
Quando nel 1989 due lungimiranti imprenditori agricoli umbri Piero e Alba fondarono Agribosco scegliendo di abbandonare la coltivazione tradizionale per sperimentare quella biologica, erano davvero in pochi a conoscere l’agricoltura biologica. Non esisteva un disciplinare che ne dettasse le regole, ma solo un movimento di persone che cominciava a porre questioni sulla salubrità e sulla qualità degli alimenti e sull’impatto ambientale legato alla loro produzione.
In questo contesto nacque Agribosco, che divenne in breve tempo fornitore di materie prime per i più importanti e marchi del biologico in Italia e all’estero, condividendo con loro lo stesso spirito e la stessa missione.
Sono passati oltre vent’anni da allora, ma Agribosco ha mantenuto inalterata la sua missione e i suoi principi fondanti hanno lentamente convinto decine di nuovi agricoltori passati al biologico e coinvolti nel Consorzio AgroBiologico Agribosco. Agribosco srl, quindi, è un’industria agroalimentare che si approvvigiona delle materie prime realizzate dagli agricoltori soci del Consorzio AgroBiologico Agribosco, le trasforma in prodotti finiti e semilavorati di altissima qualità (Cereali, legumi, pasta, farine, confetture, cioccolato e salse) che colloca sul mercato Italiano e su decine di mercati esteri.
La sede dell’azienda è a Sigillo, un paese di 2.500 abitanti sull’appennino tra Umbria e Marche, un luogo difficile sia per il suo isolamento geografico gravato da una carenza storica di infrastrutture di collegamento con le principali arterie di comunicazione, sia per la crisi che ha colpito quest’area in maniera particolarmente dura. Qui infatti aveva la sua sede la Antonio Merloni, in cui lavoravano oltre 700 persone, e tante aziende dell’indotto degli elettrodomestici legate al Gruppo Merloni. Eppure questo territorio è in grado di esprimere grande vitalità con giovani che scelgono di rimanere qui o tornare in questa terra per fondare una attività aziendale o portare avanti quella di famiglia contando sulla collaborazione di tanti giovani del posto.
Così è stato per Marzio Presciutti Cinti direttore generale di Agribosco, che dopo gli studi all’estero e alcuni anni trascorsi a Vienna e New York, ha scelto di ritornare in Umbria per sviluppare l’attività di famiglia mettendo a frutto le esperienze e le sensibilità maturate fuori dall’Italia, soprattutto negli Stati Uniti. Insieme a lui lavora la sorella Fiamma.
Il Consorzio AgroBiologico Agribosco conta oggi oltre 130 soci – di cui oltre 60 umbri – tutte aziende agricole condotte secondo i metodi dell’agricoltura biologica che coltivano complessivamente oltre 7.000 ettari di terreno – di cui circa 3.000 in Umbria e un fatturato di quasi 6 milioni di euro. Le regioni interessate dalle coltivazioni sono Umbria, Marche, Lazio, Toscana, Molise e Puglia, in zone perfettamente vocate alle differenti colture oggetto della attività aziendale: cereali, legumi, pasta, farine.
“Il nostro valore aggiunto – spiega Presciutti Cinti – oltre ad essere legato a prodotti buoni e sani, è stato quello di avere messo a sistema tantissime microrealtà che da sole non sarebbero sopravvissute. Ora esportiamo 150 prodotti finiti in cinque continenti. Ma noi non vendiamo solo prodotti: vendiamo l’eccellenza di un territorio, uno stile di vita. Che, a noi sembra strano, ma all’estero è uno stile di vita apprezzato e ambito”.
Ogni socio del Consorzio Agribosco è seguito puntualmente da un equipe di tecnici agronomi che lo coadiuva nella sua attività. I soci del Consorzio si impegnano a coltivare le sementi selezionate da Agribosco nell’ambito del progetto Sementi Antiche, a lavorare in accordo ad uno stretto Disciplinare di Produzione e a rendersi in ogni momento disponibili a visite ispettive da parte dei tecnici di Agribosco o di terze società di controllo.
“Si tratta – aggiunge Presciutti Cinti – di vincoli necessari a garantire al consumatore la qualità che promettiamo in etichetta. Il Disciplinare di Produzione, costruito pazientemente in anni di esperienze sul campo, non è solo un elenco di obblighi che gravano sul socio coltivatore, ma anche e soprattutto un preciso modo di intendere l’agricoltura, l’ambiente e il giusto spirito di relazione con la natura. Ci piace considerare Agribosco come un nuovo sistema di produzione che sia capace di tutelare la vita di decine di agricoltori, talvolta situati in aree marginali e incontaminate, permettendo la sopravvivenza della micro imprenditorialità locale. Quest’ultima incorpora una funzione sociale e dei valori inestimabili come la tutela e la salvaguardia dell’ambiente, la valorizzazione degli spazi naturali, delle tradizioni locali e della biodiversità”.
Recentemente Agribosco è uno dei casi aziendali insieme a Granarolo, Salumificio Veroni presi in esame dallo studio sulla responsabilità sociale delle imprese agricole e agroalimentari voluto dal Ministero delle Politiche Agricole attraverso l’Istituto nazionale di economia agraria.