confindustria, vanno nella giusta direzione di riduzione degli oneri amministrativi e miglioramento della supervisione sulle emissioni. Tuttavia, in assenza di interventi più consistenti, alcune problematiche di fondo potrebbero rimanere irrisolte.
CSRD, NUOVE SOGLIE DI RENDICONTAZIONE
Un intervento atteso riguarda la revisione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che fino ad oggi ha imposto a piccole e medie imprese costi elevati per la redazione dei documenti tecnici relativi a emissioni, diversità di genere e impatto sociale.
Con le nuove regole, solo le grandi aziende con oltre mille dipendenti e 50 milioni di fatturato dovrebbero rendicontare obbligatoriamente. Per le Pmi quotate l’obbligo è stato posticipato al 2028, mentre per le altre è stato introdotto uno standard volontario semplificato, sviluppato dall’Efrag (European Financial Reporting Advisory, ndr), che riduce i documenti da 150 a 20-30 pagine.
In tal modo, la Commissione stima che il numero di imprese soggette agli obblighi di rendicontazione di sostenibilità si ridurrebbe di circa l’80%.
TASSONOMIA, AMBITO DI APPLICAZIONE RIDOTTO E REVISIONE DEL PRINCIPIO DI DNSH
In tema di tassonomia ambientale, la Commissione propone una decisa semplificazione degli oneri di trasparenza previsti dall’attuale Regolamento, riducendo l’ambito di applicazione della norma alle sole imprese con più di mille dipendenti e 450 milioni di fatturato. Inoltre, verrebbe introdotta una soglia di materialità del 10% per le attività considerate “green” (attraverso il Green Asset Ratio – GAR): solo le voci al di sopra di tale soglia dovrebbero essere rendicontate.
Ulteriore novità è la semplificazione del principio “Do No Significant Harm”, con particolare riferimento agli obiettivi di prevenzione e controllo dell’inquinamento. Inoltre, con le nuove norme, un’azienda con emissioni superiori alla soglia Ue non sarà automaticamente esclusa dai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
CS3D RIFORMATA PER MINORI OBBLIGHI PER LE PMI, NUOVE SANZIONI E SCADENZE POSTICIPATE
Al fine di ridurre gli obblighi di dovuta diligenza in materia di sostenibilità, anche la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CS3D) potrebbe essere alleggerita. Le nuove regole limiterebbero l’obbligo di mappatura ai partner commerciali diretti, escludendo i subfornitori. Per una Pmi fornitrice, questo significherebbe meno pressioni per tracciare ogni anello della catena, con un risparmio stimato del 30-40% in audit e documentazione.
Verrebbe poi rivisto il regime sanzionatorio, che vedrebbe la cancellazione del tetto del 5% del fatturato, sostituito da multe proporzionali alla gravità delle violazioni.
Infine, la Commissione propone di posticipate la scadenza fissata per il recepimento della CS3D da parte degli Stati membri e l’applicazione degli obblighi per le grandi imprese (più di 5mila dipendenti), che slittano rispettivamente al 2027 e al 2028.
CBAM: ESENZIONI PER LE PMI E SEMPLIFICAZIONI NEL REPORTING
Il Carbon Border Adjustment Mechanism (Cbam), il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, è un altro target del pacchetto Omnibus I, che vorrebbe introdurre un’esenzione per le importazioni inferiori a 50 tonnellate annue. La misura riguarderebbe il 90% delle Pmi importatrici, come piccoli distributori di acciaio o componenti elettronici.
In aggiunta, la rendicontazione verrebbe semplificata attraverso l’introduzione di valori predefiniti per emissioni e prezzi del carbonio, la possibilità per gli importatori di delegare il reporting a terze parti e la revisione dei valori emissivi, standardizzati al livello più elevato tra i paesi esportatori affidabili.
Altro nodo critico è la modifica al metodo di calcolo delle emissioni, che intende limitare le emissioni incorporate a quelle dirette dell’elettricità.
I PROSSIMI PASSI
Le proposte legislative contenute nel pacchetto Omnibus saranno ora sottoposte al Parlamento europeo e al Consiglio Ue, che saranno chiamati ad esprimere i propri pareri e le proprie richieste sulle leggi in discussione. Dopodiché si aprirà la fase finale dei negoziati tra le due istituzioni con la mediazione della Commissione, al termine della quale il pacchetto Omnibus I verrà adottato con tutte le eventuali modifiche del caso.
Confindustria seguirà attentamente tutto l’iter legislativo per assicurare che le esigenze delle imprese vengano sempre tenute in debita considerazione e l’incisività delle misure finali risponda alle reali esigenze del settore produttivo.