Una riunione straordinaria verrà convocata il 1° febbraio per convincere Budapest a rimuovere il veto sul budget, che contiene gli aiuti per Kiev fino al 2027. A latere del summit della scorsa settimana si è parlato anche della riforma del Patto di stabilità, con Italia e Francia che puntano allo scorporo di alcuni investimenti strategici
Pochi passi avanti sulle questioni più importanti durante la riunione dei Capi di Stato e di governo del 23 e 24 marzo a Bruxelles. Divisioni sul principio della neutralità tecnologica per decarbonizzare l’economia europea, nessun riferimento a iniziative specifiche per quanto riguarda il dossier migrazioni e stallo sul tema dei motori endotermici
Il vertice del 9 febbraio ha ribadito il sostegno militare all’Ucraina approvando una settima tranche da 500 milioni di euro, mentre sulle procedure di adesione del paese all’Ue è stata confermata la via ordinaria. Pareri distanti invece in tema di aiuti di Stato, con i paesi del Nord e dell’Est critici rispetto alla posizione franco-tedesca e al rischio che si possano alterare le condizioni del mercato unico
Confermate le misure di sostegno all’Ucraina. Divergenze, invece, sono emerse sul capitolo energia con Germania, Francia e Italia, ciascuno portavoce di un gruppo di capitali con differenti proposte per il tetto al prezzo del gas. Manca una posizione comune europea anche rispetto all’Inflation reduction act, il provvedimento con cui gli Stati Uniti sosterranno l’industria domestica del settore green e che potrebbe avere effetti deleteri per le imprese Ue
Nella riunione straordinaria che si è tenuta il 9 settembre, i 27 ministri europei dell’energia hanno dato mandato alla Commissione europea di presentare un pacchetto di misure emergenziali entro metà mese. Fra queste, un piano di riduzione dei consumi elettrici, un tetto sui ricavi infra-marginali dei produttori di energia elettrica e un contributo di solidarietà da parte delle imprese attive nell’estrazione e raffinazione di gas e petrolio
Il via libera allo status di paese candidato per l’Ucraina rappresenta un passaggio storico e al contempo un messaggio eloquente alla Russia. Tuttavia, il cambio nei processi di governance, attualmente non in agenda, potrebbe richiedere moltissimo tempo. Intanto l’approvvigionamento del grano e quello energetico restano le questioni più urgenti da risolvere. Sulle modalità i paesi sono divisi
Si è trattato di un vertice di transizione in attesa di decisioni più operative. L’accordo politico sul sesto pacchetto di sanzioni è stato raggiunto inserendo deroghe significative per Ungheria e Germania. Appello alla Russia affinché sblocchi i porti ucraini per far partire le derrate alimentari ed evitare una crisi su larga scala. Nel frattempo, la proposta italiana di porre un tetto al prezzo del gas sarà esaminata dalla Commissione. Prossimo vertice il 23 e 24 giugno
Due giorni – il 24 e il 25 marzo – in cui si è discusso della risposta europea rispetto al conflitto in Ucraina e di come affrontare la crisi energetica. Paesi divisi sulla questione del “price cap”, ma l’inserimento del riferimento nel testo delle Conclusioni potrebbe preludere a una prima Unione dell’Energia. Se ne riparlerà al prossimo Consiglio europeo di maggio
Il dibattito è stato rinviato a marzo. Diversi gli orientamenti in campo, sia sulla questione degli ETS, per i quali un gruppo di paesi ha chiesto a Bruxelles di intervenire, sia sull’inserimento del nucleare e del gas nella tassonomia come fonti per una transizione energetica graduale. Fra gli altri dossier sul tavolo, il tema migrazione con la condanna di qualsiasi strumentalizzazione a fini politici da parte di paesi terzi
Il vertice che si è tenuto il 21 e 22 ottobre, l’ultimo al quale ha partecipato la cancelliera tedesca Angela Merkel, ha visto emergere divisioni tra gli Stati membri su diversi dossier. In particolare, i paesi sono stretti tra la necessità di dare supporto a famiglie e imprese per contenere l’impatto del rincaro dell’energia e l’esigenza di guardare a misure di medio termine per arrivare all’indipendenza negli approvvigionamenti. E sui migranti le conclusioni finali non segnano alcun passo avanti