In questi giorni, mentre l’attenzione mediatica converge sul Parlamento europeo per le audizioni dei commissari designati, i funzionari della Commissione stanno già lavorando a quella che si annuncia come una delle iniziative più importanti dei prossimi cinque anni: il Clean Industrial Deal.
Non è chiaro però di cosa si tratti. A luglio la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è presentata di fronte al nuovo Europarlamento per essere riconfermata alla guida dell’esecutivo Ue, affermando che le priorità della prossima legislatura saranno la prosperità e la competitività dell’Europa.
A coronamento di questo rinnovato impegno nei confronti dei temi economici, l’ex ministra tedesca della difesa ha nominato per la prima volta il Clean Industrial Deal, un piano ad ampio raggio da proporre entro i primi cento giorni del suo mandato e che, nelle sue parole, “incanalerà gli investimenti nelle infrastrutture e nell’industria, in particolare nei settori ad alta intensità energetica. Ciò contribuirà a creare mercati guida in tutti i settori, dall’acciaio pulito alla tecnologia pulita, e accelererà la pianificazione, le gare d’appalto e le autorizzazioni”.
Tuttavia, da allora non sono arrivate altre informazioni significative su quale forma prenderà il Clean Industrial Deal. L’impressione è che dovrebbe trattarsi di una “comunicazione cappello”, ossia un’iniziativa ad ampio respiro che abbraccia diversi ambiti. In tal senso, una delle attese più grandi è se riprenderà, almeno in parte, le indicazioni del report di Mario Draghi rispetto al fabbisogno aggiuntivo di risorse per gli investimenti pubblici e privati, quantificato in 800 miliardi di euro.
Al momento, ciò che si sa è che se ne occuperà la vice presidente esecutiva designata per una Transizione pulita, giusta e competitiva, la spagnola Teresa Ribera Rodríguez, in coordinamento con il vice presidente esecutivo per la Prosperità e la strategia industriale, il francese Stéphane Séjourné.
Ad ogni modo, non dovrebbe mancare molto. Se tutti i commissari designati passeranno indenni le audizioni dell’Eurocamera, la nuova Commissione entrerà in funzione a dicembre. In caso contrario, lo stallo dovuto ad eventuali bocciature non dovrebbe essere prolungato e la legislatura dovrebbe iniziare ufficialmente a gennaio o al più tardi a febbraio. Inoltre, secondo le indiscrezioni, il Clean Industrial Deal potrebbe essere rivelato già nel primo mese del secondo mandato della presidente von der Leyen, ossia potenzialmente tra la fine e l’inizio dell’anno.
Nell’attesa, tra i provvedimenti auspicati da Confindustria al suo interno, c’è quello di una forte semplificazione e una better regulation, al fine di migliorare le valutazioni d’impatto e intervenire pesantemente sulla riduzione degli oneri burocratici, soprattutto per le Pmi, e sulle autorizzazioni industriali (permitting). Trattandosi di riforme a costo zero, sarebbero un primo segnale forte che da ora la Commissione intende operare più efficacemente a favore delle imprese.
Dopodiché un’accelerazione sugli IPCEI (Importanti progetti di interesse comune europeo), per iniziare fin da subito a sbloccare fondi sui progetti strategici europei e lo sviluppo delle tecnologie innovative fondamentali per la doppia transizione e la competitività industriale.
Infine, interventi decisi sul tema dell’energia, con un’attenzione particolare al nucleare e ai reattori modulari di nuova generazione, confermerebbero la volontà dell’esecutivo europeo di risolvere alcuni dei nodi cruciali che frenano la crescita del Vecchio continente.