Abbiamo chiesto alle nostre “sentinelle” cosa ne pensano i territori, ascoltando una voce del sud e una del nord: Michele Lignola, direttore generale dell’Unione Industriali di Napoli, e Mauro Redolfini, direttore generale di Confindustria Mantova.
Quale la situazione dell’economia locale?
Lignola Lo scenario è complesso e continua a suscitare preoccupazioni. Il 2013 è stato il sesto anno consecutivo di recessione per la Campania e le stime di Prometeia indicano un Pil in diminuzione del 2,7% in volume, con un calo cumulato dall’avvio della crisi del 13%. Negli ultimi sei anni la riduzione del Pil è stata del 5% superiore alla media italiana. C’è tuttavia qualche timido segnale di incoraggiamento: molti indicatori hanno smesso di peggiorare e le aziende che esportano tornano a crescere. Si è inoltre ridotta, anche se lievemente, la dipendenza dell’economia regionale dalla domanda pubblica.
Redolfini Mantova non è ovviamente diversa dal resto del Paese. Dall’inizio della crisi complessivamente, nei diversi settori produttivi, si è perso il 10% circa della forza lavoro e l’8% delle aziende manifatturiere. La metà delle imprese associate è però in grado di realizzare prodotti finiti, compensando così il calo degli ordinativi con esportazioni in mercati e Paesi prima non toccati. C’è quindi un effetto bilanciamento. Per il restante 50%, ovvero per le aziende che operano nella sub-fornitura, sul mercato interno o nel comparto dell’edilizia, il problema è più rilevante, con possibilità di recupero oggettivamente più lunghe e difficili. È quindi in questi comparti che si potrebbero avere ulteriori chiusure o riduzioni di attività.
Quali i punti di forza del vostro sistema imprenditoriale?
Lignola Ci sono speranze da coltivare e segnali positivi da riconoscere: non mancano infatti le imprese che, pur in questi anni di crisi, hanno continuato a espandere la produzione, innovare e internazionalizzarsi. Registriamo punte di eccellenza in vari settori, dal sistema moda all’agroalimentare, dallo shipping ai sistemi ferroviari e all’aerospazio, passando per l’automotive e la meccatronica, settori in cui la componente innovazione è fondamentale. Intorno a queste imprese si sono formati poli produttivi e filiere che vantano buone performance. Questo patrimonio di conoscenze, tecnologie e impianti può e deve consolidarsi nonostante la crisi e diseconomie come le difficoltà di accedere al credito, l’eccesso di burocrazia e la carenza di infrastrutture a sostegno delle attività produttive.
Redolfini Sono sostanzialmente due. Il primo, storico, consiste nella presenza sul territorio di ben 47 settori merceologici: dall’automotive all’alimentare, al legno, all’abbigliamento, dalla chimica alla meccanica. La presenza di così tanti settori, con aziende in molti casi leader a livello nazionale ed europeo, ha consentito al Mantovano di avere più forza, più diversificazione e più capacità competitiva. L’altra caratteristica che io ritengo vincente consiste nel fatto che l’imprenditoria locale si basa su imprese nate nel dopoguerra, con imprenditori della terra padana vocati al lavoro, all’impegno e al sacrificio, che hanno saputo costruire la loro azienda restando nei loro territori e investendo tutto nell’azienda, alla quale guardano con orgoglio. Questa capacità e questa cultura sono quindi le risorse più importanti da proteggere attraverso azioni di affiancamento per non lasciare soli gli imprenditori.
Quali invece i settori che presentano maggiori criticità?
Lignola L’edilizia ha scontato un netto calo di attività, in particolare le imprese dipendenti dalla domanda di opere pubbliche. I servizi risentono della riduzione dei consumi. Cresce la disoccupazione, che tocca il 21,5%, mentre i giovani sotto i 34 anni non occupati superano quota 40%. Il tasso di disoccupazione femminile, 23,8%, è il più alto d’Italia. Crescono le difficoltà di rimborso dei prestiti: più di un terzo dei crediti erogati alle piccole imprese e più di un quarto di quelli erogati alle medio-grandi sono classificati in sofferenza. Crescono del 10% in un anno le procedure fallimentari, ormai raddoppiate rispetto al 2008.
