Migliorare i processi decisionali della Pubblica amministrazione, ridurre il divario digitale tra le differenti generazioni di cittadini, creare ecosistemi nuovi in cui la tecnologia consenta di trovare soluzioni su misura ai bisogni della comunità. Sono molte le sfere di applicazione dell’Intelligenza artificiale nei contesti urbani. Se ne parla nell’ultimo numero della Rivista di Politica Economica con un focus sul caso di Pescara, tra i migliori esempi nazionali nell’offerta di servizi smart
Imprenditori e manager hanno a disposizione tre strategie per integrare lo strumento in modo efficace e responsabile: Plug-and-Play, Interventi Architetturali e Iniziative di Mercato. Lo spiega un recente studio realizzato nell’ambito della Vodafone Chair in Cybersecurity and Digital Transformation della Luiss in collaborazione con Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici. Se ne parla nell’ultimo numero della Rivista di Politica Economica
Le Pmi spesso non dispongono delle risorse tecniche ed economiche per tutelare la propria sicurezza informatica. L’IA viene loro in aiuto, a patto di investire anche in programmi di formazione per i propri dipendenti. È uno degli aspetti esaminati nell’ultimo numero della Rivista di Politica Economica, dove si parla anche del nuovo progetto PACY sviluppato dall’Università Campus Bio-Medico di Roma pensando alle Pmi
Rischio? Opportunità? I due estremi convivono ogni volta che si affronta questo tema, quasi a riproporre un novello scontro fra apocalittici e integrati. In realtà l’IA è una materia molto complessa, ricca di aspetti inediti mai affrontati prima. La Rivista di Politica Economica le dedica un numero monografico, di cui parliamo con Stefano Manzocchi, prorettore per la ricerca e la terza missione all’Università Luiss Guido Carli e direttore della pubblicazione
Con l’invecchiamento della popolazione, il settore sociosanitario è destinato ad assumere una crescente importanza. Il nostro Paese, tuttavia, presenta uno dei rapporti più bassi tra infermieri e medici a livello europeo, aggravato dalle differenze territoriali. Ma che cosa rende poco attraenti le professioni sanitarie? Se ne parla in uno dei capitoli dell’ultimo numero della Rivista di Politica Economica
Secondo l’Eurostat nel Vecchio Continente entro il 2050 ci saranno meno di due persone in età lavorativa per ogni persona con più di 65 anni. Lo sviluppo di servizi di assistenza adeguati e accessibili in modo omogeneo è fondamentale. La recente pandemia ha acceso i riflettori sul problema e sugli effetti psicologici derivati dal forzato isolamento degli anziani. Se ne parla in uno dei capitoli dell’ultimo numero della Rivista di Politica Economica
L’aziendalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale promossa dalle riforme degli anni ’90 ha rafforzato il ruolo delle figure manageriali apicali. Nel nostro Paese convivono diversi modelli organizzativi regionali, frutto anche della crescente autonomia. Una situazione positiva per certi aspetti, ma che può dare luogo anche a disparità sui servizi erogati. Se ne parla nell’ultimo numero della Rivista di Politica Economica
L’austerity e il regionalismo sono considerati da larga parte dell’opinione pubblica le principali cause dei problemi insiti nel sistema sanitario nazionale. Ma a un’analisi più approfondita si scopre che una ristrutturazione industriale è in corso da tempo ed è necessaria per rispondere alle mutate esigenze della popolazione. Di questo e altro si parla nell’ultimo numero della Rivista di Politica Economica. Facciamo il punto con Stefano Manzocchi, prorettore per la ricerca e la terza missione all’Università Luiss Guido Carli e direttore della pubblicazione
La diminuzione del sostegno economico statale ha spinto negli anni teatri, musei, e luoghi di cultura in genere, ad aprirsi alla filantropia privata. Emergono diversi modelli di controllo da parte dell’amministrazione centrale, che in Inghilterra lascia complessivamente maggiore autonomia. Ciò dipende dalle differenze nel quadro giuridico, ma anche dalla tradizione politico-culturale del paese
In Italia alcuni comparti mostrano una crescita superiore alla media Ue – è il caso dell’editoria libraria – ma nel complesso le professioni del settore creativo e culturale scontano la fragilità della struttura industriale sottostante e il mismatch rispetto alle figure richieste, anche in virtù dell’innovazione tecnologica. Se ne parla in uno dei capitoli dell’ultimo numero della Rivista di Politica Economica