
In questi ultimi anni, frenetici e trasformativi, l’Intelligenza Artificiale (IA) sta sempre più entrando nella quotidianità delle persone e sta cambiando abitudini, organizzazioni e modelli di gestione in un mondo dove il futuro è sempre più vicino e il passato deve rappresentare una solida base su cui costruire. Lo è per la società in generale, per le imprese, e lo è anche per le città, che stanno iniziando ad abbracciare questa trasformazione non senza difficoltà.
L’IA, nell’ambito della Pubblica amministrazione, potrebbe rappresentare uno strumento chiave per la gestione delle città intelligenti, ma resta tuttora ampiamente sottoutilizzata. Le possibilità di applicazione sono molteplici, dalla gestione del traffico alla raccolta intelligente dei rifiuti, dall’ottimizzazione dell’energia alla sicurezza urbana. Tuttavia, il vero ostacolo non è tanto la tecnologia in sé, quanto l’integrazione all’interno di strutture organizzative spesso lente e poco adattive al cambiamento.
Le amministrazioni cittadine, con le loro procedure consolidate e il loro ritmo burocratico, fanno fatica a stare al passo con l’innovazione. Ma qualcosa si sta muovendo: progetti sperimentali vengono avviati, nuove strategie vengono testate e, sebbene con difficoltà, l’IA sta lentamente trasformando il modo in cui le città pianificano il loro sviluppo e interagiscono con i cittadini. Partendo da questo presupposto, diventa fondamentale identificare i fattori che abilitano il cambiamento, i ruoli e le competenze necessarie per guidarlo. Questo è un passaggio chiave per comprendere come le città possano adattarsi alle nuove tecnologie, evitando di rimanere intrappolate in schemi decisionali obsoleti e processi amministrativi poco agili.
Per esplorare queste dinamiche, abbiamo analizzato il caso di Pescara, intervistando dirigenti ed operatori impiegati presso il municipio di Pescara, una delle realtà urbane più avanzate in Italia nel processo di digitalizzazione secondo il recente iCity Ranking. Nonostante la sua media dimensione e la localizzazione in un contesto geografico ancora poco avanzato rispetto alla media nazionale, Pescara è tra le città più digitalizzate del Centro-Sud e si è posizionata ai vertici delle classifiche nazionali per l’adozione di servizi smart. Grazie a investimenti mirati in mobilità intelligente, lo sviluppo di servizi digitali e sistemi di gestione urbana basati sull’analisi dei dati, Pescara ha dimostrato che anche città di dimensioni più contenute possono guidare il cambiamento e diventare un punto di riferimento per altre amministrazioni.
Ma quali sono i passi futuri nell’utilizzo dell’IA nella pubblica amministrazione? Gli scenari che emergono riflettono tre punti centrali nello sviluppo delle città del futuro: il potenziamento del processo decisionale, la riduzione del divario digitale con i cittadini e la creazione di ecosistemi volti all’innovazione.
Il primo aspetto riguarda il potenziamento delle decisioni pubbliche. Oggi molte città si affidano ancora a modelli gestionali tradizionali, basati su intuizioni ed esperienze passate. L’IA potrebbe invece consentire un approccio basato sui dati, in cui le scelte amministrative siano supportate da analisi predittive e monitoraggi in tempo reale. Ad esempio, nei settori della mobilità o della gestione energetica, algoritmi avanzati possono analizzare le grandi quantità di dati generati dal traffico quotidiano e suggerire soluzioni ottimali per ridurre traffico, consumi e sprechi. Tuttavia, per far funzionare questo sistema è fondamentale avere accesso a dati affidabili e aggiornati, e molte amministrazioni si scontrano con la difficoltà di integrare fonti diverse e frammentate.
La seconda sfida è quella del divario digitale. L’adozione di strumenti avanzati non deve creare una distanza tra cittadini e amministrazione, ma piuttosto semplificare l’accesso ai servizi pubblici. Un esempio concreto sono gli IA-BOT comunali, assistenti digitali che possono rispondere in tempo reale a domande frequenti, riducendo code e attese. Tuttavia, questi strumenti devono essere intuitivi e accessibili a tutti, evitando di penalizzare chi ha meno familiarità con la tecnologia.
Infine, affinché l’IA diventi un vero motore di trasformazione urbana, è fondamentale creare ecosistemi di co-creazione in cui pubblico e privato collaborino su progetti di analisi avanzata dei dati, machine learning e soluzioni predittive, condividendo expertise e risorse per guidare lo sviluppo. Le città, da sole, non possono affrontare questa sfida: il coinvolgimento di aziende, startup e centri di ricerca facilita la nascita di idee innovative e accelera la sperimentazione di strumenti smart realmente efficaci. Un approccio basato sulla co-creazione, in cui competenze tecnologiche e conoscenza del territorio si fondono, consente di realizzare soluzioni su misura e di trasferire i benefici dell’IA ai cittadini in modo inclusivo, trasparente e sostenibile.
Il futuro delle smart city dipenderà dalla capacità di sfruttare l’IA non solo per migliorare la gestione delle risorse, ma anche per rendere le città più inclusive e partecipative. Il vero obiettivo sarà diventare intelligenti senza allontanarsi troppo dal cittadino. Le città sono ancora un punto di confine tra istituzioni e comunità e l’IA deve essere uno strumento di integrazione e co-creazione di valore, piuttosto che un elemento che aumenti la distanza tra amministrazione e cittadini. L’obiettivo finale deve essere quello di costruire spazi urbani in cui la tecnologia sia al servizio delle persone, favorendo un modello di governance collaborativa che garantisca un miglioramento concreto della vita urbana. Solo attraverso un equilibrio tra progresso tecnologico e centralità del cittadino sarà possibile realizzare una trasformazione digitale realmente efficace e sostenibile.
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Nota sugli autori

FILIPPO MARCHESANI
Filippo Marchesani è ricercatore scientifico presso il dipartimento di Economia aziendale dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara. È docente dei corsi magistrali di Management of Innovation e Digital Consumer Behaviour presso lo stesso ateneo e professore aggiunto presso la South Champagne Business School di Troyes (Fr), dove insegna International Business Management.
I suoi interessi di ricerca includono le smart cities, lo smart tourism, l’innovazione e l’imprenditorialità. Ha pubblicato i propri studi su prestigiose riviste nazionali e internazionali, oltre a contributi in diversi volumi, e un libro intitolato The Global Smart City: Challenges and Opportunities in the Digital Age, edito da Emerald.

FEDERICA CECI
Federica Ceci è professoressa ordinaria di Organizzazione e innovazione presso l’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, dove coordina il corso di dottorato in Accounting, management and business economics.
Ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Ingegneria gestionale. Ha trascorso periodi di studio e lavoro all’estero presso il centro di ricerca Spru (Uk) e la London Business School (Uk). Ha pubblicato su prestigiose riviste italiane e internazionali. Insegna Digital innovation e organizzazione aziendale in master e corsi di perfezionamento presso diverse università e Business School italiane.
Ha pubblicato su prestigiose riviste scientifiche ed è autrice di tre libri pubblicati con case editrici internazionali.