Il 21 e il 22 ottobre si è tenuto a Bruxelles un Consiglio europeo, dedicato in particolare alle tensioni sul rispetto dello stato di diritto, all’aumento dei prezzi dell’energia e alla migrazione. In agenda, anche le relazioni esterne, l’economia digitale e un confronto sulla politica commerciale. Il vertice è stato anche l’occasione per un tributo ad Angela Merkel, pronta a congedarsi dopo 107 Consigli europei, pesantemente condizionati dalle sue decisioni nell’arco degli ultimi sedici anni.
Lo stato di diritto e le divergenze in seno all’Unione
Alla vigilia del vertice, la Polonia, sostenuta da Ungheria, Slovenia e Bulgaria, ha minacciato di far saltare la discussione sul pacchetto clima in caso di freni della Commissione all’esborso dei fondi europei per ragioni legate alle recenti norme e sentenze adottate da Varsavia.
Iniziati i lavori, dopo un dibattito abbastanza breve, considerata la sensibilità del tema e delle sue implicazioni politiche sistemiche, il Consiglio europeo ha deciso di non esprimersi sulla necessità di aprire procedure di infrazione, attivare il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto o bloccare i fondi del Recovery fund per la Polonia, come richiesto invece dal Parlamento.
Il dibattito sembra aver sancito, però, una distanza profonda tra paesi del Nord e paesi dell’Est in termini di visione su quali debbano essere valori e regole alla base dell’Unione.
Accelerare sui dossier digitali
Il Consiglio ha ribadito l’importanza di garantire una transizione digitale sostenibile e inclusiva che possa contribuire, parallelamente alla transizione verde, alla crescita economica, alla creazione di nuovi posti di lavoro e ad una maggiore competitività europea. Per questo, si chiedono anche politiche digitali inclusive e sostenibili e iniziative focalizzate sulle competenze digitali e sull’istruzione.
In tal senso, i 27 hanno chiesto ai co-legislatori di considerare la proposta della Commissione di implementazione del “Decennio Digitale Europeo”, di trovare quanto prima un accordo sulle proposte legislative del “Digital Services Act” e “Digital Markets Act” – nelle bozze si proponeva invece il 2022 come orizzonte temporale – e di fare ulteriori progressi sui dossier attuali relativi al mercato unico dei dati, all’Intelligenza Artificiale ed alla cybersecurity.
Le misure per incrementare la cybersecurity rappresentano, in particolare, una grande priorità per gli Stati membri, alla luce del crescente numero di attacchi informatici.
Infine, il Consiglio ha concordato sull’urgenza di creare un mercato europeo dei microchip, per affrontarne l’attuale carenza e dipendenza da paesi terzi e ha sottolineato il ruolo centrale delle partnership con i paesi non-EU in ambito digitale, come ad esempio il dialogo Ue-Usa nell’ambito del Trade and Technology Council (TTC).
Energia, tensioni sulla riforma degli ETS
La maggior parte degli Stati membri ha già attuato sgravi fiscali e sussidi per attutire alcuni degli effetti dell’aumento dei prezzi dell’energia e un gruppo di paesi ha sollecitato il Consiglio ad agire in modo più deciso, rispetto alle misure proposte dalla Commissione nel cosiddetto “toolbox”.
Nei giorni che hanno preceduto il vertice, la Francia ha promosso l’idea di un rilancio degli investimenti nel nucleare, appoggiata da diversi paesi dell’Est e dalla Finlandia, ma osteggiata da altri Stati membri, tra cui Germania, Austria, Irlanda, Lussemburgo e Spagna.
Durante il dibattito, diversi Stati membri sembra abbiano sottolineato insieme alla Francia l’importanza del nucleare nel cosiddetto “mix energetico europeo”, ma la proposta di inserire nelle Conclusioni formali del vertice una sollecitazione alla Commissione europea a presentare la decisione riguardo all’inserimento del nucleare e del gas nella “tassonomia” degli investimenti verdi non ha poi trovato consenso, ovvero unanimità.
Francia, Spagna, Portogallo e Ungheria hanno spinto per chiedere di sganciare il prezzo dell’elettricità da quello del gas, una misura contrastata da altri Stati membri e dalla Commissione con due motivazioni: scardinerebbe l’attuale sistema di formazione dei prezzi sul mercato dell’energia e potrebbe penalizzare gli investimenti nelle rinnovabili.
Il tema della riforma dell’ETS è poi diventato politicamente molto sensibile, soprattutto dopo la proposta della Commissione, contenuta nel Pacchetto “Fit for 55”, di estendere il Sistema di quote di emissioni per riscaldamento domestico e trasporti su strada, col rischio che a pagarne il prezzo siano famiglie e imprese, come peraltro denunciato dall’Ungheria, con il sostegno di Spagna, Polonia e Bulgaria.
Ci sono volute oltre quattro ore di discussione per adottare il testo delle Conclusioni sui prezzi dell’energia.
I Capi di Stato e di Governo hanno deciso di affidare uno studio all’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) su un eventuale nesso tra manipolazioni dei mercati del gas, dell’elettricità ed ETS e aumenti di prezzo, e di discuterne al vertice di dicembre insieme alla Commissione per valutare l’opportunità di eventuali interventi normativi.
