
La parola agile è spesso associata ai contesti più tecnici e di progetto; l’evoluzione del concetto di agilità, invece, ha superato già tre “ere”.
Nel 2001 è stato scritto il “Manifesto Agile”, ideato per lo sviluppo del software da 17 esperti dell’Information technology provenienti da grandi aziende del settore. Verso la fine del primo decennio il mondo del project management ha visto con interesse l’uso delle tecniche agili all’interno delle proprie attività; nel 2014 il Project Management Institute ha iniziato ad inserirlo nelle sue pubblicazioni, come la “Software Extension del PMBoK”, e successivamente direttamente nel Project Management Body of Knowledge versione 6.
Negli ultimi anni, infine, si è compreso come l’agilità possa essere utilizzata anche nella gestione delle aziende, sia come organizzazione aziendale (Enterprise Agility) che come realizzazione di prodotti per il mercato (Business Agility).
Chi conosce l’agilità sa che essa affonda le sue radici in un contesto industriale famoso fin dal secondo dopoguerra, quando Toyota definì il Toyota Production System e diede il via alla produzione snella, detta Lean.
Tecnologia? Non conta solo quella
Sentiamo ripetere da anni la parola “trasformazione digitale” dandogli di volta in volta diverse forme e sfaccettature, la principale delle quali è quella di tipo tecnologico.
Se seguiamo quello che dice Dean Lefflingwell, inventore dello Scaled Agile Framework, non può esistere oggi nessuna attività o processo che non preveda un coinvolgimento dell’It, information technology. Questa affermazione va integrata perché approfondendo il messaggio si comprende come la digitalizzazione non rappresenti una questione meramente tecnologica.
La trasformazione digitale include infatti la revisione di prodotti e servizi, e dei relativi processi produttivi, alla luce delle opportunità messe a disposizione della tecnologia e non solo, ma questo parte dall’individuazione di nuove necessità, spesso neanche facilmente esprimibili. Nasce quindi l’esigenza nelle aziende di rafforzare la capacità di ricerca e sviluppo ponendo la creazione di valore come obiettivo e le persone come abilitatori. In questa ottica si rafforza sempre più la necessità di avere un’azienda capace di adattarsi velocemente al contesto, possibilmente anticipando i futuri scenari, guidati dalla Business Agility per ideare, produrre e vendere prodotti in tempi sempre più stretti.
All’agilità di mercato si deve necessariamente unire l’Enterprise Agility, ovvero l’agilità dell’azienda che, come per i prodotti, deve possedere un’organizzazione e modalità operative snelle e in grado di riconvertirsi velocemente.
Mantenere lo “spirito” di una piccola azienda
Partendo dalle linee guida Lean, ma anche dalla catena del valore introdotta da Porter nel 1985, l’agile ha acquisito e adattato gli elementi principali al contesto attuale. Oltre ai concetti più noti di focus sul valore e di riduzione degli scarti, l’attenzione si è focalizzata sui prodotti e sull’organizzazione.
Le aziende hanno sempre lavorato per una chiara e spesso rigida organizzazione aziendale. L’arrivo delle startup, invece, ci ha mostrato come piccoli team riescano ad essere veloci ed efficaci perché lavorano in un’ottica agile. L’agilità, però, rende necessaria un’organizzazione chiara come dimostrano grandi colossi come Amazon, Google e altri, che sono nati come piccole realtà e crescendo hanno adottato una organizzazione chiara ma agile. L’obiettivo è di mantenere uno spirito imprenditoriale, tipico di una piccola azienda, anche in realtà medie o grandi, come promuovono alcuni modelli agili che suggeriscono la rottura delle attuali strutture organizzative per riorganizzarle attorno ai prodotti e servizi offerti. Le persone devono sentirsi parte dell’azienda vedendo come il loro lavoro contribuisce al risultato finale, non sentendosi parte dell’ingranaggio ma come parte del risultato e del successo dell’azienda.
Agilità non coincide con anarchia ma con un’organizzazione coesa attorno al valore, organizzata tipicamente attorno al prodotto o servizio. Questo consente maggior ingaggio da parte di tutte le persone coinvolte agevolando anche una maggiore flessibilità organizzativa. Si può lavorare in piccole squadre che collaborano tutte insieme alla creazione del prodotto finale. Nuovi progetti o adeguamenti possono essere gestiti facilmente riorganizzando i team attorno alle competenze.
L’azienda dovrebbe essere quindi guidata più dai principi, a cui le persone fanno riferimento, che dalle procedure. Le persone dovrebbero agire nel rispetto dei valori aziendali condivisi da tutti e non solo eseguire perché previsto da una procedura non condivisa.
Cambiare per evolvere
Numerosi sono gli esempi di successo e di insuccesso che possono mostrarci il valore dell’agilità. Oltre alle più famose Amazon e Google è possibile portare anche altri esempi. Tra i positivi si possono riportare quelli di Daimler che, oltre ad esser nota per le automobili, ha lanciato negli ultimi anni numerosi prodotti e servizi come Free Now, per la prenotazione dei taxi, e Share Now, per il noleggio a breve termine delle auto.
Anche grandi aziende non possono considerarsi al sicuro nelle loro produzioni consolidate, ma possono e devono rimanere sempre attente al contesto e comprendere i benefici delle nuove tecnologie. Un esempio è quello della Lego, che è nata come una piccola falegnameria ma che nei decenni è saputa diventare leader del settore. Dopo alcuni incendi ha saputo capire il valore della plastica riconvertendo la produzione ed è stata in grado di superare una grave crisi collaborando alla realizzazione di film e altri prodotti che hanno rilanciato velocemente il marchio.
Tra i casi negativi si possono citare le grandi aziende di telefonia come Motorola e Blackberry, che sembravano destinate ad un lungo successo e che in pochi anni sono uscite dal mercato per non essere riuscite ad adeguarsi in maniera veloce alle nuove esigenze e alle nuove tecnologie pur producendo prodotti di elevatissima qualità.
Anche in Italia ci sono aziende che stanno intraprendendo un processo di trasformazione agile partendo dai prodotti e servizi e non solo dalla tecnologia. Se osserviamo quello che è successo durante questa pandemia vediamo che diverse aziende della grande distribuzione hanno saputo cogliere l’opportunità tecnologiche per vendere i loro prodotti online mentre altre stanno perdendo l’opportunità, schiacciate dalle procedure e dalle inefficienze interne.
Gli esempi riportati dimostrano bene come l’attuale contesto e la tecnologia disponibile rappresentino un’opportunità che solo le aziende agili e adattative sapranno cogliere. Cambiare è diventata, infatti, un’esigenza imprescindibile per restare sul mercato e questo può essere facilitato solo da un’organizzazione agile e adattativa.
(L’articolo è tratto dal numero di aprile dell’Imprenditore)