La forte spinta alla digitalizzazione che il Paese sta affrontando da alcuni anni sta portando con sé, oltre ad evidenti benefici per la competitività del tessuto industriale e per la semplificazione della Pubblica Amministrazione, anche una nuova e concreta minaccia dovuta alle attività criminose perpetrate nel cyberspazio.
Un numero sempre più ampio di processi produttivi e attività di consumo si svolgono facendo ricorso alle risorse tecnologiche del cyberspazio, nel cui perimetro rientrano oltre alle infrastrutture fisiche di internet e delle reti di calcolatori, il complesso dei protocolli e programmi informatici che consentono di comunicare all’interno di queste reti, le informazioni e i dati scambiati, le piattaforme per l’erogazione dei servizi digitali, pubbliche e private, i mezzi di produzione e i beni di consumo intelligenti, quali smartphone, tablet, smart TV, gli oggetti connessi. Se da un lato la diffusione delle tecnologie porta con sé evidenti vantaggi sia per le imprese, in termini di produttività e di efficientamento, che per i cittadini, grazie ad una disponibilità più ampia di beni e servizi a prezzi minori, dall’altro lato il processo di digitalizzazione in atto ci sta esponendo sempre più a nuovi rischi. In quanto qualsiasi oggetto connesso in rete diventa potenziale oggetto di attacchi da parte di “cyber criminali”, in grado di sottrarre dati, commettere frodi e compromettere il funzionamento di strutture e impianti produttivi.
La cybersecurity è una sfida globale e richiede soluzioni internazionali: ogni attività in materia di cyberdefense, di strategie nazionali, di certificazioni ed etichettature di processi e prodotti, di definizione di standard e soluzioni per l’interoperabilità, deve anche fondarsi sulla reciproca collaborazione tra paesi e istituzioni interessate. Data la spiccata trasversalità del fenomeno della sicurezza informatica e le possibili pesanti ricadute per il Paese, cosa sta facendo Confindustria per coadiuvare le istituzioni preposte ad arginare il pericolo per le imprese?
È necessario promuovere la crescita di un’industria italiana della cybersecurity partendo dagli asset e dalle competenze che già possediamo, mettendole a sistema e modellando il quadro normativo per favorire lo sviluppo competitivo dell’intera filiera. I livelli su cui agire sono molteplici ma tra loro fortemente interdipendenti: da una parte il quadro normativo, gli standard di interoperabilità, il processo di conformità e di etichettatura per le soluzioni hardware e software, dall’altra lo sviluppo delle competenze, della formazione e della filiera della cybersecurity.
Stiamo promuovendo la definizione di un Piano Nazionale di sistema per la cybersecurity, con proposte di policy e azioni concrete per fornire servizi di informazione, formazione, assistenza e sensibilizzazione alle imprese del sistema associativo sui pericoli connessi all’utilizzo delle tecnologie digitali attraverso la rete dei Digital Innovation Hub, mettendo a disposizione degli imprenditori servizi e figure professionali di alto profilo, per informarli e affiancarli nel percorso di messa in sicurezza dei propri asset aziendali.
Con il Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (DIS) stiamo collaborando alla realizzazione di un censimento di tutti i soggetti che compongono l’intera filiera della sicurezza informatica e ci occuperemo di mappare la parte industriale della filiera della cybersecurity.
Abbiamo stipulato, come Confindustria, un protocollo d’intesa con l’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID) per mettere a disposizione di imprese, istituzioni e cittadini gli strumenti necessari per incentivare la diffusione e l’adozione delle tecnologie digitali sul territorio, mediante la promozione di una maggiore attenzione ai temi. Qual è il ruolo del mondo accademico e della ricerca in questa importante sfida? La realizzazione di questo processo, data la diversità e la complessità degli obiettivi e delle competenze necessarie per attuarlo, richiede una forte sinergia tra il mondo della ricerca, quello istituzionale e dell’industria, anche attraverso opportuni meccanismi di partnership pubblico-privato.
Il ruolo della ricerca in questo contesto è fondamentale ed è legato allo studio di nuove soluzioni per le sfide che di volta in volta emergeranno e dovrà affiancare ai risultati teorici la realizzazione di sistemi prototipali mirati a una più rapida industrializzazione delle soluzioni; gli appalti pre-commerciali costituiranno un eccezionale volano per lo stimolo allo sviluppo di nuove soluzioni. Il futuro mercato del lavoro richiederà una forza lavoro con competenze digitali ad elevata qualifica e dotate di flessibilità e capacità di adattamento a mansioni non routinarie. Il mondo della formazione, non solo quello accademico, è chiamato ad una grande sfida evolutiva per permettere al nostro Paese di restare al passo con le economie più avanzate. In questo quadro la creazione del Centro di Competenza nazionale assume particolare importanza in quanto dovrebbe permettere la messa a sistema di tutte le competenze pubbliche e private. Confindustria sta collaborando in questa logica alla creazione dei “CC” mobilitando le imprese e offrendo collaborazione diretta con le nostre associazioni e i Digital Innovation Hub.