Pensata e fatta partire nel 2011 per essere una società capace di ampliare progressivamente i propri orizzonti commerciali nel settore dell’innovazione tecnologica e dello sviluppo software prevalentemente in ambito socio-sanitario, Social IT – 700mila euro di fatturato nel 2022 a fronte di 11 dipendenti – si è poi specializzata in particolare nei servizi per la persona. “Ho sempre ritenuto che nel campo delle fragilità sociali ci fosse ancora molto da fare in termini di know how tecnologico e così l’idea di specializzarci in queste tematiche ha preso corpo fino alla successiva nascita di Social IT – spiega l’amministratore delegato dell’azienda trentina, Maurizio Gianordoli –. Credo che l’intelligenza artificiale, messa al servizio delle persone in difficoltà nelle sue molteplici declinazioni, possa realmente migliorare loro la vita, sia se si prendono in considerazione problematiche di salute che, aspetto a mio avviso non meno importante, nella socialità di tutti i giorni” (nella foto in alto i vertici aziendali: Maurizio Gianordoli, al centro, con Valentina Conotter e Luigi Menestrina).
Oltre che player per la realizzazione di piattaforme e servizi, Social IT si caratterizza anche per la capacità di essere sintesi tra più interlocutori, un ruolo da system integrator che ormai viene interpretato da quasi tutte le aziende che si occupano di informatica. “Il primo approccio con chi necessita delle nostre competenze nello sviluppo software è capire esattamente di cosa ha bisogno. Portato a termine, perciò, uno studio di prefattibilità, subito dopo forniamo soluzioni su misura o anche già pronte che poi vengono ulteriormente personalizzate dal team di Social IT”.
Lievitato il valore dei propri asset con l’avvio anche di consulenze per clienti intenzionati ad accedere ai fondi nazionali ed europei – ramo aziendale diventato nel tempo strategico in quanto in grado di finanziare progetti di ricerca e sviluppo interni –, la Pmi con base a Trento è riuscita in questo modo a sfruttare le conoscenze fatte in prima persona per avviare pure altre aziende nella stessa, proficua direzione.
“Noi consideriamo una filiera vincente la somma delle imprese che si è fidata delle idee di Social IT. Spesso e volentieri hanno necessità di risorse, finanziamenti e noi li indirizziamo verso quella Commissione europea che può essere un acceleratore per i loro progetti, aiutando perciò a creare, tra le altre cose, fatturato e incremento occupazionale. Secondo noi è un modello di business corretto e che a medio termine, fra i tre e i cinque anni, dà grandi soddisfazioni e quindi, dopo essere stato molto soddisfacente per noi, proviamo a suggerirlo anche ad altri”.
Differenziare l’offerta sul mercato non ha significato, però, mettere in secondo piano il core business di Social IT, che resta quello di studiare e conseguentemente applicare soluzioni tecnologiche in vari campi, tra cui spicca il sanitario. “Siamo cambiati parecchio nel corso di questi primi dodici anni di vita, ma la mission è rimasta la stessa: realizzare soluzioni per riuscire a migliorare la vita delle persone fragili. Solo la forma direzionale e organizzativa assunta dall’azienda è cambiata circa cinque, sei anni fa quando abbiamo capito di poter fare la differenza dopo esserci resi conto che le competenze erano decisamente cresciute – chiarisce Gianordoli –. Merito degli ingegneri informatici, dai project manager e di altre figure che compongono il team, esperti nella gestione di progetti complessi come pure, soprattutto, della presa in carico e della redazione di proposte progettuali che poi, ricevuto l’ok per il finanziamento, vengono realizzate dai nostri clienti”.
Potendo ormai competere pure in ambienti europei con l’aiuto di dottorati in grado di mettere a terra le intuizioni dei vertici di Social IT, la Pmi con quartier generale a Trento è entrata in un network piuttosto ampio. “Abbiamo collaborazioni con vari soggetti pubblici e privati europei, passo che ci ha garantito quel salto di qualità capace di consentire di trasformarci da una normale società impegnata nello sviluppo del software ad una realtà che può funzionare altrettanto bene nel settore delle consulenze di alto profilo”.
In prospettiva futura l’azienda trentina vuol farsi trovare pronta per intercettare sempre meglio i desiderata dei clienti, continuando a muoversi con attenzione nelle due principali branche in cui è operativa. “Da una parte stiamo ragionando sulle soluzioni Mobile offerte dall’intelligenza artificiale, in grado di far sentire meno soli i soggetti fragili attraverso un’interazione più completa con i familiari e non solo, mentre nell’altro nostro campo d’influenza continueremo a partecipare a progetti europei su vari fronti. Il tutto per aumentare il livello di performance nella consulenza, salto di qualità capace di farci arrivare ai grandi gruppi presenti sul mercato continentale”, conclude l’ad di Social IT Maurizio Gianordoli.