Redolfini Come detto, le aziende con un prodotto proprio sono ragionevolmente in condizioni di vantaggio, tant’è che l’export mantovano, così come quello lombardo e nazionale, è cresciuto. Per contro, i settori con maggiori criticità sono quelli che prevedono una lavorazione indiretta e che operano sul mercato interno. Per fare un esempio, tutto il comparto dell’edilizia e dell’arredamento più difficilmente potrà recuperare quel 30% perso dall’inizio della crisi.
Quali interventi sarebbero necessari?
Lignola C’è bisogno di un contesto favorevole allo sviluppo che aiuti chi fa impresa, invece di ostacolarlo come oggi accade. Bisogna rimuovere i vincoli che portano all’eccessiva burocrazia, alla bassa qualità dei servizi pubblici locali e a situazioni di illegalità; dare maggiore efficienza a una rete di infrastrutture affidabili come strade, ferrovie, interporti, aeroporti e porti, vie del mare, grandi reti telematiche, reti energetiche e idriche; valorizzare grandi assi come logistica, energia, ambiente, cultura e turismo avviando progetti di area vasta: penso ad esempio a Pompei, Campi Flegrei, Bagnoli o Napoli Est.
È necessario un vero progetto di sviluppo per il Porto di Napoli, la più grande azienda della città per volume di affari. Occorre nominare il nuovo Presidente dell’Autorità portuale che, commissariata ormai da due anni, sta perdendo competitività a favore di altri scali. L’operazione più urgente da realizzare è il dragaggio dei fondali, per consentire al porto di accogliere le navi moderne di grande stazza, arrestare il calo in corso del traffico container ed evitare un drastico ridimensionamento delle attività.
C’è poi Bagnoli, parte integrante dei Campi Flegrei, assoluta eccellenza tra i giacimenti culturali italiani e con eccezionali potenzialità di sviluppo. Qui più che altrove è opportuna l’integrazione fra cultura, ambiente e turismo. Una efficace collaborazione fra pubblico e privato potrà dare risultati positivi.
È importante infine favorire l’aggregazione fra le imprese: la dimensione è inferiore a quella che impone la moderna competizione, con l’ulteriore vantaggio della riduzione dello squilibrio nei rapporti con il mondo del credito.
Redolfini La crescita economica di un Paese dipende soprattutto dalla politica industriale sotto l’aspetto energetico, infrastrutturale, fiscale, sindacale. Peraltro, come diciamo spesso ai nostri interlocutori, vi sono azioni che possono svilupparsi anche a livello locale per promuovere stimoli all’economia della zona. Penso agli interventi sul territorio, alle opere pubbliche, alle scelte urbanistiche, alle attività che snelliscono le procedure burocratiche degli enti, sino a quelle che possono definire accordi sindacali non necessariamente legati alle crisi e alle ristrutturazioni aziendali.
Vi sono particolari iniziative avviate dalla vostra associazione a sostegno del sistema?
Lignola L’innovazione rafforza la competitività delle imprese e la loro capacità di raggiungere mercati lontani, cogliendo le opportunità della globalizzazione. Per questo stiamo lavorando in maniera proficua a progetti di ricerca e sviluppo con Cnr, Università, incubatori e startup. Sul fronte internazionalizzazione abbiamo in corso un progetto integrato con la nuova Ice, per la promozione del piano Export Sud, e con la Sace, che ha aperto presso la nostra sede un ufficio di assistenza per i servizi finanziari e assicurativi.
