Il percorso di crescita della Adragna Pet Food, azienda di Alcamo in provincia di Trapani, testimonia come l’internazionalizzazione possa rappresentare per le piccole e medie imprese italiane un’importante opportunità di sviluppo. Soprattutto quando a strategie commerciali efficaci si unisce la capacità di valorizzare la forza del made in Italy.
Ripercorriamo la vostra storia. Come e perché avete deciso di aprirvi ai mercati esteri?
Siamo partiti con la produzione di alimenti per animali da allevamento. Alla fine degli anni ’90, su intuizione di mio padre, abbiamo deciso di diversificare l’attività rivolgendoci al mercato degli animali da compagnia. L’attività di export è iniziata meno di dieci anni fa, nel 2009, con la partecipazione alle principali fiere del settore che si svolgono in Italia e in Germania.
In questo modo siamo entrati in contatto con potenziali clienti in Europa e nel mondo, ma soprattutto abbiamo potuto constatare che essere un’azienda italiana che utilizza unicamente materie prime italiane rappresentava un plus, una marcia in più rispetto ai concorrenti del settore.
Oggi, con quattro linee di prodotto, esportiamo in 38 nazioni in Europa e nel mondo. Siamo presenti in Medio Oriente e in Asia nei paesi del Nord e Centro Africa e in Oceania. Nel 2016 le esportazioni hanno rappresentato circa il 40% del nostro fatturato, che dal 2009 ad oggi è cresciuto di oltre il 25%.
Quindi l’italianità è stato un fattore importante.
Proprio così. La reputation che l’Italia ha avuto e continua ad avere nell’alimentare, così come negli altri settori del made in Italy, vale anche per il pet food che pure non rientra nella tradizione manifatturiera nazionale. La produzione di questi alimenti a livello industriale nasce, infatti, negli Stati Uniti. La nostra filosofia aziendale prevede, da sempre, l’utilizzo delle migliori materie prime reperibili sul mercato locale e nazionale e delle tecnologie produttive più avanzate per assicurare ai nostri prodotti genuinità, alta qualità e sicurezza, nel rispetto dell’ambiente e degli animali.
Per questo abbiamo anche scelto di non usare additivi sintetici come i conservanti e di seguire una logica “cruelty free” per cui non prevediamo sperimentazioni sugli animali. Grazie agli investimenti per il miglioramento continuo di prodotti e processi, già dal 2001 abbiamo ottenuto la certificazione europea Uni En Iso 9001 e siamo stati tra i primi in Italia ad aver conseguito anche la certificazione di qualità ambientale Uni En Iso 14001, alla quale si è aggiunta lo scorso anno quella relativa alla sicurezza alimentare, la Uni En Iso 22000.
Che cosa vi ha aiutato in questo percorso?
L’evoluzione delle tecnologie dell’informazione consente anche ad un’azienda di piccole dimensioni come la nostra di poter operare su mercati molto lontani, cosa impensabile in fondo fino a pochi anni fa. Poter dialogare in tempo reale con i nostri clienti in ogni parte del mondo è stato per noi fondamentale, come lo è stato l’impegno a migliorare la nostra capacità di comunicare quelle che sono, da sempre, le nostre peculiarità e le nostre scelte nutrizionali e produttive. A partire dal packaging, che rappresenta il primo punto di contatto con il cliente.
Altro fattore determinante della nostra crescita è stata la disponibilità di risorse umane in grado di seguire i processi di sviluppo, sia in termini commerciali che produttivi. Abbiamo poi collaborazioni con esperti nutrizionisti e con il mondo accademico.
Quanto pesa il gap infrastrutturale per un’azienda che opera in Sicilia?
Il deficit infrastrutturale dell’Italia, e in modo particolare del Sud, è un ostacolo difficile da superare e, quando ciò avviene, a essere penalizzata è la marginalità aziendale, che significa minori possibilità di investimenti e di ricerca ed innovazione. Il fatto di aver puntato su prodotti di alta qualità ha però consentito e ci consente di competere con i nostri concorrenti anche sui mercati internazionali. Anche la mancanza di risorse umane adeguatamente formate può essere un ostacolo per le piccole imprese nell’avvio di processi virtuosi di crescita ed innovazione.
Lei è alla guida della Piccola Industria di Trapani. Qual è per lei il valore dell’esperienza associativa ?
Un valore importante è la contaminazione di idee e soluzioni, la possibilità di poter conoscere e fare tesoro anche dell’esperienza di chi opera in altri settori. È questo un modo per avere una visione più ampia delle dinamiche e delle prospettive di mercato e aprirsi all’innovazione e l’internazionalizzazione, cogliendo le opportunità dei grandi cambiamenti che abbiamo di fronte.