Alta tecnologia e agricoltura hanno in comune molto più di quanto generalmente si tenda a immaginare: oggi molte aziende di eccellenza devono la qualità dei loro prodotti e parte del loro successo ad altre aziende che studiano e realizzano sistemi sostenibili di protezione delle colture.
È il caso di Sis Spa, Centro Seia e Dorilli Srl azienda agricola. Le radici della loro storia hanno un nome e un cognome: Diego Planeta, un imprenditore che, mentre trasformava la viticoltura siciliana per farne quel gioiello che oggi tutti conoscono, ha impostato e gestito un nucleo di attività industriali al servizio di quelle agricole.
Ne è derivata, nel tempo, una filiera che oggi si declina in varie aziende specializzate, che offrono servizi e strumenti per la protezione e la salubrità dei prodotti agricoli –
basati su raffinate innovazioni che hanno esportato fin negli Stati Uniti – o, proprio grazie a tali innovazioni, portano sulle tavole prodotti doc di alta qualità e sostenibilità.
CURARE I TERRENI CON METODI NATURALI
La società madre è la Sis, fondata da Diego nel 1967, adesso di proprietà dei suoi due figli, Giovanni e Francesca, e del nipote Guido Grasso. L’azienda, che oggi conta un centinaio di dipendenti, è attiva nella bonifica dei terreni da parassiti e infestanti che, se non adeguatamente contrastati, ridurrebbero l’efficienza produttiva dell’agricoltura specializzata. La crescita costante dagli inizi a ora, racconta Giovanni Planeta, presidente della Sis, nasce da un’intuizione: bonificare i terreni non tanto fornendo prodotti chimici, quanto costruendo una catena di servizi che ha in sé stessa il background agronomico, il know how della chimica e la disponibilità di prodotti totalmente naturali. In questo modo, è possibile personalizzare le soluzioni per migliaia di aziende agricole.
Oggi la Sis lavora direttamente in Italia e in Spagna; è presente nell’area mediterranea, dal Marocco alla Turchia, tramite una società di propria derivazione, e, dulcis in fundo, ha stretto vincoli societari con la maggiore azienda mondiale del settore, l’americana Trical.
La scelta di diversificazione ha portato la Sis a entrare nel settore del vivaismo orticolo, in particolare per la produzione di piantine innestate, ovvero due piantine, innestate l’una sull’altra, che diventano una sola, più forte e resistente alle malattie del terreno. Alla strategia di protezione del suolo si sono aggiunte anche soluzioni naturali, quali la fibra di cocco per produrre anche al di fuori dei terreni. Tecniche applicate nel Centro Seia e nella Dorilli.
VIVAI OLTREOCEANO
Le piantine innestate sono prodotte da Centro Seia. La sede principale è nel territorio di Ragusa e una sede altrettanto importante nelle Marche. È leader nella produzione di giovani piante da orto, realizzate con tecnologie e metodologie d’avanguardia, che distribuisce in Italia e nel sud Europa.
Centro Seia si è poi articolata in Bosnia Erzegovina tramite Adria, che produce per i mercati balcanici, e in Francia tramite Printemps du lot, che fa lo stesso per il centro Europa.
La produzione specializzata di piante innestate è iniziata nel 1999. Oggi l’azienda è in grado di offrire un’ampia gamma di prodotti orticoli e si è particolarmente specializzata nelle solanacee (pomodoro, peperone, melanzana) e cucurbitacee (melone, anguria e cetriolo).
L’ultima venture vivaistica, in ordine di tempo, è stata avviata nel Nord Carolina e produce per tutto il territorio nord americano. Nata tre anni fa, la società sta diffondendo negli Stati Uniti l’innovazione delle piante innestate per i grandi territori dell’Est e dell’Ovest, dalla Florida alla California, dalla Georgia all’Oregon. “Abbiamo aperto una via – spiega ancora Giovanni Planeta – questa tecnica quasi non esisteva negli Stati Uniti, l’abbiamo portata noi in una forma industrializzata. Prima le loro soluzioni erano basate sulla rotazione e sull’uso della chimica. Abbiamo pensato che fosse il momento giusto per proporre un cambiamento e anche se siamo soltanto al terzo anno di attività possiamo già dire che le possibilità di sviluppo sono enormi”.
A oggi, il gruppo conta cinque vivai, con circa 150 dipendenti e garantisce a più di 700 stagionali una copertura lavorativa per molti mesi all’anno.
CILIEGINO TUTTO L’ANNO
Alla chiusura di questo cerchio contribuisce Dorilli, punta di innovazione della produzione orticola siciliana. Produce pomodoro di alto gusto per i consumatori italiani e di svariati paesi europei. Partecipa da dieci anni ad un ristretto club di aziende europee che sono dedicate al gusto e alla salubrità.
Fondata nel 1999, si è specializzata nel pomodoro ciliegino Kamarino, dal ritrovato gusto “mediterraneo”, e ricorrendo alle tecnologie del gruppo aziendale, inclusa la coltivazione fuori suolo in cubi di cascame di cocco, massimizza l’effetto naturale sulle qualità organolettiche del pomodoro e garantisce una continuità di produzione per dieci mesi l’anno, raggiungendo una clientela che oltre al mercato nazionale trova ampi sbocchi in Germania, Inghilterra, Svizzera.
“Si pensa all’agricoltura come a una cosa del passato invece è del futuro: o è innovazione, o non è. E i processi devono essere veloci, le stagioni incalzano, le necessità sono immediate, ha bisogno di dinamismo altrimenti è finita”.
L’intuizione di Diego Planeta, sviluppata nei decenni, è stata trasferita in ogni atto del lavoro quotidiano da massicci interventi di aggiornamento. “Non è facile essere agricoltori in Sicilia – sottolinea Giovanni Planeta – la chiave di volta è il cambiamento. E questo viene dalla intelligenza e dalla formazione delle persone, motivate alla partecipazione e all’introduzione quotidiana di nuovi dettagli portatori di innovazione e di futuro. È così che il nostro gruppo è cresciuto, aumentando fatturato e occupazione, in gran parte femminile”.
Per questo le tre aziende siciliane sono state accomunate da interventi formativi – realizzati tramite i finanziamenti di Fondimpresa, il Fondo per la formazione di Confindustria, Cgil Cisl e Uil – focalizzati soprattutto sulle nuove tecnologie di fertirrigazione, l’uso di luci led per la coltivazione di piante ortive, la lingua inglese per l’internazionalizzazione, la digitalizzazione dei processi. Potere avvalersi di un ente di formazione affidabile e dei finanziamenti mirati, soprattutto degli Avvisi su Innovazione
e Competitività, è decisivo per le imprese.
“Le risorse che arrivano da Fondimpresa sono funzionali al percorso di sviluppo di cui stiamo parlando – conclude – ma, francamente, non bastano. Se ce ne fossero di più si farebbe tanto di più. Le risorse sono scarse, ma la direzione è giusta”.