Il Consiglio europeo di ieri si è concluso con colpo di scena. Dopo ore di negoziato, di fronte all’impossibilità di trovare un accordo sulle misure da adottare per affrontare l’aumento dei prezzi dell’energia, dalle Conclusioni è stato cancellato l’intero paragrafo relativo alla crisi energetica. In particolare, a rendere impossibile la composizione del consenso è stata la profonda divergenza di orientamenti su come gestire l’andamento del prezzo del carbonio e l’inserimento del nucleare nel controverso dossier “tassonomia”.
Francia, Polonia, Spagna, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, rifiutando l’idea della Commissione di non intervenire nel mercato ETS, malgrado le quote abbiano superato i 90 euro, hanno chiesto con forza che Bruxelles esamini le dinamiche dei prezzi, che stanno facendo lievitare i costi energetici invernali, con un impatto molto forte su famiglie e imprese, e sui conti pubblici. La Francia, in particolare (che, dal 1° gennaio 2022 guiderà la presidenza di turno dell’Ue per sei mesi), si è opposta con veemenza all’estensione dell’ETS ad auto e edifici, utilizzando proprio l’impennata del prezzo della CO2 come motivazione principale per stoppare questa idea della Commissione.
Polonia, Francia, Repubblica Ceca, Ungheria, Paesi Bassi, Svezia, Romania e Slovacchia, hanno chiesto l’inserimento della frase “il Consiglio europeo invita la Commissione ad adottare l’atto delegato complementare sulla tassonomia dell’Ue entro la fine dell’anno”, con pressioni alla Commissione per dare un’etichetta verde al nucleare e/o al gas. I 27 leader ne riparleranno al Consiglio europeo di marzo.
Novità importanti anche sul paragrafo relativo alle relazioni esterne, in particolare sulla politica aggressiva russa verso l’Ucraina. Alla vigilia del Consiglio, Francia, Germania, Italia e Spagna avevano espresso dubbi sull’opportunità di inasprire le sanzioni verso la Russia, con il neocancelliere tedesco Olaf Scholtz che si era persino spinto fino ad evocare una stagione europea di Ostpolitik, di distensione, nelle relazioni con Mosca. A fargli da contraltare, i paesi baltici e dell’Est, da sempre fautori di una politica europea muscolare nei confronti del regime di Vladimir Putin e delle sue mire espansive nei confronti dell’Ucraina.
Dopo un dibattito molto acceso, quest’ultimo blocco di paesi ha avuto la meglio politicamente e i 27 leader hanno, da un lato, confermato il testo di Conclusioni della vigilia, laddove si dice che qualora la Russia continui ad intraprendere ulteriori azioni militari contro l’Ucraina, ne seguiranno enormi conseguenze e gravi costi e, dall’altro, trovando consenso unanime sul rinnovo delle sanzioni economiche verso Mosca e sulla richiesta a Putin di mantenere gli impegni assunti nel quadro degli accordi di Minsk. Un bel battesimo del fuoco per il neocancelliere tedesco, che dovrà prendere forse meglio confidenza con le pratiche e la diplomazia di Bruxelles.
Degna di nota, poi, la ricomposizione della polemica che ha visto protagonista l’Italia (ma successivamente anche la Grecia), con l’introduzione dell’obbligo del tampone in ingresso, e la Commissione, che ha valutato come sproporzionata tale misura.
Il presidente del Consiglio Draghi ha ribadito le ragioni alla base delle decisioni adottate per le restrizioni sui viaggi anche per i Paesi Ue: la variante Omicron, riconosciuta come pericolosa e al momento meno diffusa in Italia, richiede la massima cautela e misure più forti di contenimento. Nelle Conclusioni, i 27 leader si sono limitati a chiedere maggiore coordinamento e comunicazioni più tempestive, lasciando agli Stati membri la libertà di adottare le misure ritenute necessarie. In dettaglio, il Consiglio europeo ha adottato le seguenti Conclusioni.
Covid-19
Le Conclusioni sostengono la necessità di portare avanti, oltre alla campagna di vaccinazione, la strategia europea sulle terapie e sugli appalti congiunti; inoltre, chiedono la rapida adozione delle raccomandazioni aggiornate relative alla libera circolazione in sicurezza e ai viaggi non essenziali nell’UE. Gli Stati membri mantengono la libertà di adottare le misure di contenimento della pandemia ritenute più opportune purché siano comunicate adeguatamente.
Crisi future e resilienza dell’Ue
I leader hanno la rinnovato richiesta di rafforzare la risposta e la preparazione dell’UE alle crisi, di costruire e monitorare la resilienza e di affrontare le aree in cui l’Unione risulta maggiormente esposta.
