È di queste ultime settimane la notizia del sorpasso della Spagna sull’Italia in termini di ricchezza prodotta, ma gli analisti economici da tempo utilizzano come vero parametro per misurare il benessere di un paese il concetto di Pil a parità di potere d’acquisto, che indica la quantità di beni e servizi che si possono comprare con il Pil prodotto nel paese. Questo indicatore permette, in sostanza, un confronto tra paesi sul tenore di vita reale. Per tutte le quattro principali istituzioni finanziarie internazionali (Banca mondiale, Fondo monetario internazionale, Commissione europea e Ocse), purtroppo, la tendenza di lungo periodo vede l’Italia perdere terreno, con un impoverimento generalizzato delle famiglie. Se a questo dato ne associamo altri particolarmente significativi, come le percentuali di spesa del nostro Paese rispetto al Pil fornite dall’Istat – 3,3% di spesa in istruzione (2022), 6,3% di spesa sanitaria e 3,8% di spesa per interessi del debito pregresso (2023) –, il quadro generale è di tutta evidenza sconfortante.
Se vogliamo continuare a confrontarci per meglio comprendere e porre rimedi, allora le soluzioni sembrano lineari. Per fare qualche esempio, occorre contrastare il calo demografico con l’ingresso di manodopera specializzata (in Spagna sono entrati nell’ultimo anno circa un milione di persone). Inoltre, è necessario investire in formazione e istruzione: per ogni punto di Pil investito in questa direzione il ritorno è altissimo, tutte le statistiche lo dimostrano e il nostro Paese spende in istruzione meno rispetto a Germania, Olanda, Francia e così via. Bisogna poi diminuire la spesa per interessi sul debito pubblico pregresso con piccoli ma costanti passi. Sembra che a nessuno importi più nulla, ma le risorse allocate per il pagamento del debito non portano nessun beneficio.
Veniamo a noi: a maggio a Napoli si terrà il Forum Piccola Industria, sarà un momento di incontro e di ascolto delle nostre imprese. In modo molto realistico, complice il clima preelettorale, anche la politica sembra più attenta ad ascoltare il mondo produttivo; per questo dovremo essere particolarmente efficaci e convincenti sulle proposte e lavorare affinché queste vengano accolte. Il capoluogo campano si presta ad avere davvero tanti partecipanti: facilmente raggiungibile da tutti i mezzi di trasporto, in una cornice di grande storia e fascino.
Infine, al momento della pubblicazione di questo numero il Consiglio generale di Confindustria ha designato come candidato unico alla presidenza Emanuele Orsini; a maggio seguirà l’elezione dell’Assemblea generale. Da parte nostra, auguri di buon lavoro al futuro presidente e un grande ringraziamento a Carlo Bonomi per l’eccellente lavoro svolto in questi anni.
(Editoriale pubblicato sul numero di aprile de “L’Imprenditore”)