L’incontro è stato occasione per approfondire un tema caro a Piccola Industria e che ha portato al recepimento nell’Investment Compact della figura delle pmi innovative, imprese che hanno i requisiti per poter competere e vincere nel mondo.
Al riguardo si è avuto il contributo di Federico Visconti, da poco nominato ordinario di strategia aziendale dell’Università Liuc di Castellanza, che ha presentato i risultati dell’Osservatorio sulla competitività delle Pmi della Sda Bocconi da lui coordinato. Si tratta di un osservatorio che ha analizzato, tra il 2008 e il 2013, i bilanci delle aziende dai 5 ai 50 milioni di euro di fatturato, circa 45.000 italiane che rappresentano il 5,7% del totale, occupano 2.317 milioni di addetti ma che riescono a produrre il 37,7% del pil. Sono prevalentemente di piccola dimensione: il 53,7% ha un fatturato tra i 5 e i 10 milioni di euro e il 34,6% tra i 10 e i 25 milioni; solo l’11,7% supera i 25 milioni di euro. Nel corso dell’incontro è emerso che il 2013 è stato finalmente un anno di ripresa e in questa fase la dimensione aziendale non risulta rilevante. In un contesto di crescita irregolare sono state infatti proprio le imprese più piccole a reagire meglio alla crisi e a riprendendersi anche più velocemente. Al crescere della dimensione aziendale vi è infatti una minor redditività degli investimenti, accompagnata comunque da un aumento della redditività delle vendite e della solidità patrimoniale.
Funzionale alla crescita è la struttura proprietaria: l’osservatorio evidenzia infatti come la condizione ottimale per crescere sia un’equilibrio tra frammentazione e concentrazione. In Italia. il 60% delle pmi rimane caratterizzato da una proprietà molto concentrata (un singolo azionista detiene un controllo diretto superiore al 50%) e, se queste aziende sono cresciute di più fino al 2011, hanno poi rallentato rispetto alle altre.
Tra le imprese analizzate esiste un sottoinsieme definito come “Pmi di successo”, che si distingue per una solidità finanziaria superiore alla media. Nel dettaglio, hanno registrato un tasso di crescita dell’8,2% rispetto al 3,1% delle altre, sono caratterizzate da una redditività significtiva: il loro Roi medio è risultato del 15,7% rispetto al 7,2% delle altre.
Ma sono ancora poche e si tratta di aziende con meno di 25 milioni di fatturato, localizzate nel Nord Italia e con un età che va dai 10 ai 50 anni.
Rappresentano un potenziale di sviluppo per l’intero paese che deve essere imitato dalle altre imprese e diventare sempre più ampio.
A tal proposito, Visconti ha sottolineato che “risulta necessario accettare una logica selettiva. Occorre perciò iniziare a mettere in discussione alcuni modi di fare impresa e sopratutto prendere spunto dalle eccellenze.”
Per questo il dibattito che ha concluso l’evento si è focalizzato sulle possibili misure da introdurre per poter contare su un sistema produttivo composto da molte più imprese di successo, che diventino campioni su cui contare per trainare la ripresa italiana.
“La staticità attuale è il vero momento di difficoltà – ha commentato il presidente di Piccola Industria Alberto Baban – e sta a noi impegnarci in prima linea. Circa il 69% del pil italiano è fatto da pmi, e sono queste, siamo noi, a doverci attivare. Chi può far bene, deve crederci, divenire capo filiera e trainare la ripresa.”