
Presidente Bragagnolo, da ottobre scorso è entrato a far parte della squadra di presidenza di Piccola Industria con la delega per Credito e Finanza.
Prima di tutto desidero ringraziare il presidente Robiglio per l’opportunità: sono molto orgoglioso di essere entrato in una squadra forte e coesa. Fin dal mio ingresso in Confindustria ho sempre cercato di dare il massimo per il Sistema portando idee e contributi, questo nuovo ruolo sarà una spinta a fare ancora di più e meglio.
Ho una delega che impatta parecchio sull’operatività delle imprese, soprattutto quelle di piccole dimensioni come le nostre per le quali il credito è un asset fondamentale.
A proposito di Pmi: qual è la situazione oggi?
Stiamo vivendo un momento sociale drammatico che colpisce pesantemente anche la nostra economia, che ancora non si è ripresa completamente dalle crisi precedenti. La pandemia, con la quale continuiamo a fare i conti, ha rappresentato uno shock senza precedenti con ripercussioni devastanti per le imprese, soprattutto le Pmi, un patrimonio che il nostro Paese non può e non deve rischiare di perdere.
Quanto vissuto nell’ultimo anno ha evidenziato con maggiore forza come sia indispensabile un cambio di passo da parte degli imprenditori, ci deve essere un’evoluzione della cultura finanziaria: occorre puntare su un percorso di sviluppo e di crescita che abbia come risultato finale, imprese più solide patrimonialmente, più innovative e managerializzate. Solo così le Pmi potranno reagire ai cambiamenti, recuperando pienamente e rapidamente la loro operatività e facendosi trovare pronte alle sfide del domani.
Appunto, il domani: cosa fare per le Pmi?
La crescita culturale deve essere accompagnata da interventi mirati. Come Piccola Industria abbiamo individuato tre priorità su cui puntare per il rafforzamento e la crescita delle Pmi. Prima di tutto la dimensione aziendale: si deve stimolare o accelerare la crescita dimensionale delle imprese, quale fattore strategico per aumentare la resistenza a shock esterni e la competitività sui mercati globali. In che modo? Attivando meccanismi di incentivazione finalizzati a favorire processi di acquisizioni, aggregazioni e fusioni, e agevolando anche operazioni di acquisizione o fusione di startup o Pmi innovative.
La seconda priorità riguarda la patrimonializzazione. Dalla crisi del 2008 la struttura finanziaria delle Pmi è migliorata notevolmente, ma molto deve essere ancora fatto. Appare evidente come con una migliore capitalizzazione le Pmi migliorerebbero gli indicatori di bilancio (dal grado di patrimonializzazione alla leva globale, alla leva finanziaria ecc.) diventando più solide e più attrattive nei confronti del sistema bancario e di altri investitori esterni, anche internazionali.
Terza priorità sono le fonti di finanziamento alternative: l’eccesso di indebitamento verso il settore bancario derivato dalla pandemia e la necessità di liquidità per rimettere in moto gli investimenti evidenziano come sia indispensabile rafforzare i canali di finanziamento alternativi. Serve una strategia che combini interventi di natura fiscale, semplificazioni regolamentari e altre misure volte a favorire l’accesso delle imprese a fonti finanziarie alternative, come la promozione dello sviluppo dei mercati del private equity, venture capital e private debt, l’attivazione di canali alternativi sia per l’ottenimento di finanziamenti sia per la raccolta di capitali, quali il direct lending e il crowdfunding, e l’emissione di debito non bancario.
Il 15 febbraio avete organizzato un webinar sulla nuova definizione di default bancario e l’importanza di monitorare la centrale rischi.
Esatto. Piccola Industria, in collaborazione con l’Area credito e finanza di Confindustria e Bancopass, ha organizzato il primo di una serie di incontri che si terranno nei prossimi mesi e affronteranno i principali temi di rilevanza per aiutare gli imprenditori.
Abbiamo purtroppo constatato come la crisi pandemica abbia generato nelle imprese un elevato fabbisogno di liquidità con un conseguente eccesso di indebitamento che, con le nuove regole sul default entrate definitivamente in vigore anche per le banche non significative (le significative potevano scegliere di applicarle già dal 1° luglio 2019) dal 1° gennaio di quest’anno, rischia di determinare un incremento della probabilità di default delle esposizioni delle imprese, anche sane.
Ci dovrà essere maggiore attenzione nella gestione puntuale delle proprie scadenze di pagamento nei confronti della banca, anche per piccolissimi importi: per questo, serve una più forte collaborazione tra aziende e banche, visto che anche loro vorranno evitare di veder aumentare considerevolmente i non perfoming loans, ovvero i crediti deteriorati.