Un focus particolare lo merita Pompei: l’Unione Industriali di Napoli ha promosso un progetto di riqualificazione dell’area intorno al parco archeologico per aumentare l’attrattività della zona e incrementare la permanenza media dei visitatori. Abbiamo realizzato uno studio di fattibilità del più grande Cultural Tourism District europeo, che punta a realizzare nell’area infrastrutture, attrattori legati all’entertainment, parchi a tema, grandi alberghi per clientela di alto livello, catene di ristorazione basate sulle specialità del territorio, centri congressi e altri servizi. Un percorso analogo può essere avviato per i Campi Flegrei.
Redolfini Nel nostro piccolo abbiamo cercato di operare per offrire risposte concrete alle criticità delle aziende. Siamo convinti che per affiancare e sostenere un’impresa si debba intervenire aiutandola soprattutto a capire quanto sia importante aggiornare i prodotti e il sistema produttivo. Relazioni con le capacità di ricerca dell’università, per noi rappresentata dalla Fondazione mantovana e dal Politecnico di Milano, favorendo il trasferimento tecnologico per migliorare i prodotti, sono azioni fondamentali per consentire alle aziende di realizzare manufatti capaci di penetrare nel mercato. Una volta migliorato il prodotto e le capacità produttive, restano gli aspetti di carattere commerciale: occorre poter approcciare nuovi mercati, utilizzare nuove logiche per Paesi che hanno caratteristiche culturali, economiche e normative diverse. Per questo abbiamo creato il Team Internazionalizzazione che vede collegati, assieme all’Associazione Industriali, la Camera di Commercio, il Consorzio Mantova Export, l’Agenzia delle Dogane. Va in questa direzione il progetto che abbiamo presentato nell’ambito di Expo 2015 e che ha come obiettivo la promozione delle eccellenze agro-industriali ed agro-alimentari del nostro territorio, leader in Lombardia e in Italia. Sono altresì necessarie azioni che attengano alla capacità finanziaria di sostenere questi progetti. Per questo motivo abbiamo rafforzato le potenzialità dei nostri Confidi, ma abbiamo anche stretto specifici accordi con istituti di credito. Tra le azioni messe in pista, aggiungo il progetto per lo snellimento delle procedure della Pubblica Amministrazione sui temi ambientali.
Parliamo ora della Riforma Pesenti di Confindustria. Quali gli aspetti a suo giudizio più importanti?
Lignola Gli obiettivi della riforma, e cioè qualità dei servizi, efficacia della rappresentanza, snellezza e semplificazione del sistema per una sua maggiore efficienza. Il disegno punta a far evolvere i modelli associativi per garantire razionalizzazione e alleggerimento della governance, valorizzazione delle specificità, nonché radicamento territoriale e settoriale. Per raggiungere tali finalità occorre favorire la maggiore integrazione delle componenti. La Commissione ha svolto un’attenta attività di ascolto nel Sistema e il progetto intende rispondere alle esigenze di una società sempre più dinamica e alla quale occorre dare soluzioni di qualità.
Redolfini Un sistema di rappresentanza e di servizio deve tener conto che il Paese ha assimilato l’ormai improcrastinabile esigenza di realizzare le riforme strutturali. Il processo di riforma Pesenti è quindi necessario e ineludibile. Gli aspetti più innovativi riguardano le regole ben delineate di rappresentanza e di governance del mondo confindustriale. Si tratta di una modalità particolarmente evoluta che dobbiamo non solo progettare, ma anche mettere in campo e realizzare compiutamente secondo le linee ispiratrici del progetto.
Quali quelli dove invece sarebbe stato necessario uno sforzo in più?
Lignola Non credo che allo stato si sarebbe potuto fare di più. Ora è fondamentale tener fermi gli obiettivi e i percorsi fissati per realizzare quanto deliberato e atteso dalle imprese. La riforma deve prendere consistenza in ogni componente del sistema confederale, tutti devono collaborare.
