

ANTONIO CENNAMO
A partire dal 1° gennaio 2024, la Zona Economica Speciale (Zes) Unica è diventata operativa, segnando un passo decisivo nella strategia del governo per attrarre investimenti e rilanciare il tessuto produttivo delle regioni meridionali italiane (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna).
La Zes Unica rappresenta un importante cambiamento nelle dinamiche di promozione della politica industriale del Sud Italia, grazie a strumenti finalizzati a una semplificazione amministrativa senza precedenti e a un pacchetto di incentivi fiscali che puntano a rendere il Mezzogiorno un’area strategica per lo sviluppo economico e a consolidare gli ottimi indici di sviluppo delle regioni del Sud. La Zes Unica non è solo un’opportunità per le imprese locali, ma un segnale chiaro agli investitori nazionali e internazionali: oggi investire nel Sud Italia è più vantaggioso che mai.
IL MEZZOGIORNO COME TRAINO DELLA CRESCITA NAZIONALE
L’introduzione della Zes Unica si inserisce in un contesto economico che ha visto il Mezzogiorno registrare una crescita straordinaria. I dati Istat confermano che il Pil delle regioni meridionali è aumentato del 5,9% nel 2022 e dell’1,5% nel 2023, con un incremento complessivo del 7,4% rispetto al 2021.
Questi numeri superano di gran lunga quelli del Nord-Centro Italia (+4,4% e +0,5% negli stessi anni), evidenziando come il Sud abbia trainato la ripresa economica nazionale. A spiccare in particolare alcune regioni che hanno registrato performance eccezionali nel biennio 2022-2023: Sicilia: +10,1%; Sardegna: +7,7%; Abruzzo: +7,6%; Campania: +7,4%; Puglia: +6,5%. Questi dati confermano che il Mezzogiorno è già sulla strada giusta per affermare il suo ruolo centrale nello sviluppo del Paese in un processo inedito e per certi versi sorprendente.
EXPORT E DISTRETTI INDUSTRIALI: UN SUD SEMPRE PIÙ COMPETITIVO
A trainare questa crescita è stato anche l’export, che ha registrato un trend positivo in controtendenza rispetto alla media nazionale.
Nel 2023 le esportazioni delle regioni del Mezzogiorno hanno superato le performance di molte altre aree del Paese e la crescita è proseguita nel 2024. Nei primi nove mesi dell’anno, il valore delle esportazioni ha raggiunto i 7,3 miliardi di euro, con un incremento dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2023. Un dato ancora più significativo se confrontato con la media nazionale, ferma a +0,6%.
I settori più performanti sono stati l’agroalimentare, consolidando il ruolo strategico dell’agricoltura del Sud nel panorama europeo; il farmaceutico, con il polo di Napoli tra i protagonisti di una crescita strutturale; i distretti industriali, che stanno dimostrando una capacità di innovazione e resilienza sempre maggiore.
SEMPLIFICAZIONE E INCENTIVI PER ATTRARRE INVESTIMENTI
La Zes Unica non è solo un mero incentivo, ma un vero strumento di trasformazione economica con l’obiettivo di diventare il perno di una strategia a lungo termine. Il governo ha raddoppiato gli stanziamenti iniziali, portandoli da 1,6 miliardi di euro a oltre 3,2 miliardi, dimostrando una forte volontà di sostenere il rilancio produttivo del Mezzogiorno.
Inoltre, grazie alla politica di coesione europea 2021-2027, le Pmi del Sud possono beneficiare di ulteriori 4,2 miliardi di euro per migliorare la loro competitività.
Uno degli aspetti più rilevanti introdotti dalla Legge di Bilancio riguarda la proroga del credito d’imposta per gli investimenti nella Zes Unica fino al 15 novembre 2025, offrendo maggiore stabilità agli imprenditori.
Ancora più importante, è stata confermata la cumulabilità del credito d’imposta Zes Unica con il nuovo incentivo Transizione 5.0 e con le Zone Logistiche Semplificate (Zls). Questo significa che le aziende che scelgono di investire nel Sud potranno usufruire di agevolazioni senza precedenti, massimizzando i benefici fiscali e riducendo i costi di investimento.
IL RUOLO STRATEGICO DEL MEZZOGIORNO NEL MEDITERRANEO ALLARGATO
Le scelte del governo in termini di politica industriale italiana stanno inviando un segnale chiaro: il Sud non è più un’area marginale, ma un polo strategico di sviluppo economico internazionale. Il Mezzogiorno, per la sua posizione geografica, può diventare l’hub di riferimento per gli scambi tra Europa, Mediterraneo e Africa, rafforzando il proprio ruolo nella logistica e nelle infrastrutture di trasporto.
L’accesso a fondi europei e incentivi fiscali non solo sostiene le imprese già esistenti, ma incentiva la nascita di nuove aziende orientate all’innovazione e alla sostenibilità. Un tessuto produttivo più forte significa anche più occupazione, contribuendo a ridurre il divario con il Nord e a favorire il ritorno di talenti che in passato hanno lasciato il Mezzogiorno in cerca di opportunità migliori.
È un’occasione storica per consolidare il Mezzogiorno come motore economico del Paese e farlo diventare un punto di riferimento per il mercato globale. Chi saprà cogliere questa opportunità potrà contribuire a una nuova stagione di sviluppo industriale, crescita e innovazione, rendendo il Sud Italia non solo un luogo in cui investire, ma una delle aree più dinamiche d’Europa.
(l’autore è vice presidente del Gruppo Piccola Industria
dell’Unione Industriali Napoli con delega al fisco)