Come sottolineato dall’ambasciatore Bardini, le imprese italiane possono contare su una presenza strutturata delle nostre istituzioni nel paese africano. L’ufficio Ice di Maputo è certamente parte di questo sistema e per capire meglio le attività che vengono promosse e organizzate abbiamo parlato con il direttore Paolo Gozzoli.
Direttore, quali sono le principali azioni dell’ufficio Ice di Maputo a supporto delle nostre imprese?
Gli uffici Ice all’estero rappresentano il collegamento con le parti economiche e produttive dei paesi esteri e operano in sinergia con le rappresentanze diplomatiche per favorisce il consolidamento e lo sviluppo economico-commerciale delle imprese italiane sui mercati esteri e sicuramente per affermare le eccellenze del Made in Italy nel mondo.
L’attività è estesa a 360° gradi e si può riassumere in tre pilastri: assistenza, promozione e formazione. Da questi pilastri prende forma con diverse modalità e processi l’annuale attività che svolge Ice Maputo ma che riguarda tutti gli uffici Ice all’estero. Per fornire qualche numero, lo scorso anno Ice Maputo ha fornito assistenza ad oltre 150 imprese, ha organizzato 14 iniziative promozionali e study tour in Italia.
Quali sono i settori più promettenti?
I settori che vediamo promettenti per il Mozambico – e nei quali possiamo fornire il nostro indiscusso know how – sono sicuramente la meccanizzazione agricola e le infrastrutture.
Per quanto riguarda il primo, in Mozambico vi è per le nostre tecnologie un potenziale immenso, sia per lo sviluppo e la crescita del settore che nella trasformazione della materia prima agricola. Creazione di valore aggiunto per l’export, ma anche per la domanda interna. Spazi anche per quelle tecnologie e soluzioni che ottimizzino l’uso delle risorse idriche.
Quando parlo di filiera intendo prodotti, tecnologie, trasformazione, ovvero il campo nel quale le aziende italiane possono certamente offrire il loro contributo. Ma attenzione: occorre avvicinarsi al mercato locale con prodotti che soddisfino le reali e immediate esigenze; non necessariamente prodotti altamente sofisticati che potrebbero, invece, rappresentare una barriera tecnologica nel loro uso e da un punto di vista finanziario, in quanto la capacità di investimento delle aziende mozambicane è ad oggi purtroppo ridotta rispetto a quella delle aziende europee e italiane.
Le nostre imprese devono tenere conto di questi aspetti perché altrimenti rischiamo di bruciare il made in Italy, mentre altri paesi con prodotti di livello tecnologico leggermente minore saranno in grado di cogliere queste opportunità.
E per quanto riguarda le infrastrutture?
Il settore è una delle priorità del Mozambico. Ad oggi, sebbene siano stati compiuti progressi, rimangono grandi lacune infrastrutturali. Il divario resta ampio, in contrasto con una popolazione in crescita e l’elevata esposizione ai rischi di catastrofi naturali, che richiedono interventi immediati e duraturi nel tempo.
Oggi sono presenti nel paese aziende cinesi, che guidano progetti nel settore dell’ospitalità, strade ed edifici. Altri importanti realtà concorrenti provengono da Brasile, Sud Africa e Turchia. Anche qui l’Italia e le aziende italiane hanno una reputazione che le rende interlocutori unici per affidabilità. L’Italia negli anni ‘80 ha compiuto diverse opere ingegneristiche in Mozambico, come dighe e ponti, e il nostro Paese viene ricordato ancora oggi anche per questa ragione.
Vedo interessante come potenziale per le aziende italiane anche il settore delle energie rinnovabili: il Mozambico ha compreso che il risparmio energetico passa anche attraverso l’uso di fonti di energia rinnovabile. Qui già operano diverse imprese, anche italiane, e mi fa piacere ricordare che, in occasione dell’edizione 2023 della Fiera Facim, parte del padiglione italiano è stato alimentato con pannelli fotovoltaici messi gratuitamente a disposizione da una nostra azienda presente nel paese in collaborazione con un’azienda locale.