Redolfini Personalmente, essendo il direttore di una territoriale di piccole dimensioni – abbiamo 600 aziende associate con poco più di 26mila occupati su 130mila lavoratori impiegati nella provincia e 420mila abitanti – ritengo che uno sforzo dovrà compiersi sul fronte non solo della governance e della rappresentanza, ma anche su quella parte di attività più concreta che viene sviluppata dal sistema nei confronti delle aziende in termini di prestazioni. Credo che sotto questo aspetto le economie di scala, la valorizzazione delle eccellenze, la capacità di dare risposte omogenee, veloci e qualificate rappresentino un’altra sfida da affrontare per completare il processo di riforma.
Prevede con la sua associazione di aderire nel breve periodo a questo processo?
Lignola Una maggiore snellezza del sistema associativo consentirà allo stesso di offrire un modello di rappresentanza e servizi sempre più autorevole ed efficiente. Occorre allora procedere con determinazione, ma anche con la giusta attenzione alle specificità territoriali e di settore. I livelli di competitività vanno ormai interpretati per territorio e filiera lunga, e questo deve spingere molte associazioni a unirsi. L’Unione Industriali di Napoli, pur essendo l’unica realtà del Mezzogiorno a non avere la stretta necessità di aggregazione in base alla Riforma per far parte del Consiglio generale, avverte comunque la necessità di considerare tutte le iniziative che possano meglio spingerla verso gli obiettivi indicati.
Favorire i processi di aggregazione fra le componenti del Sistema
è uno dei punti nevralgici della Riforma.
Redolfini Valuto positivamente le aggregazioni nel Sistema Confindustria, soprattutto in quei territori a vocazione regionalizzabile e con poche territoriali. Per la nostra realtà, almeno nel breve periodo, non abbiamo in programma operazioni di fusione o di aggregazione. Siamo invece molto più interessati a operazioni di collegamento operativo con altre territoriali o organizzazioni del sistema, nella logica di arricchire il panorama dei servizi qualificati per le aziende.
Con la Riforma nasce il Consiglio delle Rappresentanze regionali e per le Politiche di coesione territoriale. Cosa ne pensa?
Lignola È importante avere uno spazio come questo, in cui i Presidenti regionali possano discutere di temi del proprio territorio e confrontarsi mutuando le buone prassi affermatesi nelle singole regioni. Il Consiglio potrà consentire di trovare insieme strategie unitarie per raccogliere buoni frutti nelle singole aree e rappresentare quel braccio operativo che declina al meglio e fa arrivare sul territorio le scelte di Confindustria.
Redolfini Le riforme istituzionali prevedono a esempio l’aggregazione dei Comuni sotto i 5mila abitanti, il cambio di governance delle Province, ma lasciano in capo alle Regioni tanti poteri di carattere amministrativo e legislativo con effetti sui lavoratori e sulle imprese. Il tema delle rappresentanze regionali è fondamentale. È quindi positivo che in queste riforme siano presenti tali rappresentanze, soprattutto quelle che possono determinare scambi di informazioni e capacità relazionali finalizzati alla coesione territoriale a più vasta scala rispetto ai singoli enti politico-amministrativi.
Tra le novità Confindustria istituisce il Consiglio di indirizzo etico e dei valori associativi. Qual è la sua esperienza su questo fronte?
Lignola Ritengo l’etica e i valori associativi aspetti fondanti del sistema e cardini della vita associativa. Sono connotati che danno credito e autorevolezza alla Confindustria, a tutti i livelli. Un solido impianto etico valoriale è una leva imprescindibile, che aiuta il sistema a sviluppare con efficacia il proprio ruolo nel processo di evoluzione della società. Il Consiglio, al quale potranno partecipare componenti esterni al sistema, ha una preziosa funzione proattiva di costante verifica, evoluzione e aggiornamento delle ambizioni etiche e valoriali dell’associazione.
Redolfini In 27 anni trascorsi in Confindustria nel ruolo di dirigente, non ricordo un caso in cui abbiamo avuto la necessità di ricorrere al Collegio dei Probiviri. È comunque di straordinaria importanza la salvaguardia dei principi etici che ispirano e regolano la vita di un sistema associativo, peraltro ampio e complesso come quello di Confindustria. Se si pretendono da tutte le istituzioni del paese comportamenti corretti ed etici, è evidente che al proprio interno ci si deve organizzare per primi in questa direzione. Altrimenti non saremmo credibili.
