
“Il rischio di non essere compresi soprattutto dai nostri stakeholder era fortissimo. Mentre provavamo a concretizzare un cambio di scenario, una sostenibilità dieci anni fa considerata dai più solo futuribile, in molti infatti ci guardavano con gli occhi sgranati. Eravamo ‘strani’ per aver scelto di andare in una direzione diversa rispetto a quella presa dalla maggioranza”. Un periodo di decisioni non certo facili, insomma, quello vissuto da Sonia Vettorello e da suo fratello Domenico (nella foto di copertina), chiamati a rimodulare gli obiettivi dell’azienda di famiglia specializzata in meccanica di precisione.
Sforzi per cercare di tenere duro nonostante la loro Vettorello – 1,6 milioni di euro di fatturato nel 2020 a fronte di 20 dipendenti – dovesse ancora fare notevoli passi in avanti per cambiare pelle e potersi finalmente dire pure un’azienda compiutamente sostenibile. “In quel periodo ci siamo resi conto che, agendo da terzisti, i rischi commerciali nell’immediato futuro non erano indifferenti. Ripeto, la più grande paura era che chi ci era vicino potesse non capire, ma quando credi veramente in qualcosa lo fai e basta – spiega Sonia Vettorello, parte della seconda generazione dell’impresa con base a Casale sul Sile, in provincia di Treviso –. E così, continuando a farci domande sulla direzione da prendere, abbiamo finito per imboccare la strada dell’energia rinnovabile ed in particolare quella legata all’idroelettrico. Pian piano, muovendoci nel nuovo settore, il nostro know how è progressivamente cresciuto, tanto da permetterci in seguito di applicare queste migliorie tecnologiche anche a tutte le attività dell’azienda”.

DETTAGLIO DI UNA RUOTA IDRAULICA
Nel 2020 Vettorello ha pubblicato il suo primo rapporto sociale, il frutto dei cinque anni precedenti. Periodo servito a dare nuovo impulso all’impresa veneta anche attraverso un lavoro di screening interno seguito alla creazione nel 2012 della Vettorello Energy, ramo d’azienda nato per garantire efficienza alle fonti idriche tramite la progettazione e la produzione delle parti elettromeccaniche di centrali idroelettriche 4.0. “Abbiamo cercato di misurare i progressi nella comprensione di un settore in cui siamo fisiologicamente arrivati da neofiti. Ora, con il Covid-19 tra noi, è facile parlare di sostenibilità, ma anni fa non lo era. Tutti noi abbiamo però continuato a crescere senza guardarci indietro e adesso possiamo dire di essere felicemente consapevoli di aver fatto la scelta giusta. E non vogliamo sederci, ma continuare ad essere ‘strani’ senza adagiarci sugli allori”, conferma l’imprenditrice.

MILANO – I LAVORI PER LA CENTRALE DEL PARCO LAMBRO
Rallentata dal punto di vista del fatturato dagli effetti della pandemia, la Pmi trevigiana si è concentrata sul futuro ipotizzando gli scenari che avrebbe potuto trovare a fine lockdown. “Non abbiamo chiuso un solo giorno e siamo contenti che i dipendenti, nessuno dei quali ha preso il coronavirus, si siano fidati di noi. Perso il 30% del fatturato rispetto al 2019, stabilivamo periodicamente budget per operazioni che poi potevano magari volatilizzarsi d’improvviso causa Covid-19 – conferma la titolare di Vettorello –. Come per molti altri non sono stati mesi facili, ma devo dire che siamo lo stesso riusciti ad andare avanti concentrandoci su appalti presi in precedenza. Come quello relativo alla centrale idroelettrica situata all’interno del Parco Lambro a Milano”.
Legati molto al territorio, i Vettorello hanno deciso di aprire l’azienda attraverso la formula degli Open Day, oltre che ospitare gli studenti delle scuole. “Per noi della metalmeccanica è sempre stato complicato trovare personale perché il lavoro viene visto da fuori come sporco e pericoloso. Il contatto con la gente ci ha comunque consentito di smontare gran parte di queste credenze e dare un’immagine diversa del nostro settore”.
Idea di progredire ulteriormente e sommare conoscenze pure in altri campi che non abbandonerà mai i pensieri della dirigenza. “Il nostro focus resta centrato sull’apertura di altre strade in ambito meccanico, nell’energy, ma anche nella ricerca, universi tecnologici ancora più complessi e difficili. Inoltre, puntiamo a creare un’azienda che possa andare avanti autonomamente, a prescindere insomma dalla presenza dei propri vertici, riuscendo a comunicare molto mentre ognuno si prende una percentuale di responsabilità giornaliera – sottolinea Sonia Vettorello –. La cosa che abbiamo compreso durante il periodo caratterizzato dal Covid-19 è l’assoluta necessità di disimparare per reimparare. Perché la pandemia ha cambiato tutto e bisogna adeguarsi in fretta alle nuove dinamiche non solo commerciali”.