“Quando abbiamo capito le immense potenzialità di Tecnobus siamo rimasti parecchio sorpresi anche noi. Una sorta di pepita d’oro sotto la cenere”, spiega Paolo Marini (nella foto in alto), amministratore unico dell’azienda di base a Frosinone. “Credo possa essere definita in questo modo una realtà industriale capace di produrre un piccolo bus elettrico, il Gulliver, avanti di trent’anni rispetto alla concorrenza, e invece fermatasi nel 2013 anche a causa di problemi di governance interna”. Un’acquisizione, portata a termine pochi giorni prima del Natale 2021, in grado di dare ulteriore linfa all’Icap Group guidato da Marini, che ha deciso di investire sul futuro dell’impresa ciociara intuendone da subito il valore nascosto.
“È stato un professore universitario a parlarmi per la prima volta ed entusiasticamente di Tecnobus e del suo prodotto di punta, quel Gulliver che, prima dello stop produttivo, aveva conquistato il mercato non solo italiano – sottolinea Marini –. Dalle isole ai parchi ecologici passando per le grandi città, di questo innovativo mezzo elettrico erano stati venduti 550 esemplari contro i soli 30 degli ultimi anni. Sfrutta batterie al ‘sale’, tecnologia sviluppata in passato pure da grandi multinazionali dell’automotive, ma poi abbandonata perché questo tipo di batterie, delle misure di 1,70x70x70, risultavano troppo ingombranti per poter essere sistemate in una macchina”.
“A Roma – prosegue Marini – di Gulliver ne girano quasi una trentina nel centro storico, mentre siamo presenti pure a Creta e in Portogallo. Comunque chi ha maggiormente apprezzato i servizi offerti da questo minibus è sicuramente il comune di Firenze: dalla prima fornitura del 1994 hanno rinnovato almeno quattro volte la porzione di parco macchine costituita dal nostro mezzo”.
Un veicolo, il Gulliver, che può vantare un’altra caratteristica tecnica fondamentale per un bus elettrico richiesto e usato in 47 città d’Europa oltre che da paesi del Medio Oriente. “La batteria di cui è dotato il prodotto di punta di Tecnobus è intercambiabile: in circa tre minuti può essere sostituita e si può ripartire immediatamente – conferma Marini –. In altre parole, con un mezzo e due batterie al seguito si viaggia tranquillamente per 24 ore su 24, con in più la sicurezza che non possono prendere fuoco perché non altamente infiammabili come quelle al litio”.
Una produzione al tempo artigianale, che ora deve essere necessariamente sostituita con un approccio più tecnologico all’interno degli stabilimenti di Frosinone. “Il progetto poggia sulla volontà di inserire linee di produzione che seguano modelli all’avanguardia. Sono state pianificate quattro linee di questo genere e il passo precedente riguarderà la ricerca di uno stabilimento più grande da individuare nelle vicinanze dell’attuale, spazio assolutamente necessario per raggiungere i 500 mezzi annui che ci siamo ripromessi di costruire nel futuro prossimo”.
Si tratta di prospettive di crescita estremamente interessanti, capaci di mettere in moto dinamiche non banali all’interno del mondo Tecnobus. Scelte lavorative non certo usuali, soprattutto considerando il periodo storico di difficile lettura e con poche sicurezze che stiamo vivendo. “È successo anche che ex dipendenti andati a lavorare altrove a causa della crisi in cui si era trovata l’azienda abbiano deciso di tornare. Più d’uno lasciando impieghi a tempo indeterminato per proseguire sulla strada che avevano forzatamente dovuto lasciare. Un aspetto che ci ha dato ancora maggiore spinta per andare avanti nel riorganizzare la produzione e poter così pianificare il ritorno sul mercato, con una prima uscita ufficiale che ha avuto luogo un paio di settimane fa alla Next Mobility Exibition di Milano”, chiarisce l’amministratore unico dell’azienda frusinate.
Da quel primo mezzo venduto nel 1988 al Forte Village in Sardegna, un ibrido tra una golf car e un veicolo aperto, di acqua sotto i ponti ne è passata moltissima. Un fluire di successo che si era però interrotto bruscamente, prima dell’intuizione industriale in grado di far riprendere corpo agli obiettivi di una Pmi dalle notevoli potenzialità. “Quasi tutte le università italiane conoscevano la storia del Gulliver, mezzo sul quale sono state incentrate anche tesi di laurea. A Roma, La Sapienza ne aveva alcuni, mentre pure l’Enea aveva deciso di acquistarne un paio contribuendo a certificare la valenza del veicolo creato da Tecnobus”.
Un rilancio in grande stile, dunque, che non dovrebbe comunque essere messo a rischio dall’impennata dei prezzi di energia e materiali. Un vantaggio non indifferente per un’azienda pronta a spiccare di nuovo il volo su rotte anche internazionali. “Per fortuna, avendo acquisito l’azienda da poco, possiamo ragionare solo sugli ordini futuri senza zavorre preesistenti. Siamo insomma fuori da questa pesante contingenza e inoltre possiamo fare affidamento su una filiera italiana, con oltretutto la maggior parte del suo sviluppo nel territorio del Lazio. Certo, i costi sono cresciuti pure per noi, ma essendo Tecnobus un’impresa fondamentalmente assemblatrice, il bilancio economico non si è spostato di molto”, conclude Paolo Marini.