Giovedì scorso si è riunito a Bruxelles il Consiglio europeo per discutere temi politicamente molto sensibili, a cominciare dalla guerra in Ucraina e l’industria, passando per l’energia e i migranti. Sullo sfondo, anche il tema dello stallo negoziale sui motori a combustione e la crisi bancaria. Quest’ultimo tema, insieme alla governance economica e alla riforma del Patto di stabilità e crescita, è stato affrontato venerdì 24 marzo dai 27 Capi di Stato e di Governo in formato Euro Summit allargato.
Il conflitto russo-ucraino
Sul primo argomento all’ordine del giorno, l’Ucraina, l’Ue ha ribadito con nettezza la condanna alla Russia e riconfermato l’invio massiccio di armi.
Oltre alle armi già in stock, si parla anche di acquisti comuni, per contribuire all’obiettivo, gestiti attraverso il meccanismo della Peace Facility, che è intergovernativo, non comunitario. In altre parole, si tratta di un meccanismo rispetto al quale i governi scelgono se aderire o meno e soprattutto rispetto al quale non si tocca il bilancio comune e l’Europarlamento non ha facoltà di controllo.
In ogni caso, si è trattato di una grande prova di unità politica, che rappresenta tuttavia una bandierina per celare tutte le contraddizioni che animano i 27 leader sulle altre questioni geopolitiche in agenda e fuori dall’agenda.
A cominciare dalla competitività delle imprese. I 27 leader hanno discusso le recenti iniziative proposte dalla Commissione europea per il Piano industriale green nell’Ue.
Competitività
I 27 leader si sono concentrati sulle recenti proposte della Commissione Net Zero Industry Act, Critical Raw Materials Act e di Mercato interno.
Durante il dibattito, sono emersi numerosi richiami ad una maggiore ambizione verso la difesa del “level playing field” e per l’eliminazione delle barriere ancora esistenti, con particolare riferimento al settore dei servizi. Ma la Francia è apparsa relativamente isolata nella sua richiesta di una assertiva reazione simmetrica europea all’Inflation Reduction Act statunitense, laddove diversi Stati membri hanno posto invece l’accento sull’importanza strategica del carattere aperto della politica commerciale europea.
Una linea di divisione è emersa anche sul principio di neutralità tecnologica per la transizione verde e in particolare sul ruolo del nucleare per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione dell’economia europea: se la Francia ha espresso tutto il proprio disappunto per il mancato inserimento del nucleare tra le tecnologie strategiche nel Net Zero Industry Act, Austria e Germania si sono invece opposte nettamente.
Non figurano indicazioni concrete sugli strumenti finanziari europei che dovrebbero essere alla base delle azioni a difesa e a sostegno della competitività europea e del “level playing field”.
Non si parla ancora di un Fondo sovrano europeo (la soluzione che l’Italia ha richiesto), ma si prende atto delle discussioni sul punto; inoltre, si agevola di fatto il ricorso agli aiuti di Stato: in altre parole, per finanziare la transizione green delle imprese si prevede che siano gli Stati a investire e non l’Ue.
Questo risulta più semplice per i paesi con un debito pubblico basso e relativo spazio fiscale ampio, come la Germania, e certamente non per l’Italia. Per il governo italiano, la soluzione che è stata riproposta è la “rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”, che dovrebbe permettere di spostare alcuni miliardi di euro verso i settori legati alla transizione energetica.
Il dossier Energia
Largo consenso, invece, per la parte energia. Il Consiglio ha discusso dei piani di emergenza per le prossime stagioni, soprattutto lo stoccaggio di gas necessario per permettere agli Stati membri di affrontare il prossimo inverno e la recente proposta di riforma del mercato dell’elettricità. In tale contesto, il Consiglio europeo si limita a esortare tutte le parti interessate a fare pieno uso del meccanismo di acquisto congiunto aggregato dell’Ue attraverso la Piattaforma energetica europea, a invitare la Commissione e gli Stati membri a garantire la preparazione e la pianificazione di emergenza e a esortare i co-legislatori a “raggiungere rapidamente un accordo su tutte le proposte pertinenti per accelerare la transizione verde e a portare avanti i lavori sulla proposta di revisione della struttura del mercato interno dell’energia elettrica dell’Ue, al fine di garantirne l’adozione entro la fine dell’anno”.
Gli altri temi
Nel provare a fare un bilancio di questo Vertice europeo, occorre tenere in considerazione non solo i temi inseriti nelle Conclusioni, ma anche quelli marginalizzati – come il dossier migranti, sul quale puntava l’Italia – e quelli che, viceversa, sono diventati politicamente centrali pur non essendo inclusi in agenda, come il freno di Berlino alla messa al bando dei motori a combustione entro il 2035.
Per quanto riguarda il tema migrazioni, su cui il governo italiano ha puntato molto, gli elementi citati nelle conclusioni sono gli stessi già sollevati in passato: rafforzare le frontiere esterne; velocizzare i rimpatri; affrontare i movimenti secondari, cioè gli spostamenti dal primo Paese di ingresso dei migranti nell’Unione europea ad altri Stati, puntando sul meccanismo volontario di solidarietà (non su una redistribuzione vera e propria, quindi, ma su un meccanismo volontario); e infine cooperare con i paesi partner per migliorare la gestione delle migrazioni.
Non sono previste iniziative specifiche ma si rimanda a un “piano d’azione” per le rotte del Mediterraneo e a una “strategia di gestione integrata delle frontiere”, che la Commissione dovrebbe formulare.
Infine, sul tema dei motori a combustione, è stato messo sotto accusa l’atteggiamento tedesco, che per mesi ne ha accettato l’eliminazione graduale, salvo poi bloccare l’accordo finale con la richiesta di un’esenzione per i cosiddetti carburanti elettronici – carburanti sintetici potenzialmente a zero emissioni di CO2 – considerati strategici per il settore automotive nazionale. Questo ha innescato una sorta di reazione a catena, con l’Italia che ha continuato a chiedere il riconoscimento dei biofuels, e la Francia che, come già accennato, in contropartita ha continuato a chiedere di includere di nuovo l’energia nucleare come fonte di energia “verde”.
La prossima riunione del Consiglio europeo sarà a fine giugno e da allora mancheranno pochi mesi alla fine della legislatura europea, tempi troppo stretti per ottenere risposte concrete.
(nella foto in alto, il Consiglio europeo in collegamento con il presidente dell’Ucraina. Copyright: European Union)