Identità, rappresentanza e servizi sono le tre funzioni principali di Confindustria. Alla luce dell’attuale scenario economico del paese, quale ritiene sia la più urgente da rafforzare?
Lignola Sono le funzioni che consentono a Confindustria di declinare compiutamente la nostra mission. Mi appaiono fra loro così fortemente correlate da ritenerle ugualmente importanti.
Redolfini La rappresentanza è senza dubbio la prima che va rafforzata. Questo perché un soggetto come Confindustria, che in Italia rappresenta 154mila imprenditori e relative imprese, deve saper offrire adeguate risposte dialogando con i più alti livelli istituzionali. Mi riferisco all’Unione Europea, le cui norme hanno un’elevata incidenza sulla vita ed in alcuni casi sulla sopravvivenza delle aziende, ma anche al governo che, nel definire le politiche industriali, non può non tener conto delle opinioni e delle disponibilità dei soggetti rappresentati dalle organizzazioni intermedie. A livello locale, identità e servizi sono altre due funzioni che vanno sicuramente presidiate. Soprattutto nella parte dei servizi ritengo sia necessaria un’accorta analisi su quali debba dotarsi Confindustria per garantire alle imprese il necessario supporto. A mio parere, questi dovrebbero riguardare le aree strategiche delle attività aziendali. Mi riferisco in particolare ai mercati e alle loro regole: prodotto e salvaguardia dei marchi, innovazione, capacità di finanziamento, temi ambientali, relazioni industriali e col mondo del lavoro.
Per concludere, come vede il futuro dell’economia locale?
Lignola Molto dipenderà dalla capacità delle istituzioni di procedere rapidamente con interventi adeguati su tre assi di sviluppo che da tempo indichiamo: il rilancio dell’industria manifatturiera, lo sviluppo di logistica e trasporti e la valorizzazione dell’industria turistica e dei giacimenti culturali. Occorre far tornare l’industria al centro dell’economia, naturalmente senza replicare modelli obsoleti dopo la rivoluzione digitale e la globalizzazione dei mercati, ma in un’ottica moderna puntando sull’innovazione e sull’economia della conoscenza. Occorre in particolare sviluppare strutture e servizi di logistica avanzati che, integrati con un’efficiente rete di trasporti, incrementino il valore finale delle merci attraverso l’ottimizzazione delle attività pre e post produzione. E bisogna integrare beni culturali, ambientali e turismo per valorizzare i numerosi giacimenti culturali, fondamentali per Napoli e per il Sud, in modo da imprimere una svolta a un macrosettore dalle enormi potenzialità non ancora sfruttate. Siamo fiduciosi, ma non c’è più tempo da perdere. Bisogna agire. E subito.
Redolfini Con una certa preoccupazione, da una parte, e con ottimismo dall’altra. Con preoccupazione perché permangono oggettive difficoltà per talune aziende. Colgo peraltro una consapevolezza più diffusa sul fatto che lo sviluppo non cala dall’alto, ma è prodotto dalle imprese e dagli imprenditori che creano lavoro e crescita.
Resto un po’ pessimista perché non vedo ancora, a livello nazionale ma anche locale, una politica capace di esprimere buona amministrazione. Per quel che riguarda l’ottimismo, questo mi deriva dalla conoscenza diretta e profonda dei miei associati, determinati a difendere le loro aziende sui mercati.
Nonostante non vi siano ancora segnali che li inducano a non sentirsi isolati, non gettano la spugna. Vedo anche una grande capacità di saper cogliere le opportunità offerte dai mercati, mentre altri imprenditori non mostrano ancora una sufficiente determinazione nella realizzazione di progetti che hanno comunque metabolizzato.