
“Il capitalismo sta evolvendo e le imprese sono chiamate non più a produrre valore ma valori: economici, sociali e ambientali. Il business in chiave 5.0 mette l’uomo al centro e chiarisce che quello sulle persone è, oggi, un investimento industriale”. Sono le parole di Katia Da Ros (nella foto in alto), vice presidente di Confindustria con delega ad Ambiente, sostenibilità e cultura, che ieri ha concluso l’evento “Industria 5.0: il futuro è qui. Consapevolezza e sviluppo sostenibile”, tenutosi a Roma presso il Museo Maxxi.
Una giornata nella quale imprenditori, manager e rappresentanti delle istituzioni hanno fatto il punto sulle principali sfide legate alla sostenibilità che il sistema produttivo italiano dovrà affrontare.
Fondamentale, all’interno delle imprese, il ruolo delle persone, in virtù del quale “l’employer branding è un fattore chiave per comunicare i propri valori e condividere una visione di futuro e di comunità – ha sottolineato Da Ros. Fra gli elementi richiamati dalla vice presidente di Confindustria vi è la governance della sostenibilità, “che significa anzitutto un’organizzazione aziendale in grado di accompagnare l’evoluzione dei processi produttivi”. L’approccio alla sostenibilità – ha spiegato ancora Da Ros – non può che essere integrato: una buona governance è il presupposto per una buona rendicontazione; una buona rendicontazione per un efficace employer branding e quest’ultimo per far evolvere i modelli di business in chiave 5.0”.
Nel suo intervento Da Ros ha richiamato il ruolo degli investimenti: “Senza politiche pubbliche che li supportino e che siano guidate dal criterio della neutralità tecnologica, tutto questo rischia di trasformarsi in un costo insostenibile e di far perdere al Paese quote di competitività. Negli ultimi anni – ha aggiunto – con il Green Deal abbiamo assistito ad una politica comunitaria che ha affrontato gli obiettivi ambientali in modo ideologico, senza comprendere i rischi per i settori industriali più esposti alla concorrenza internazionale e senza comprendere che lo sviluppo e l’innovazione industriale sono il punto centrale delle soluzioni tecnologiche per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, ambientale, economica e sociale”.
Sì, dunque, al principio della neutralità tecnologica, no a politiche che mettono a rischio deindustrializzazione l’Europa. “Bisogna stimolare, come fanno Usa e Cina, gli investimenti innovativi – ha affermato – per trasformare la sfida della transizione ecologica in una grande opportunità di sviluppo sostenibile”.
Al convegno è intervenuto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, che ha dichiarato: “È ormai assodato che lo sviluppo dovrà viaggiare inevitabilmente lungo i binari della sostenibilità ed è importante che Confindustria abbia deciso di farsi parte attiva nel dibattito nazionale e internazionale: conferma il ruolo fondamentale delle imprese nell’intercettare, anticipare e condurre il cambiamento stimolato dal nuovo paradigma di sviluppo, Industria 5.0, che si sta affacciando in Europa, Italia compresa”. “Per questo posso assicurarvi che il nostro impegno per portare a casa questo importante provvedimento non mancherà – ha sottolineato il ministro –. Un impegno che sarà sempre ispirato dall’ascolto delle vostre posizioni”.
Promosso da Confindustria con il sostegno di Intesa Sanpaolo e IWS, insieme al main partner strategico per la Cultura di Impresa 4.Manager, con la partnership di Audi e in collaborazione di Fondimpresa, il convegno è stata l’occasione per presentare i risultati di una ricerca sullo stato dell’arte della sostenibilità in Italia, che fornisce un’analisi quantitativa del sentiment dei consumatori nei confronti della sostenibilità a 360° e sulla valutazione della maturità delle aziende italiane nell’integrazione di tali temi nelle rispettive realtà.
Condotta da Havas Pr su un campione di 500 rispondenti rappresentativi della popolazione italiana e 16 imprenditori del panorama industriale italiano, lo studio rileva che gli italiani continuano a prediligere prodotti di alta qualità, ma il prezzo resta un determinante critico: il 92% considera la qualità e l’89% il costo come i principali fattori di acquisto.
Come si legge nel comunicato diffuso al termine dell’evento, la sostenibilità, focalizzata su aspetti ambientali e sociali, è rilevante per l’80% degli intervistati, con particolare attenzione da parte di donne e individui tra i 55 e 64 anni. La presenza di figli accentua l’interesse per qualità, origine e sostenibilità della filiera. Nonostante gli atteggiamenti positivi dichiarati, solo il 28% degli italiani si dichiara ‘molto attento’ alla sostenibilità, mentre il 52% si dichiara ‘abbastanza attento’ al tema, associandolo principalmente al riciclo e alla raccolta differenziata; 1 su 5 (20%) si dichiara indifferente o considera la sostenibilità non rilevante. Il 60% degli intervistati dichiara di non conoscere l’acronimo ESG. Mentre la responsabilità individuale è legata all’ambiente e al riciclo, le aziende sostenibili sono giudicate sia per temi ambientali che sociali. Il 46% degli intervistati considera la tutela dei lavoratori come il principale criterio per un’azienda sostenibile, seguito dal rispetto delle pari opportunità (41%).
I giovani si informano e scelgono marchi sostenibili, mentre il 57% degli italiani è disposto a optare per prodotti sostenibili senza impatti sul portafogli, scendendo al 50% nella fascia 45-54 anni. Per il settore privato, emerge l’importanza della comunicazione trasparente ed efficace. I consumatori, infatti, si informano principalmente attraverso canali diversificati, con il sito ufficiale dell’azienda al primo posto (45%). La comunicazione diventa anche uno strumento di employer branding, con una distribuzione equa tra i generi, le età e le diverse provenienze dei consumatori.
Dall’indagine qualitativa realizzata attraverso interviste agli imprenditori – si legge ancora nel comunicato – è emerso che le imprese italiane integrano la sostenibilità sin dalla fondazione e la considerano una soluzione a lungo termine. Le imprese stanno evolvendo da un approccio “conforme alle normative” a un approccio che utilizza la sostenibilità per differenziarsi sul mercato. La soddisfazione dei dipendenti è prioritaria, con attenzione crescente all’inclusione ed equità. Il welfare, le competenze e il rapporto con le scuole sono temi rilevanti. L’innovazione tecnologica è fondamentale per la transizione green, con un focus sull’economia circolare e l’integrazione dell’Intelligenza Artificiale. La governance della sostenibilità e il passaggio generazionale sono sfide, con solo il 25% delle Pmi che ha una figura dedicata alla sostenibilità.