L’autunno si è aperto come di consueto con una fitta rete di impegni. A settembre i componenti del Consiglio centrale di Piccola Industria hanno potuto visitare la sede operativa nazionale della Protezione Civile, a Roma, apprezzandone dal vivo il funzionamento e l’organizzazione. Si tratta di una struttura che in questi anni abbiamo imparato a conoscere attraverso il Programma Gestione Emergenze (PGE) ideato da Piccola Industria, ma tramite il confronto diretto ci siamo resi conto di un’eccellenza tutta italiana, all’avanguardia rispetto a molti altri paesi europei. Dobbiamo esserne consapevoli e orgogliosi, e non cadere nella facile tentazione di criticare sempre ciò che non funziona e di non valorizzare quelle che sono le nostre best practice. A tale proposito in questo numero vi dedichiamo ampio spazio, tornando anche sui luoghi dell’alluvione in Emilia-Romagna.
Fra poche settimane, poi, si terrà il Forum nazionale di Piccola Industria, ospitato quest’anno a Pavia, Capitale della cultura d’impresa 2023, e a seguire il Pmi Day, con studenti, scuole e imprese che si preannunciano ancora una volta in crescita. I due eventi hanno un fil rouge comune: le nuove competenze richieste dal mercato del lavoro e la mancanza di personale.
Il contesto è sconfortante: il trend di invecchiamento compensato dai soli flussi migratori interni e internazionali è stimato nel 2070 in un -18,1%; il fenomeno di chi non studia, non lavora e non riceve una formazione nel 2022 era del 15,1% di giovani tra i 18 e i 29 anni, per fare un esempio relativo alla mia regione, l’Emilia-Romagna. Nel meccanismo domanda-offerta permane un forte gap tra le competenze disponibili sul mercato del lavoro e quelle richieste dalle imprese, che le cercano soprattutto in ambito digitale, green e manageriale. Ancora più critica la situazione per i profili tecnico-specialistici, dove c’è una fortissima difficoltà di reperimento.
Lo scenario generale richiede linee guida e obiettivi su due livelli: orientamento e iniziative concrete. Per superare le resistenze delle famiglie a iscrivere i figli alle scuole professionali occorre che gli imprenditori si espongano, raccontino le loro storie e le loro imprese; occorre una profonda riorganizzazione della preparazione dei docenti con progetti che Confindustria può e deve concordare con il ministero; occorre snellire la costruzione di percorsi ITS anche per le Pmi e allo stesso tempo orientare i ragazzi a intraprendere percorsi universitari Stem. Non ultimo, bisognerebbe stimolare la trasmissione di saperi e valori che tanti lavoratori, oggi in pensione ma ancora attivi, potrebbero trasferire: la defiscalizzazione sui compensi potrebbe essere una delle soluzioni. Di certo vi è che sulle competenze si gioca una partita fondamentale per il Paese e per il nostro sistema industriale: non possiamo pensare di perderla.
(Editoriale pubblicato sul numero di ottobre dell’Imprenditore)