L’Intelligenza artificiale è la rivoluzione del nostro tempo. Occorreranno mesi, forse anni, prima che venga adottata al meglio da imprese, Pubblica amministrazione e cittadini. La questione delle competenze resta cruciale e per questo motivo è necessario portare avanti un’azione di sensibilizzazione
Uno studio condotto un paio di anni fa da Fabula, il Family Business Lab della LIUC – Università Cattaneo, rilevava che in Italia solo 1 studente su 10 ha intenzione di entrare nella propria impresa familiare entro cinque anni dalla fine degli studi universitari. Per il sistema delle Pmi non è una questione da sottovalutare; dovremmo parlarne di più in vista del ricambio generazionale alle porte
La comunità degli imprenditori si ritroverà al Forum di Piccola Industria il 9 e 10 maggio per discutere le molte sfide in campo. Filo conduttore delle due giornate sarà la sicurezza, declinata in quattro aree tematiche: digitale, energetica, militare e climatica. Il tutto all’interno di uno scenario internazionale assai mutato e all’insegna dell’incertezza, fra conflitti sul campo e battaglie commerciali
Confindustria ha realizzato un documento con 80 proposte a costo zero per facilitare il fare impresa. Sono misure prive di oneri finanziari e immediatamente cantierabili e, ispirandosi a una logica di proporzionalità, vanno a beneficio delle aziende di minori dimensioni e/o con più bassi livelli di rischio delle rispettive attività. Adesso sarebbe auspicabile una capacità di ascolto – non formale, ma sostanziale – da parte del governo. Aspettiamo fiduciosi
Il 2025 si annuncia come un anno complesso. La crisi del settore automobilistico, che in Italia ha un peso rilevante anche in virtù della componentistica prodotta per i più importanti player tedeschi, dimostra che lo stop al motore endotermico fissato al 2035 non è privo di conseguenze importanti e che la rigidità normativa di Bruxelles può essere un boomerang in assenza di alternative altrettanto competitive sul mercato
L’Europa ha bisogno di statisti capaci di offrire una visione coraggiosa. I nodi sul tavolo sono tanti – innovazione, prezzi dell’energia, dipendenza da paesi instabili, tanto per citare alcuni di quelli ai quali ha fatto riferimento il rapporto Draghi – e le riforme da attuare sono molte e complesse. Servirebbe un salto culturale tanto tra cittadini comuni quanto nelle classi dirigenti nel concepirsi realmente come “Unione”
La capacità di innovare è ciò che ha reso grande il nostro Paese, ma in Italia – e anche nelle istituzioni europee – prevale l’abitudine a normare ogni aspetto dell’attività economica, con l’effetto di ingessare l’iniziativa privata e mettere un freno all’innovazione. Eppure sono molte e complesse le sfide che il nostro continente dovrà affrontare nell’immediato futuro. Forse sarebbe il caso di cambiare approccio
Le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza dovrebbero servire a ridurre il gap di competitività fra nord e sud, ma la capacità di attuazione è limitata da vari fattori. Un tema di cui si è discusso al recente Forum di Piccola Industria tenutosi a Napoli al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa
Il sorpasso della Spagna sull’Italia deve farci riflettere e spingerci ad affrontare i nodi irrisolti, a cominciare dalla riduzione del debito pubblico. È fondamentale inoltre affrontare la questione della mancanza di manodopera specializzata, un fenomeno che diverrà progressivamente più critico anche a causa del calo demografico
Le imprese devono essere messe nelle condizioni di valorizzare le risorse del Pnrr, che rappresenta il più grande pacchetto di aiuti mai visto dopo il piano Marshall del secondo dopoguerra. Ora le criticità si concentrano nei tempi di realizzazione degli investimenti, nonché nella rendicontazione finale degli stessi. Ce la faremo a non perdere questa occasione?