Proseguiamo il viaggio nelle associazioni Confindustria per capire, dalle nostre “sentinelle“ sul territorio, lo stato di salute delle economie locali, tra segnali di speranza e cali di ordinativi, tra ripresa dell’export e riduzione dei consumi. una fotografia di come sta cambiando il sistema produttivo, nella quale si inserisce un’importante trasformazione della nostra confederazione: la riforma pesenti. In questo numero abbiamo ascoltato una voce del nord e una del sud: Cesare Azzali, direttore unione parmense degli industriali, e Nicola Calzolaro, direttore di Confindustria Salerno.
Quale la situazione dell’economia locale?
AZZALI Rispetto alle difficoltà iniziate a fine 2011, nel secondo semestre 2014 l’attività economica della nostra provincia ha mostrato piccoli segnali di ritorno alla crescita. Secondo Unioncamere-Prometeia, il pil della provincia di Parma nel 2014 ha registrato un incremento dello 0,3% in linea con il dato regionale e le attese per il futuro vanno verso un progressivo miglioramento con un + 1,2% nel 2015 e un +1,8% per il 2016. Sono dati che trovano riscontro tra gli imprenditori associati.
Infatti, come rileva il nostro Ufficio Studi, il giudizio portafoglio ordini relativo a questi ultimi mesi evidenzia per l’industria un saldo positivo che migliora, passando in sei mesi dal +7% al +16%.
In generale, il sentimento di fiducia tra gli imprenditori che hanno risposto all’indagine risulta ai massimi livelli rispetto agli ultimi anni, trainato dal successo delle produzioni parmensi sui mercati internazionali. Vi sono anche timidi segnali di ripresa dell’occupazione: dopo sette semestri, il saldo giudizi relativo alle previsioni per l’occupazione è tornato positivo.
CALZOLARO Registriamo timidi segnali di ripresa. Il sentiment tra i nostri imprenditori indica, in alcuni settori, un arresto della caduta di ordini e fatturato, una prospettiva di ampliamento dei mercati esteri, una percezione sostanzialmente positiva rispetto agli anni bui della crisi.
Secondo le rilevazioni del nostro Ufficio Relazioni Industriali il ricorso agli ammortizzatori sociali cui assistiamo ormai da diversi anni si mantiene ancora su ritmi sostenuti, ma con qualche accenno di diminuzione rispetto allo scorso anno. Emerge, infatti, una tendenziale diminuzione del ricorso alla Cigo tra i primi cinque mesi del 2015 rispetto ad analogo periodo del 2014. Per quel che riguarda la Cigs si evince un trend in leggera diminuzione del ricorso allo strumento straordinario.
Quali i punti di forza del vostro sistema imprenditoriale?
AZZALI Parma vanta una consolidata tradizione di produzioni alimentari di qualità elevata, molte delle quali Dop, che affondano le radici nel tempo ed hanno saputo innovarsi nel rispetto delle proprie peculiarità e della propria origine. Sono queste stesse produzioni che i mercati internazionali apprezzano.
Non solo: il settore alimentare è il primo a livello provinciale per fatturato estero, ma la percentuale di produzione destinata all’esportazione è ancora bassa.
Esistono quindi grandi potenzialità di crescita internazionale. In termini di vocazione all’export e di straordinaria capacità innovativa, al settore alimentare si affiancano poi quello dell’impiantistica e della chimica-farmaceutica, con tante realtà che, al di là della dimensione, sono conosciute in ogni parte del mondo.
CALZOLARO Il settore agro-alimentare è sicuramente un fiore all’occhiello del nostro sistema economico, attraverso la produzione delle conserve di pomodoro, della mozzarella di bufala e delle tante eccellenze del territorio. Anche la meccanica di precisione e il settore della plastica fanno registrare ottime performance sia sui mercati nazionali che internazionali.
Un altro comparto trainante è sicuramente il turismo: la costiera Amalfitana richiama turisti da tutto il mondo, Paestum è una meta di interesse storico culturale riconosciuto e la stessa città di Salerno, negli anni, è divenuta meta dei flussi turistici nazionali. A ciò si aggiunga la presenza di uno scalo portuale che registra ottime performance sia per lo scalo merci che passeggeri.
