La Repubblica Federale della Nigeria, con oltre 216 milioni di abitanti, è entrata nella terza decade di democrazia continua, è la prima economia dell’Africa e un mercato in forte crescita. Nella regione dell’Africa sub-sahariana, è il secondo partner commerciale dell’Italia nel continente africano. Secondo le proiezioni dell’Onu la popolazione, in notevole e costante aumento, raggiungerà i 400 milioni di abitanti entro il 2050.
Di questi temi e delle opportunità di sviluppo che questo paese offre alle imprese si è parlato la scorsa settimana, nel corso dell’evento organizzato da Confindustria Assafrica & Mediterraneo, in collaborazione con l’Ambasciata della Nigeria in Italia e il supporto di Andersen in Italy (nella foto in alto).
Negli ultimi cinque anni, il paese ha registrato un enorme sviluppo della tecnologia, delle telecomunicazioni e dell’ambiente digitale, dell’e-commerce e delle startup, attirando investimenti esteri significativi. La Nigeria ha firmato diversi accordi ed è membro di organizzazioni internazionali, siglando l’appartenenza alla Wto nel 1995 e l’accordo generale sulle tariffe e il commercio Gatt nel 1960. Come membro dell’Opec, è il più grande produttore di petrolio nel continente africano e l’undicesimo nel mondo.
Il paese vuole superare l’eccessiva dipendenza dal settore petrolifero e ha svariati settori promettenti per la diversificazione. Per questo motivo, in particolare le Pmi italiane hanno opportunità di creare proficue alleanze con aziende nigeriane e sviluppare progetti negli ambiti più in crescita: fintech, agritech, energie rinnovabili, trasformazione agroalimentare e food security, pesca e silvicoltura, trasformazione delle pelli e dei prodotti minerari. L’incremento demografico richiederà inoltre investimenti nell’education e nell’healthcare. Ci sono altresì numerose infrastrutture civili da sviluppare, soprattutto quelle per l’industria, la logistica e per i trasporti. Lo stato federale ha un piano per la produzione di 30 GW di elettricità sostenibile entro il 2030, di cui il 30% da fonti rinnovabili. Il 43% della popolazione non ha accesso alla rete elettrica e questo crea immense opportunità per soluzioni off-grid.
Investimenti e partnership in Nigeria vanno comunque ponderate dopo un’attenta analisi del sistema paese. La Nigeria occupa la sesta categoria – invariata negli ultimi tre anni – su sette nella valutazione del rischio della Ocse (dati di luglio 2022). Le aspettative di crescita dell’economia sono in media del 3,2% tra il 2022-2024, ma ci sono rischi dovuti a un’ulteriore contrazione della produzione petrolifera che può aumentare l’insicurezza. La scarsità di valuta estera e una minore liquidità possono incidere sull’attività in altri settori economici e limitare la stabilità macroeconomica generale. L’incertezza è anche accompagnata da un’inflazione in aumento, oltre alle pressioni fiscali e di debito.
La Banca Mondiale ha stanziato un investimento di 12,2 miliardi di dollari firmando il Country Partnership Framework (CPF) dal 2021-2024 per sostenere il paese nel consolidare il proprio sviluppo. Nonostante i notevoli passi avanti nel modernizzare e digitalizzare il sistema informatico del paese, restano criticità e complessità burocratiche nella risoluzione di controversie e nel recupero crediti, nella gestione dell’import/export e nell’assolvimento degli adempimenti fiscali.
Giova tuttavia ricordare come la Nigeria abbia istituito 25 zone franche attive (FTZ) all’interno delle quali si può operare con numerose agevolazioni fiscali, importazioni duty free ed esenzioni dai regolamenti sui cambi. Importante anche l’adesione all’African Continental Free Trade Area (AfCFTA), l’accordo commerciale più esteso del mondo che unisce 55 stati dell’Unione Africana e otto Comunità Regionali Economiche. L’AfCFTA si propone di creare un unico mercato continentale con una popolazione di circa 1,3 miliardi di persone e un Pil complessivo di quasi 3,4 trilioni di dollari.
Scopo dell’AfCFTA è quello di eliminare progressivamente le barriere commerciali per dare una grande spinta al mercato interno, soprattutto dei prodotti valorizzati localmente. Si svilupperanno le catene del valore regionali che agevoleranno gli investimenti industriali, facendo crescere economia e posti lavoro. Ad oggi, 44 dei 54 paesi firmatari (cioè l’81,5%) hanno depositato gli strumenti per la ratifica dell’accordo. Nonostante un’adesione tardiva, la Nigeria si sta attivando fattivamente per attuare le politiche necessarie all’implementazione dell’AfCFTA.
Durante la seconda edizione dell’African Sub-sovereign Governments Network (AfSNET), tenutasi ad Abuja il 30 settembre di quest’anno, il presidente della Repubblica Federale della Nigeria Muhammadu Buhari ha auspicato un’accelerazione nell’attivazione dell’accordo, sottolineando la priorità dell’iniziativa panafricana come la più strategica per raggiungere lo sviluppo sostenibile e inclusivo del continente.
(L’autore è coordinatore del progetto The Bridge Africa-Europe)
Nota:
Il progetto Andersen “The Bridge Africa-Europe” mette a disposizione i propri professionisti in Africa e in Europa per supportare le aziende nello sviluppo di un business sostenibile e nella conoscenza dei quadri normativi legali, fiscali e finanziari dei mercati esteri permettendogli di muoversi in sicurezza in molteplici mercati.