
La storia dell’impresa di Salvatore Torrisi inizia nel 1969 quando, dopo aver vissuto in California, torna in Italia e fonda la sua prima azienda: l’AID. La sua idea era ben precisa, voleva imprimere una svolta all’agricoltura siciliana e realizzare nella zona industriale di Catania uno stabilimento all’avanguardia sul modello architettonico dell’area di Palo Alto.
Il vero cambio di passo arriva con la costituzione nel 1998 dell’AAT, specializzata nella produzione della macchina spremiagrumi che si distingue per il meccanismo di estrazione del succo di arancia e per la possibilità di assistere in tempo reale alla spremitura. Nel 2018 Oranfresh sbarca anche a Los Angeles con la filiale Oranfresh Usa.
Un grande traguardo per un’impresa nata a Catania che ha saputo fare della sua collocazione geografica non un limite ma un marchio da esportare nel mondo.

SALVATORE TORRISI
Oggi l’azienda vanta un fatturato di oltre 10 milioni di euro e una quota di export che supera il 70%. Il nostro core business è focalizzato sulla realizzazione di macchine e di processi innovativi di estrazione di succo di frutta fresca, in particolare di arance, mele, pere, carote, pomodoro e melograno, per il canale Horeca. Il canale commerciale più importante è quello della distribuzione automatica, con le macchine Vending, di succhi freschi preparati all’istante dallo stesso consumatore o in confezioni termosigillate da asporto.
In questo nuovo e crescente segmento di mercato deteniamo numerosi brevetti a livello internazionale. Nell’ultimo decennio, inoltre, i distributori di spremuta di arance, di recente anche quelli di succo di mela fresco, si sono affermati in oltre 60 paesi.
Quali sono le sfide di oggi per un’azienda che intraprende un percorso di innovazione e trasformazione?
La sfida più complessa e difficile per un’azienda come Oranfresh, orientata all’affermazione della dieta mediterranea e salutista, è l’educazione alimentare dei consumatori verso i succhi di frutta fresca invece che verso il consumo di quelli pastorizzati e confezionati, soprattutto in sostituzione delle bevande gassate e zuccherate e delle merendine, che sono causa della crescente obesità giovanile e di molte malattie croniche.
Nell’ultimo decennio si è registrata un’inversione del trend nella direzione di prodotti freschi e salutisti apprezzati soprattutto dai giovanissimi del terzo millennio.
Per una piccola azienda un altro fattore cruciale è il reperimento dei capitali necessari per affrontare la concorrenza sui mercati mondiali delle multinazionali operanti nel settore beverage.
In che modo Confindustria è riuscita a supportarla nelle fasi di cambiamento o in momenti di difficoltà?
Sul fronte internazionalizzazione, soprattutto negli ultimi anni, l’associazione ha promosso i rapporti tra imprenditori e istituzioni di diversi paesi esteri tra i quali Egitto, Olanda, Sud Africa, Regno Unito e Stati Uniti, privilegiando le aziende orientate all’esportazione. Inoltre ha sollecitato numerosi incontri con le istituzioni locali, regionali e nazionali per agevolare e facilitare le attività delle imprese. In particolare, abbiamo apprezzato la forte azione di pressing per il miglioramento delle infrastrutture locali della zona industriale nella quale operiamo. Oggi abbiamo la consapevolezza di poter contare su un sistema associativo che con la forza del network aiuta le imprese a competere e stare con successo sul mercato.