Quali invece i settori che presentano maggiori criticità?
AZZALI La situazione presenta una forte eterogeneità, sia tra settori diversi che all’interno di uno stesso settore. In generale però a soffrire di più sono le aziende che non hanno saputo esprimere capacità innovativa, così come quelle legate al mercato domestico che stenta a ripartire.
Tra queste, il settore delle costruzioni è quello che, anche a Parma, ha pagato il prezzo più alto per la crisi iniziata nel 2007, trascinando con sé i settori collegati, quali i materiali per l’edilizia e il settore del legno-arredo. Il 2014 sembra mostrare un’inversione di tendenza; le compravendite di immobili ad uso abitativo sono cresciute del 5% rispetto al 2013, ma è ancora difficile comprendere se si tratta di un dato temporaneo o se si può parlare di ripresa del settore.
CALZOLARO Tutti i settori hanno risentito in maniera trasversale della crisi. Alcuni hanno trasformato la crisi in opportunità, rafforzando la loro presenza sui mercati internazionali. Molti hanno investito in ricerca ed innovazione concentrando gli sforzi sul perfezionamento di un nuovo processo, un prodotto e una nuova forma di organizzazione. Probabilmente il comparto che oggi ha più difficoltà a ripartire è il settore delle costruzioni, oltre ai comparti che, per la peculiarità della loro attività, interagiscono con il sistema pubblico.
Quali interventi sarebbero necessari?
AZZALI Un tema sicuramente decisivo per lo sviluppo economico di Parma è costituito dal completamento di alcune dotazioni infrastrutturali che risultano ampiamente in ritardo rispetto all’epoca in cui sono state individuate come motore della crescita del territorio.
La prima in ordine di importanza è la realizzazione della TI-BRE; subito dopo vengono il completamento dell’adeguamento della linea ferroviaria pontremolese, la realizzazione di un collegamento, attraverso una metropolitana di superficie sfruttando le linee ferroviarie già esistenti, tra le Fiere di Parma, l’Aeroporto Giuseppe Verdi e la stazione medio padana e, infine, la realizzazione di un intervento che renda navigabile il Po.
CALZOLARO Condividiamo le priorità individuate da Confindustria. Anche noi, a livello locale, abbiamo ribadito più volte l’insostenibilità della pressione fiscale: la Campania ad esempio è una delle Regioni con l’aliquota Irap più alta. Poi c’è la scure della burocrazia che paralizza le aziende, la lentezza della giustizia amministrativa che ostacola l’iniziativa imprenditoriale. Ma, al di là del solito “cahier de doléances“, riteniamo necessario un cambio di mentalità: non chiediamo interventi per le imprese ma interventi con le imprese, in un’ottica che, rispettosa del ruolo delle parti, inauguri una stagione collaborativa tra aziende ed istituzioni.
Vi sono particolari iniziative avviate dalla vostra associazione a sostegno del Sistema?
AZZALI L’Associazione ha recentemente deliberato un investimento di 5 milioni di euro per la ricapitalizzazione della società di gestione dell’Aeroporto Giuseppe Verdi, infrastruttura ritenuta strategica dagli imprenditori.
L’Unione ha contribuito a far nascere il polo fieristico di Parma e ne continua a sostenere l’attività. Fin dalla sua fondazione poi, sostiene il Collegio europeo di Parma nella sua azione formativa post-universitaria di giovani provenienti da tutto il mondo.
Più di recente, ha promosso e coordinato un tavolo che rappresenta l’intero sistema istituzionale e produttivo parmense ed ha l’obiettivo di promuovere l’immagine di Parma nei confronti delle delegazioni straniere presenti a Expo Milano 2015.
CALZOLARO Sul versante del credito, siamo stati la prima Associazione del Mezzogiorno a lanciare un bond di territorio, un prestito obbligazionario dal valore di 7,5 milioni di euro, la cui liquidità è stata interamente destinata alle aziende nostre iscritte. Sono stati così finanziati investimenti nei settori alimentare, packaging, edile, imballaggi flessibili, automotive, impianti industriali.
Abbiamo anche puntato molto sull’internazionalizzazione, organizzando momenti formativi che hanno avuto un ottimo riscontro in termini di partecipazione degli associati, oltre a numerosi B2B realizzati per i singoli comparti con gli operatori commerciali dei mercati di maggiore riferimento per ogni settore.