Sicurezza e difesa
I leader si impegnano affinché l’Ue assuma maggiori responsabilità per la propria sicurezza e nel campo della difesa, seguendo una linea d’azione strategica e aumentando la capacità di agire in modo autonomo, promuovendo i propri interessi e valori, rafforzando la sua resilienza e preparazione alle minacce e alle sfide globali ma promuovendo la pace e la sicurezza globali.
Il Consiglio europeo invita a portare avanti i lavori su una bussola strategica, basata sulla prima bozza presentata dall’Alto Rappresentante nel novembre 2021, che definisca una visione strategica comune per il prossimo decennio e utilizzi al meglio l’intero pacchetto di strumenti dell’UE, comprese le politiche, gli strumenti e gli strumenti civili e militari. In questo quadro, il Consiglio europeo sollecita la presentazione della tabella di marcia tecnologica richiesta nel febbraio 2021 e invita la Commissione e l’Alto Rappresentante a presentare eventuali ulteriori proposte necessarie, anche in materia di sicurezza spaziale, cibernetica e lotta alle minacce ibride, in vista dell’adozione del progetto al Consiglio europeo di marzo.
Il dossier migrazione
Il Consiglio europeo invita la Commissione e l’Alto Rappresentante, insieme agli Stati membri, a garantire che i recenti piani d’azione per i paesi di origine e di transito siano tempestivamente resi operativi e attuati, in cooperazione con i paesi partner, ed esorta in particolare la Commissione a garantire che siano chiaramente individuati e mobilitati finanziamenti adeguati per le azioni relative alla migrazione su tutte le rotte. I leader invitano inoltre la Commissione e i singoli Stati membri ad agire rapidamente per garantire rimpatri effettivi dall’Ue ai paesi di origine, facendo leva su tutti gli strumenti a disposizione, garantendo la piena attuazione degli accordi e delle intese di riammissione esistenti, e spingendo per concluderne di nuovi.
Con un riferimento implicito al regime bielorusso e alle tensioni create al confine con la Polonia sui migranti, il Consiglio europeo ribadisce la sua condanna dei tentativi di paesi terzi di strumentalizzare i migranti a fini politici, sottolinea la necessità di sviluppare strumenti adeguati per contrastare questo fenomeno e chiede un rapido lavoro sulla proposta relativa alle misure contro gli operatori dei trasporti che facilitano o si dedicano alla tratta di persone o al traffico di migranti in relazione all’ingresso illegale nel territorio dell’Unione europea, con l’obiettivo di tornare a discuterne.
Relazioni esterne
Per quanto riguarda i rapporti con la Bielorussia, le conclusioni utilizzano parole dure nei confronti del regime di Lukashenko, chiedendo di mettere fine alla strumentalizzazione della crisi migratoria e umanitaria che ha creato. In particolare, si sottolinea l’importanza di proteggere efficacemente i confini esterni dell’Ue, combattere i traffici illeciti, adottare ulteriori misure restrittive, rafforzare il supporto umanitario, assicurare alle organizzazioni internazionali l’accesso in Bielorussia e supportare il rientro volontario dei migranti dal Paese. Inoltre, i leader chiedono nuovamente il rilascio immediato di tutti i prigionieri politici, la fine delle repressioni nei confronti dei media e della società civile e la possibilità per il popolo bielorusso di eleggere il proprio presidente tramite elezioni libere e democratiche.
Anche nel caso dell’Ucraina, il Consiglio europeo non usa mezzi termini per sottolineare la necessità che la Russia cessi di utilizzare una retorica aggressiva e di ammassare truppe al confine con l’Ucraina, affermando il proprio supporto alla piena sovranità e integrità territoriale del paese, minacciando importanti e severe conseguenze, comprese le sanzioni, nel caso di un’aggressione militare nei confronti di Kiev: “Qualsiasi ulteriore aggressione militare contro l’Ucraina avrà enormi conseguenze e gravi costi in risposta, comprese misure restrittive coordinate”. Inoltre, i leader richiamano l’importanza di proseguire gli sforzi diplomatici, in particolare tramite il cosiddetto “Formato Normandia” (che include Germania, Russia, Francia e Ucraina), per assicurare l’implementazione degli accordi di Minsk.
Infine, nell’ambito delle relazioni con i paesi a sud dell’Europa, il testo delle conclusioni richiama l’importanza di rafforzare le relazioni con il Vicinato meridionale e invita il Consiglio dell’Ue e la Commissione ad accelerare il lavoro in corso sull’Agenda per il Mediterraneo. Le conclusioni affrontano i temi della preparazione del vertice del prossimo febbraio con l’Unione africana e del conflitto in corso in Etiopia.
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