Con l’obiettivo primario di approfondire il tema dell’economia del mare, considerato il suo ruolo di asset strategico nel sistema produttivo del nostro Paese, martedì prossimo si terrà il convegno nazionale “Blue Economy: National Strategic Asset”, promosso da Piccola Industria Confindustria insieme a Confindustria La Spezia e ai Comitati Piccola Industria regionale e locale.
A partire dalle ore 14, nella sala “Piero Pozzoli” della sede spezzina di Confindustria, si parlerà di quanto stia crescendo d’importanza questo segmento economico, blue economy capace di fare da traino al resto del mondo imprenditoriale in un periodo non certo facile per le aziende d’Italia. Negli ultimi cinque anni il settore si è così tanto sviluppato da raggiungere quasi le 200mila imprese – pari al 3,2% di quelle presenti sul nostro territorio –, aumento del 5,9% in controtendenza rispetto al trend italiano e che ha permesso, durante l’anno passato, di produrre un valore aggiunto pari a 45 miliardi di euro.
“L’economia del mare è una delle nostre risorse principali, parte molto importante del nostro tessuto economico. Si tratta di una filiera lunga che attraversa il Paese da nord a sud e a cui Confindustria, tramite Piccola industria, offre rappresentanza, collegamento, garantendo anche il coordinamento tra le varie territoriali ‘del mare’ – sottolinea il presidente di Piccola Industria Liguria Fausto Agostini, con delega all’economia del mare nella squadra nazionale di Piccola Industria -. Vale 33 miliardi di euro, circa il 3% del Pil, e il 10% di questa cifra circa viene generato nel territorio ligure”.
Per quanto riguarda i suoi livelli occupazionali, la blue economy può mettere sul piatto numeri di tutto rispetto. Più di 880mila addetti, pari al 3,5% dell’occupazione complessiva del Paese, con un trend in crescita (4,3% rispetto a circa l’1% del resto della nostra economia). Questo anche perché la cantieristica produce sette miliardi di euro di valore aggiunto, il trasporto marittimo otto miliardi, mentre il turismo collegato al mare arriva a toccare i 13 miliardi, tre colonne fondamentali (il 64% della filiera) che, unite ad altre componenti a essa collegate, consentono al settore di produrre un valore aggiunto di oltre 44 miliardi di euro. Dell’indubbia crescita “blu” e dei fattori che hanno contribuito a questo successo tutto italiano si discuterà durante il convegno spezzino, soffermandosi in particolare su quattro focus: logistica e innovazione, sostenibilità, crocieristica, contesto economico e fiscalità.
Logistica e innovazione
La logistica portuale è un settore che sta vivendo negli ultimi anni un periodo di grandi e profondi cambiamenti, trasformazioni dovute in particolare all’introduzione di nuove tecnologie smart. Queste migliorano l’efficienza e l’efficacia dei processi industriali, con dati che vengono processati in modo sempre più veloce e selettivo offrendo un vantaggio competitivo anche a questa branca della blue economy. Un innovativo modello di business capace di creare valore, ma anche di fluidificare i processi e far nascere relazioni all’interno dell’economia del mare.
Sostenibilità
Affinché questo settore continui a produrre ricchezza e occupazione c’è assoluto bisogno di rafforzarlo seguendo metodi collaborativi e sostenibili. Senza, cioè, compromettere desideri e aspirazioni delle generazioni future.
Per fare ciò bisognerà quindi raccogliere e offrire le migliori pratiche di green logistic e mobilità sostenibile, sviluppando progetti e attività finalizzate alla realizzazione concreta dei principi di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Come? Progettando nuovamente prodotti e processi, rimodulando le conoscenze attraverso l’uso di carburanti innovativi e trazioni alternative e sviluppando al contempo una “logistica del territorio” e altre forme di “reverse logistic”.
Infine, per restare al passo con i tempi, ci sarà bisogno di diffondere esperienze applicative di intermodalità ferrovie-strada-mare, oltre a studiare altri accorgimenti.
Crocieristica
A fine 2019, secondo dati previsionali confermati dal trend attuale, l’Italia stabilirà il record assoluto di croceristi movimentati. Nel frattempo i porti nazionali stanno dimostrando di capire le potenzialità di questo business, tanto che per il triennio 2019-2021 i principali scali italiani hanno pianificato 200 milioni di euro di investimenti nei terminal crociere, il 74% di questi in infrastrutture. Si tratta dunque di un settore in decisa crescita – nonostante sia relativamente giovane – capace di attirare ingenti investimenti e che perciò obbliga anche a riflessioni approfondite e condivise sui fattori di eventuali criticità.
Contesto economico e fiscalità
Anche nel mondo della blue economy, nei prossimi anni, bisognerà adeguare l’offerta ai tanti cambiamenti in atto, quali lo sviluppo dell’export, i nuovi accordi di libero scambio, il commercio elettronico, le guerre commerciali e i nuovi dazi. Tutti fattori in grado di far mutare in corsa le strategie aziendali e che perciò necessiteranno di uno specifico focus nel corso del convegno di La Spezia.
Il punto di vista di Cozzani e Goretta
“Tra le province italiane dove la Blue economy svolge un ruolo determinante in relazione alle proprie economie territoriali, La Spezia è posizionata ai primissimi posti, vista anche la preminente presenza nella sua provincia della cantieristica navale e nautica – spiega la presidente di Confidustria La Spezia Francesca Cozzani -. La sfida e, allo stesso tempo, l’occasione che abbiamo di fronte è quella di riuscire ad indirizzare le nostre aziende verso la sostenibilità ambientale, che, oltre ad assicurare la tutela dell’ambiente, costituisce un importante fattore competitivo oltre che un driver di crescita economica”.
“La blue economy è un asset strategico nazionale del quale si parla molto nei convegni, ma poi, troppo spesso, questi ragionamenti restano confinati entro tali consessi – chiarisce Renato Goretta, presidente del comitato Piccola industria di Confindustria La Spezia -. Piccola Industria Confindustria, con la presidenza Robiglio, ha deciso di affrontare concretamente l’argomento, individuando i temi che necessitano di politiche industriali, infrastrutturali e fiscali nazionali capaci di portare a un aumento del valore del Pil italiano”.
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