
Studiare i dati, valutare con razionalità, decidere con consapevolezza. Dall’Assemblea pubblica di Anfia che si è svolta il 20 giugno a Roma esce un messaggio preciso, e soprattutto condiviso, dai due presidenti che si sono passati il testimone alla guida dell’associazione della filiera dell’industria automobilistica italiana.
Nelle relazioni di Paolo Scudieri, presidente uscente, e Roberto Vavassori, Chief Public Affairs Officer Brembo neoeletto dall’assemblea degli associati, è ben presente infatti il richiamo alla razionalità, che non a caso compare anche nel titolo dell’incontro. Nel mirino vi è il regolamento approvato dal Consiglio europeo nel marzo scorso che vieta la vendita nell’Unione europea di veicoli alimentati da benzina o diesel a partire dal 2035, ma più in generale l’ampio quantitativo di norme rilasciate nell’ambito dei pacchetti Fit for 55 e REPowerEU – alcune ancora in fase di discussione – con l’obiettivo di limitare le emissioni da trasporto.
La questione è chiara, nei prossimi anni il sistema della mobilità affronterà una transizione dagli impatti sempre più forti e pervasivi, ma come sottolineato da Scudieri questa transizione “deve essere ben governata” e soprattutto si deve tenere in considerazione, come ha ricordato il neopresidente Vavassori, il fatto che “l’automotive rappresenta senza dubbio un elemento importante del futuro della nostra Europa”. Quanto sta accadendo in fatto di regolamentazione va nella direzione opposta e sembra non tenere sufficientemente in conto i dubbi e le istanze di un settore che produce l’8% del Pil europeo, rappresenta l’11% degli occupati e determina un terzo del totale privati degli investimenti annui in ricerca e sviluppo.
“L’attività legislativa europea non sta producendo norme competitive, cioè che aiutino l’Europa e i suoi Stati membri a svilupparsi, migliorare e divenire più dinamici e in grado di competere ad armi pari con dei colossi come America e Cina”, ha sottolineato Vavassori, che denuncia “l’attuale bulimia regolatoria della quale la Commissione e l’Europarlamento sono preda”. Da qui l’appello ad ascoltare imprese e cittadini, visto che “stiamo soffocando in una valanga di nuove prescrizioni” che non aiutano la sostenibilità ma vanno in senso contrario.
Nel fare chiarezza Vavassori ha precisato che, nella strada verso la decarbonizzazione, non si tratta di contrapporre il motore elettrico a quello endotermico. Al contrario, “occorrono una pluralità di strumenti e tecnologie per disegnare una transizione percorribile e sostenibile”.
Quando si parla di decarbonizzazione, occorre dunque chiedersi, per esempio, “se parliamo dei prodotti o dei processi – afferma Vavassori – perché prima del prodotto veicolo vi è lo studio dei processi per realizzarlo con metodi sostenibili in senso olistico. E noi tutti sappiamo bene che circa l’80% del valore di ogni veicolo è rappresentato dai suoi componenti, per cui la progettazione dei processi produttivi dei fornitori assume un ruolo centrale nel tragitto verso la decarbonizzazione”.
Altra questione fondamentale è decidere come far muovere i veicoli, come alimentarli. Dovrebbe valere il principio della neutralità tecnologica, verificando “quali condizioni siano necessarie per una diffusa elettrificazione del parco circolante europeo”, investendo in “tecnologie innovative per i nuovi carburanti decarbonizzati” e affrontando, per esempio la questione delle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici.
Il presidente di Anfia è intervenuto poi anche sul problema delle batterie. La tecnologia attuale è vecchia di oltre 45 anni, ha specificato, e per questo motivo le stesse 30 gigafactory in costruzione in Europa sono a forte rischio obsolescenza ancora prima di essere ammortizzate. Pertanto “è prioritario lo sviluppo in Italia della catena del valore delle batterie a monte delle gigafactory per costruire un futuro meno dipendente dalla Cina. E dobbiamo farlo perché le batterie rappresentano oltre il 50% del valore aggiunto di tutta la catena del valore del veicolo elettrico”.
Alla luce di questa analisi Vavassori ha rinnovato la disponibilità al dialogo con le istituzioni tramite un “Accordo per la transizione e il rilancio industriale della filiera automotive” definito dal governo con la collaborazione dei diversi ministeri coinvolti. Governo che ha manifestato la sua attenzione per le istanze espresse dalla filiera dell’industria automobilistica attraverso la presenza del sottosegretario al ministero delle Imprese e del Made in Italy, Massimo Bitonci, e di un video messaggio da parte del ministro stesso Adolfo Urso.
Nel corso dell’assemblea pubblica, moderata dal direttore di Quattroruote Gian Luca Pellegrini, è intervenuto anche Gianluca di Loreto, Partner Bain & Company, con una relazione dal titolo “La filiera italiana alle prese con le sfide dei giganti e il nanismo delle eccellenze” e a seguire si è svolta una tavola rotonda nella quale, accanto al neopresidente Vavassori, si sono alternati Luc Chatel, presidente di PFA, l’associazione francese dell’industria automotive, e Jakub Farys, presidente di PZPM, l’associazione polacca di settore.