I leader, riconoscendo la necessità di utilizzare con urgenza gli strumenti a disposizione per fornire un aiuto a breve termine ai consumatori più vulnerabili e per sostenere le imprese europee, tenendo conto della diversità e della specificità delle situazioni degli Stati membri, hanno invitato la Commissione a prendere in considerazione misure a medio e lungo termine, strutturali, in grado di assicurare sicurezza, ragionevolezza dei prezzi e indipendenza nell’approvvigionamento, e di garantire sostegno alla transizione alla neutralità climatica.
Il Consiglio ha poi invitato la Banca europea per gli investimenti a esaminare come accelerare gli investimenti nella transizione energetica, all’interno del suo attuale margine di capitale, al fine di ridurre i futuri rischi di interruzione e soddisfare le ambizioni di connettività globale dell’Europa.
I 27 leader hanno demandato ai rispettivi ministri dell’Energia, che si riuniranno in un Consiglio Energia straordinario il 26 ottobre, il compito di portare avanti questi lavori, con l’obiettivo di ritornare a discuterne al Consiglio europeo di dicembre.
Restano le divisioni sulla gestione delle migrazioni
I 27 leader sono stati invitati a discutere della dimensione esterna del fenomeno migratorio, con la richiesta alla Commissione di sostenere finanziariamente i piani di azione per i paesi di origine e transito. Nelle Conclusioni, in effetti, si invitano Commissione, Consiglio e Stati membri a rendere operativi tali piani.
Alla vigilia del vertice, i Paesi Bassi, con il sostegno di Austria, Danimarca e Svezia, avevano evocato la possibilità di aprire la discussione sui cosiddetti “movimenti secondari” dei migranti, che si spostano irregolarmente dal loro paese di primo arrivo, di solito al Sud, in altri paesi dell’Ue, di solito al nord, così mettendo sotto pressione l’Italia che, in contropartita, aveva lasciato intendere di voler chiedere un confronto sull’effort sharing (la condivisione dello sforzo), in termini di solidarietà, sui cosiddetti “movimenti primari”.
Il dibattito sul punto, in effetti, c’è stato e ha tenuto fermo il Consiglio per cinque ore. Alla fine, ha prevalso la linea di mediazione proposta dal Belgio, che accontenta e scontenta tutti: sostenere gli sforzi sia per ridurre i movimenti secondari che per garantire il giusto equilibrio tra le responsabilità dei diversi Stati membri.
Accanto alle divergenze sui movimenti primari e secondari, alcune richieste hanno richiesto un confronto approfondito e in alcuni momenti molto duro: Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Grecia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Polonia e Slovacchia hanno presentato una proposta di integrazione al testo delle Conclusioni sui tentativi da parte di paesi terzi di strumentalizzare i migranti, chiedendo che l’Ue finanzi la costruzione di recinzioni di confine come risposta immediata.
L’Ungheria, in particolare, ha poi chiesto di modificare i regolamenti dell’Ue, con l’obiettivo dichiarato di ripristinare i campi profughi al confine esterno dell’Ue. L’anno scorso la Corte europea di giustizia aveva equiparato il trattenimento dei migranti nei campi profughi delle zone di transito al confine serbo-ungherese alla detenzione, costringendo Budapest a chiuderle. Queste richieste sono state accolte nelle Conclusioni, laddove si menzionano in modo esplicito sia la Turchia, che deve rispettare lo spirito degli accordi con l’Unione europea sui migranti, che la necessità di una modifica al quadro regolatorio per meglio adattarlo alle necessità del momento.
Accanto a queste previsioni, il Consiglio ha poi ribadito la linea dura su respingimenti e rimpatri e sulla volontà di intensificare i controlli alle frontiere esterne; infine, ha confermato il contrasto al regime bielorusso, con l’intenzione di portare avanti con urgenza eventuali ulteriori misure restrittive verso persone o entità giuridiche.
Stallo sulla politica commerciale
L’Unione sta sbattendo contro un muro nei suoi molteplici tentativi di finalizzare accordi commerciali, a causa delle preoccupazioni sui diritti umani e delle preoccupazioni ambientali, oltre a una più ampia diffidenza pubblica nei confronti del libero scambio. Inoltre, deve decidere come collocarsi nella nuova guerra fredda tra Washington e Pechino e conseguentemente cosa fare con l’accordo sugli investimenti strategici siglato l’anno scorso con la Cina e al momento congelato. Gli esiti del dibattito tra i Capi di Stato e di Governo durante il vertice non sono stati menzionati nelle Conclusioni.
Infine, il Consiglio europeo ha discusso i preparativi per il prossimo vertice ASEM del 25-26 novembre 2021 e confermato il sostegno alla strategia dell’Ue per la cooperazione nella regione indopacifica, con un impegno alla sua piena attuazione.
In vista della COP26 di Glasgow, il Consiglio europeo ha menzionato nelle Conclusioni l’esortazione alle principali economie che non l’hanno ancora fatto a condividere gli ambiziosi obiettivi climatici dell’Unione e ad aumentare la cooperazione.
In vista infine della COP15 sulla diversità biologica a Kunming, ha chiesto un impegno per un quadro globale per la biodiversità post 2020.
(Per la foto in alto copyright European Union)