Confindustria ha realizzato un documento con 80 proposte a costo zero per facilitare il fare impresa. Sono misure prive di oneri finanziari e immediatamente cantierabili e, ispirandosi a una logica di proporzionalità, vanno a beneficio delle aziende di minori dimensioni e/o con più bassi livelli di rischio delle rispettive attività. Adesso sarebbe auspicabile una capacità di ascolto – non formale, ma sostanziale – da parte del governo. Aspettiamo fiduciosi
Il 2025 si annuncia come un anno complesso. La crisi del settore automobilistico, che in Italia ha un peso rilevante anche in virtù della componentistica prodotta per i più importanti player tedeschi, dimostra che lo stop al motore endotermico fissato al 2035 non è privo di conseguenze importanti e che la rigidità normativa di Bruxelles può essere un boomerang in assenza di alternative altrettanto competitive sul mercato
L’Europa ha bisogno di statisti capaci di offrire una visione coraggiosa. I nodi sul tavolo sono tanti – innovazione, prezzi dell’energia, dipendenza da paesi instabili, tanto per citare alcuni di quelli ai quali ha fatto riferimento il rapporto Draghi – e le riforme da attuare sono molte e complesse. Servirebbe un salto culturale tanto tra cittadini comuni quanto nelle classi dirigenti nel concepirsi realmente come “Unione”
La capacità di innovare è ciò che ha reso grande il nostro Paese, ma in Italia – e anche nelle istituzioni europee – prevale l’abitudine a normare ogni aspetto dell’attività economica, con l’effetto di ingessare l’iniziativa privata e mettere un freno all’innovazione. Eppure sono molte e complesse le sfide che il nostro continente dovrà affrontare nell’immediato futuro. Forse sarebbe il caso di cambiare approccio
Le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza dovrebbero servire a ridurre il gap di competitività fra nord e sud, ma la capacità di attuazione è limitata da vari fattori. Un tema di cui si è discusso al recente Forum di Piccola Industria tenutosi a Napoli al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa
Il sorpasso della Spagna sull’Italia deve farci riflettere e spingerci ad affrontare i nodi irrisolti, a cominciare dalla riduzione del debito pubblico. È fondamentale inoltre affrontare la questione della mancanza di manodopera specializzata, un fenomeno che diverrà progressivamente più critico anche a causa del calo demografico
Le imprese devono essere messe nelle condizioni di valorizzare le risorse del Pnrr, che rappresenta il più grande pacchetto di aiuti mai visto dopo il piano Marshall del secondo dopoguerra. Ora le criticità si concentrano nei tempi di realizzazione degli investimenti, nonché nella rendicontazione finale degli stessi. Ce la faremo a non perdere questa occasione?
Piccola Industria conclude il 2023 forte dei buoni risultati del Pmi Day, che per la quattordicesima edizione sfiora la cifra record di 50mila partecipanti. Al contempo il dibattito sui temi caldi non si ferma e su questo numero approfondiamo le sfide per le Pmi tra il lavoro che cambia e un mondo sempre più instabile
I problemi sono noti ma forse, come Paese, non stiamo lavorando abbastanza sulle soluzioni. Se ne discuterà l’11 novembre a Pavia, in occasione del Forum di Piccola Industria, che è dedicato quest’anno al tema “Competenze per le transizioni”
Nei prossimi anni la filiera dell’automotive cambierà insieme alle competenze richieste: uno sforzo titanico ma necessario, come spieghiamo nel primo piano del numero di luglio, che ospita un approfondimento su uno dei settori più importanti dell’industria italiana. Ma le priorità non sono finite, perché i progetti del Pnrr vanno condotti in porto e al tempo stesso gli investimenti delle imprese non devono andare in stand by