In tema di relazioni industriali, poi, abbiamo avviato un percorso di confronto con le organizzazioni sindacali provinciali finalizzato ad individuare dei punti di contatto sul tema della contrattazione di II livello.
Parliamo ora della Riforma di Confindustria. Quali sono gli aspetti a suo giudizio più importanti?
AZZALI L’aspetto sicuramente più rilevante della Riforma confindustriale è costituito dallo sforzo che è stato attuato per adeguare il sistema della rappresentanza e dei servizi ai mutamenti istituzionali in atto e per adeguare la capacità di risposta delle associazioni al cambiamento, peraltro sempre in corso, delle esigenze e delle aspettative che sono proprie delle aziende associate.
CALZOLARO La riforma è un tentativo di dare una risposta ai mutamenti in atto al fine di avere un’organizzazione snella, dinamica, capace di rappresentare in maniera adeguata gli interessi imprenditoriali, fornendo al contempo i servizi alle aziende per supportarle nella crescita.
Quali quelli dove invece sarebbe stato necessario uno sforzo in più?
AZZALI Credo che un aspetto su cui sarebbe stato utile un maggiore approfondimento sia quello di dare all’organizzazione interna di Confindustria un assetto in grado di rafforzare la capacità delle diverse articolazioni centrali dell’organizzazione di fornire supporto operativo alle attività delle territoriali e delle categorie, rafforzando quindi la dotazione organica e di competenza dei servizi di Confindustria.
CALZOLARO Un’organizzazione grande e complessa come la nostra deve avere sempre presente le differenze territoriali oltre a considerare che l’ossatura del nostro sistema è costituita essenzialmente da piccole e medie imprese.
Favorire i processi di aggregazione fra le componenti del Sistema è uno dei punti nevralgici della Riforma. Prevede con la sua associazione di aderire nel breve periodo a questo processo?
AZZALI Premesso che l’adesione al processo di aggregazione favorito dalla Riforma è competenza esclusiva degli imprenditori associati, mi pare di poter cogliere grande interesse nella base associativa dettato dalla prospettiva di un rafforzamento della capacità di rappresentanza e di servizio mediante il rafforzamento delle relazioni esistenti fra le diverse associazioni, sia territoriali che di categoria, con evidente priorità per quelle più vicine.
Quanto ad una più stretta integrazione, anche istituzionale, con altre associazioni, il percorso deciso dal nostro Consiglio direttivo è quello di una costruzione dal basso, ampiamente condivisa dagli associati, di modalità organizzative che possano salvaguardare l’identità e la capacità di rappresentanza e servizio delle singole associazioni – che proprio dal loro radicamento sul territorio traggono il principale punto di forza, nel rapporto costante e realmente utile con le aziende associate – e nel contempo individuino la dimensione ottimale di rappresentanza e di servizio legata ai cambiamenti del mercato e che risulterà necessaria per adeguarsi ai mutamenti istituzionali ancora in atto.
CALZOLARO La nostra Associazione, in Campania, è stata la prima a proporre un’aggregazione, ma poi questo discorso si è intrecciato con il rinnovo della presidenza di Confindustria Campania. Il nostro auspicio, una volta rinnovati gli organi, è che nei tempi e nei modi più opportuni, si possa riprendere il discorso aggregativo.
Con la Riforma nasce il Consiglio delle Rappresentanze regionali e per le Politiche di coesione territoriale. Cosa ne pensa?
AZZALI Credo che la dimensione regionale possa e debba essere presidiata con grande attenzione.
Vi è infatti la necessità di favorire politiche che sappiano integrare le singole visioni regionali, realizzando quell’uniformità di approccio ai problemi e di formulazione di norme e procedure il più possibile standardizzabili, che è una delle principali esigenze delle aziende che operano nei diversi ambiti regionali.
Occorre evitare il rischio che si riproduca l’esperienza per cui ciò che è legge su un lato di un fiume non lo sia dall’altra sponda, o ciò che viene richiesto su un versante dell’Appennino venga richiesto in un modo diverso nell’altro versante.
