Apprezzata non solo da chi la beve in loco dall’infanzia, Acqua Calabria non ci ha messo molto a conquistare anche clienti fuori regione seguendo un percorso aziendale che l’ha portata a crescere con gradualità sotto la guida della famiglia Cristofaro. Dalle sorgenti di monte Covello, sulle serre catanzaresi e vicina a Girifalco (Cz), Acqua Calabria – 10 milioni di fatturato nel 2020 a fronte di 23 dipendenti – imbottiglia ormai da quattro generazioni pure bibite gassate che per anni sono state il core business aziendale.
Tutto nasce, infatti, dal lavoro del nonno “gassosaio”, tra le due guerre capace di avviare un’attività poi proseguita con successo nella seconda metà del secolo scorso da Salvatore Cristofaro e ora da suo figlio Cesare. “È stato un processo lento, perché il nostro settore per molto tempo è stato frenato da norme parecchio restrittive – sottolinea Cesare Cristofaro –. E così le prime bottiglie d’acqua minerale provenienti dalla nostra azienda sono datate 1982, periodo storico in cui abbiamo iniziato ad investire nell’innovazione e più precisamente nel Pet. Già negli anni ’90 ci siamo poi preoccupati dei consumi elettrici, marcati in un settore considerato energivoro. Perciò decidemmo di acquistare compressori a basso consumo energetico per soffiare le bottiglie in Pet in modo più efficiente”.
Entrata da portabandiera della regione nel terzo millennio, l’Acqua Calabria ha compiuto altri passi in avanti in questo periodo non certo semplice per l’economia italiana e mondiale. I suoi prodotti hanno cominciato a varcare i confini nazionali raggiungendo anche paesi molto lontani. “Oltre a Campania, Puglia e Sicilia, quello che imbottigliamo ci viene richiesto soprattutto in Germania, Svizzera, Canada, Stati Uniti e dalla lontana Australia – conferma Cristofaro –. Proviamo, spesso riuscendoci a colmare pure il vuoto di “calabresità” che affligge molti corregionali all’estero”.
Un servizio per certi versi sociale che riesce a far arrivare a domicilio pure un altro cavallo di battaglia dell’azienda con base a Girifalco. Quella Brasilena amatissima nelle case calabresi, soft drink ante litteram al caffè che ha da sempre un grande numero di estimatori. “Bibita che viene da una ricetta molto antica e sta allargando il proprio campo di influenza. Anche per la Brasilena la differenza viene fatta dalla qualità dell’acqua che serve per produrla. Qui da noi a 850 metri di altitudine non c’è solo l’aria buona, la più pulita d’Europa secondo alcuni studi, ma pure un’oasi da salvaguardare. La purezza dell’acqua è garantita dal fatto che a monte della sorgente non ci sono colture di alcun tipo e inoltre noi non abbiamo nessuna voglia di sfruttare questo dono della natura in maniera speculativa. In altre parole, vogliamo solo contribuire a tramandare questa risorsa e non prosciugarla, come spieghiamo alle scolaresche che vengono a trovarci”, chiarisce il titolare di Acqua Calabria.
L’aspetto etico, l’ecosostenibilità, nelle decisioni prese dai vertici della Pmi calabrese, hanno da sempre avuto un ruolo fondamentale. Voglia di fare ulteriori passi in avanti che, su alcuni temi continua a scontrasi con regole, per Cristofaro, troppo stringenti. “Qui si imbottiglia utilizzando energia green e stiamo lottando per farci dare il via libera per aumentare la potenza del nostro impianto fotovoltaico. Questo perché c’è una legge che ci vincola a non sforare i 500 kw. E anche se la Ue ha già messo in mora lo Stato italiano proprio su questo argomento, purtroppo non vediamo muoversi ancora nulla”.
Tutto questo mentre, su altri versanti le prospettive per l’Acqua Calabria restano piuttosto rosee. “Nonostante complessivamente non sia un periodo florido per l’economia non solo italiana, quello che vedo ispira comunque ottimismo – commenta Cesare Cristofaro –. Da due anni abbiamo implementato la 4.0 e continueremo su questa linea pure in futuro, facendo anche molta attenzione a dare una mano per rafforzare la filiera agroalimentare calabrese. Produrremo sicuramente, infatti, bibite con agrumi a chilometri zero e, parallelamente a questi progetti, ci proponiamo di aumentare le capacità tecnologiche dell’azienda”.