Infine, pure il settore agroalimentare è certamente pronto per consolidarsi: l’intera filiera agroalimentare italiana sta guadagnando piccoli spazi tra i consumatori locali, che sono sempre più interessati a prodotti di alto livello, come possono essere quelli italiani. Da evidenziare inoltre la presenza a Maputo di una ristorazione made in Italy con proprietari italiani, che promuovono con traguardi interessanti la cucina tricolore.
Cosa consiglierebbe a una Pmi italiana interessata ad operare nel paese?
Il Mozambico si presenta come un paese sicuro e un partner commerciale affidabile. Tuttavia, è sempre buona norma verificare l’affidabilità della controparte, in quanto si potrebbero incontrare operatori non professionali, che cercano di trarre indebiti vantaggi dalla buona fede e dall’inesperienza ai rituali locali da parte delle società estere.
L’interesse a concludere rapidamente accordi d’affari può spingere le società italiane a prendere decisioni affrettate, che possono rivelarsi talvolta ad alto rischio. Al fine di prevenire esperienze non positive, che ricordiamo possono capitare ovunque, può essere utile adottare alcune precauzioni e buone pratiche: anche in questo caso l’ufficio Ice di Maputo offre supporto per aiutare le aziende italiane a valutare l’esistenza e l’affidabilità della potenziale controparte mozambicana.
Il punto di vista delle imprese
PFNISTER: “CON UN PRODOTTO ADATTO AL MERCATO LOCALE, VI SONO GRANDI OPPORTUNITÀ”
Paolo Pfinister è il direttore di Inalca Mozambico, uno dei rami di Inalca, che costituisce una delle più grandi realtà in Europa attiva nella produzione di carne bovina. È presente con diversi stabilimenti in Italia e in altre parti del mondo e fa parte del gruppo Cremonini, che conta varie aziende, la maggior parte delle quali legate al settore food.
Come siete strutturati in Mozambico?
La nostra azienda è presente in sei paesi africani: Algeria, Costa d’Avorio, Repubblica del Congo, Repubblica democratica del Congo, Angola e, per l’appunto, in Mozambico.
La nostra attività imprenditoriale nel paese inizia una decina di anni fa con un piccolo investimento: abbiamo cominciato ad importare prima prodotti secchi e inscatolati e, in seguito alla costruzione di un magazzino con celle frigorifere, siamo passati a importare prodotti congelati e a distribuirli, tra cui pesce (principalmente carapau), pollo e naturalmente prodotti bovini fatti in Italia e una piccola fetta di mercato dove vengono venduti.
Qual è il vostro target?
I nostri clienti principali sono i distributori e i supermercati. Nel corso degli anni il business è sempre aumentato, ad oggi Inalca sta ancora investendo nel paese, sta creando un magazzino più grande e sta cercando di raddoppiare le attuali 4mila tonnellate di capacità frigorifero.
Siamo presenti un po’ in tutte le regioni principali e naturalmente la base più grande è quella di Maputo, dove abbiamo gli uffici e la nostra sede logistica. In Mozambico abbiamo oltre cento dipendenti, la maggior parte mozambicani, e una decina di camion che usiamo per la distribuzione in tutto il territorio, più alcuni camion più piccoli che usiamo a Maputo per la distribuzione diretta ai clienti e supermercati.
Quali sono i rischi e le opportunità?
Direi che per una Pmi italiana interessata ad operare nel paese non ci sono grosse problematiche. Per chi propone un prodotto adatto al mercato locale, vi sono enormi opportunità. Le cifre dicono che nei prossimi vent’anni la popolazione dovrebbe raddoppiare e quindi il paese avrà bisogno di crescere. Noi siamo attivi nell’agroalimentare, che chiaramente è un settore fondamentale di cui la popolazione locale avrà sempre bisogno, ma vi sono anche altri comparti in forte crescita, quali abbigliamento, la tecnologia o l’energia. Sicuramente è un paese che offre opportunità anche alle Pmi e non soltanto ai grandi colossi o alle multinazionali.
Inoltre, vediamo alcuni connazionali che nella loro nicchia hanno aperto qualche negozio, importano prodotti a marchio italiano, e questo significa che alla fine il mercato risponde positivamente.