Credo pertanto che l’operatività del Comitato potrà essere molto utile per favorire un processo di approccio e crescita uniforme delle condizioni operative ed istituzionali con cui le aziende sono chiamate a confrontarsi.
CALZOLARO Credo che l’ampio dibattito che su questo tema ha preceduto l’approvazione della Riforma contenga tutti gli elementi di valutazione e riflessione in merito.
Tra le novità Confindustria istituisce il Consiglio di indirizzo etico e dei valori associativi. Qual è la sua esperienza su questo fronte?AZZALI È necessaria una premessa: l’etica dei comportamenti nasce nella coscienza dei singoli e non credo sia utile moltiplicare le sovrastrutture che si attribuiscono il compito di determinare dall’alto o di sostituirsi alla responsabile libertà di scelta sul modo di partecipare all’ethos, tempo per tempo ritenuto più adeguato dalla maggioranza dei componenti di una comunità in questo caso fondata su interessi economico-aziendali condivisi. Ciò premesso, credo che questo Consiglio potrà svolgere un’utile funzione di analisi, orientamento e supporto alla funzione di indirizzo, anche etico, per il raggiungimento dell’obiettivo di fare bene impresa, inteso in tutte le sue molteplici e ben note implicazioni.
CALZOLARO La nostra territoriale annovera il “Club delle Imprese Etiche”, un raggruppamento di aziende che possiedono la cosiddetta certificazione etica o che, semplicemente, vantano ”buone pratiche” in materia di responsabilità sociale d’impresa. Proprio a luglio ospiteremo una tappa del Road Show territoriale del Gruppo tematico Cultura di Confindustria in cui evidenzieremo come l’etica possa divenire addirittura un fattore di competitività per le aziende.
Identità, rappresentanza e servizi sono le tre funzioni principali di Confindustria. Alla luce dell’attuale scenario economico del paese, quale ritiene sia la più urgente da rafforzare?
AZZALI Credo che la necessità sia quella di rafforzare contemporaneamente ed in modo equilibrato e realistico tutte e tre le funzioni. Solo in questo modo Confindustria potrà continuare a svolgere, e auspicabilmente rafforzare e accrescere, il proprio ruolo di rappresentanza degli interessi delle aziende e delle necessità degli imprenditori, mantenendo il suo ruolo di forte capacità di rappresentazione e stimolo a che nel paese aumenti la consapevolezza della centralità degli imprenditori e delle aziende nella creazione del benessere. È questa, infatti, la condizione da cui ogni comunità non può prescindere, per gli effetti che genera sulla possibilità di realizzare, mantenere e accrescere le libertà civili, culturali e politiche.
CALZOLARO Indubbiamente viviamo un periodo di crisi della rappresentanza. Sono in molti a pensare che sia venuta meno la funzione dei corpi intermedi che, invece, rivestono un ruolo fondamentale. La rappresentanza è fortemente legata all’identità di un’organizzazione. Ad esse vanno affiancati i servizi in quanto le aziende, soprattutto le piccole e medie, oltre a necessitare di una forte rappresentanza dei loro interessi hanno bisogno di un supporto costante in termini di assistenza e informazioni.
Per concludere, come vede il futuro dell’economia locale?
AZZALI Devo, voglio e soprattutto posso essere ottimista sul futuro dell’economia di Parma.
In questi anni non sono mancati, e ancora sono presenti, fattori di rallentamento e indebolimento dell’attività delle aziende. Tuttavia, negli anni precedenti e anche in questo momento, gli imprenditori hanno manifestato la ferma determinazione e la convinta volontà di reagire a questa fase di stagnazione e di crisi con rinnovato impegno, nuovi investimenti e nuove idee.
Da tutto questo, sono certo che la nostra economia, che fortunatamente già registra segnali incoraggianti di ripresa, potrà imboccare presto la via della crescita.
CALZOLARO Il nostro territorio è abituato a combattere e “risalire la china”. Storicamente abbiamo vissuto momenti difficili che, con ingegno e determinazione, abbiamo superato.
Credo che il peggio della crisi sia oramai alle spalle: gli imprenditori hanno saputo cogliere le opportunità offerte dai mercati esteri, hanno investito in innovazione, si sono messi in rete e hanno scelto di rimanere qui e non abbandonare il nostro territorio.
Sono tutti segnali importanti.