Una piccola impresa può venire direttamente a informarsi in Mozambico – anche tramite eventi e Business Forum come quello che è stato organizzato da Confindustria Assafrica & Mediterraneo e dalla Camera di Commercio Mozambico Italia a inizio giugno – e valutare in prima persona sul campo quali sono le opportunità.
Altri suggerimenti?
Un ultimo consiglio che mi verrebbe da dare a una Pmi intenzionata ad operare e vendere in Mozambico, è quello di non concentrarsi solamente nella capitale Maputo, ma di considerare anche le opportunità che offrono le città di provincia e le regioni.
RENZI: “NELL’OIL&GAS E NEL TURISMO LE PRINCIPALI OPPORTUNITÀ”
Giorgio Renzi (nella foto accanto) è Area manager per Eastern and Southern Africa per il Gruppo Mapei dal 2019. Ha lavorato tre anni a Milano, occupandosi dei mercati dell’Africa Australe, ovvero Sudafrica, Mozambico, Zambia, Zimbabwe, Botswana, Namibia. Dal 2022 si è trasferito a Dubai dove è diventato responsabile anche della regione orientale del continente in cui opera Mapei, in particolare Etiopia, Kenya, Tanzania, Rwanda, Uganda.
Quando e come è iniziata la vostra presenza imprenditoriale in Mozambico?
Premesso che parliamo di un’azienda, la Mapei, fortemente internazionalizzata, con oltre 11mila dipendenti, più di 7mila prodotti, 90 stabilimenti di produzione in tutti e cinque i continenti. Per quanto riguarda il Mozambico, la presenza di Mapei inizia negli anni Duemila attraverso l’importazione di prodotti dal Portogallo, vista la numerosa presenza di portoghesi nel paese.
La situazione cambia nel 2009, quando Mapei apre la filiale in Sudafrica, a Johannesburg, che inizia a fornire il mercato mozambicano attraverso una rete di distributori. La presenza si fortifica nel 2015, quando Mapei decide di fare un grande investimento e, sempre a Johannesburg, apre uno stabilimento produttivo, con l’intento di servire al meglio l’intera regione, che nel frattempo diventa sempre più interessante, soprattutto il Mozambico.
Grazie ad una logistica migliore e ad una maggiore disponibilità di prodotti, Mapei rafforza la sua presenza sul mercato, iniziando a fornire le principali società di costruzioni attive nel paese, soprattutto portoghesi, italiane, turche e sudafricane.
A quali progetti avete partecipato in Mozambico?
Ad oggi, Mapei è rappresentata nel mercato locale da due distributori, supportati da Mapei Sud Africa per la parte tecnica e logistica. Siamo vigili sul mercato e sempre in contatto con i main contractors, sia sulle attività al nord, sia per tutto quello che accade nel resto del paese. I player nel settore delle costruzioni sono rimasti gli stessi, come ho potuto constatare in occasione del Business Forum Italia-Mozambico a inizio giugno, ovvero portoghesi, italiani, sudafricani, qualche impresa turca e, ovviamente, i cinesi.
Abbiamo partecipato ad alcune opere infrastrutturali importanti, come il Ponte di Katembe, il Porto di Maputo e di Nacala e a varie superstrade che collegano la capitale con il confine sudafricano.
Che consigli darebbe ad un’impresa italiana interessata a essere presente nel paese?
Tra le opportunità principali sicuramente vi sono quelle legate all’oil&gas al nord e a tutto ciò che vi gravita intorno. Anche il turismo rappresenta un potenziale enorme; ci sono luoghi lungo la costa che ho avuto la fortuna di visitare, come ad esempio Ilha de Moçambique, Barzaruto e l’arcipelago delle Quirimbas, che non hanno nulla da invidiare ad altre mete più famose nel mondo e che però mancano di infrastrutture e servizi. Sono quindi poco conosciuti e poco accessibili.
Vale la pena ricordare anche che il paese è ricchissimo di risorse minerarie e legno, inoltre presenta una costa lunghissima favorevole alla pesca.
(Testi raccolti da Flavio Rossano e Alfonso Sagona)