La Commissione europea è entrata nel suo secondo anno di mandato. Che ruolo hanno avuto e avranno le politiche di Ricerca e Innovazione nell’agenda della Commissione?
Sicuramente un ruolo fondamentale: sviluppare la conoscenza e sfruttarla per affrontare le grandi sfide a cui siamo chiamati, migliorare la vita delle persone e creare un’economia basata sul sapere più dinamica.
Per questo, ricerca e innovazione rappresentano un elemento importante per molti dei temi che rientrano nell’agenda della Commissione: dal cambiamento del clima alla sicurezza alimentare, dalla sanità pubblica ai trasporti. Creare nuove opportunità economiche e occupazione in Europa è una priorità assoluta per la Commissione.
Una ricerca e innovazione eccellenti sono fondamentali per raggiungere questo obiettivo, anche attraverso i 315 miliardi di euro del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici previsti dal Piano Juncker.
Un’Unione energetica basata su ricerca e innovazione offre maggiori opportunità di risolvere questa importante sfida per la società, così come anche la creazione di un Mercato unico digitale deve basarsi necessariamente sulla open science e sull’innovazione.
Ricerca e innovazione mettono a disposizione conoscenze e soluzioni anche in aree politicamente molto rilevanti dove il loro ruolo sembra magari essere meno evidente. Ad esempio, a febbraio la mia direzione generale ha ospitato una grande conferenza sul contributo che la ricerca può dare al problema dell’immigrazione.
Lei ha espresso l’intenzione di creare un nuovo Consiglio europeo per l’Innovazione. Di cosa si tratta esattamente e come garantirà il supporto all’innovazione e alle Pmi?
L’Europa ha un certo numero di centri di innovazione di rilevanza mondiale, ma non sta compiendo sufficienti progressi nel trasformare la forte base scientifica e tecnologica che la caratterizza in prodotti e servizi innovativi. In particolare, mancano aziende che riescano a portare innovazioni su scala industriale, creare nuovi mercati, favorire crescita e occupazione. Per esempio, l’Ue ha soltanto 19 Unicorns (startup che sono rapidamente cresciute per diventare imprese valutate più di 1 miliardo di euro), mentre l’America ne ha più di 100. Un Consiglio europeo per l’Innovazione ben concepito potrebbe migliorare il contesto generale in cui operano gli innovatori, raggruppando sotto un unico “ombrello” tutti gli strumenti di finanziamento rilevanti, in modo che siano maggiormente visibili e accessibili o ricoprendo una importante funzione strategica ponendosi come centro di eccellenza per gli innovatori.
Come intende coinvolgere le imprese nel dibattito sul CEI?
Vogliamo che tutti abbiano una voce in capitolo nella creazione del CEI, soprattutto gli innovatori che tradizionalmente non guardano alle istituzioni Ue per un supporto.
Per questo abbiamo lanciato una call for ideas – aperta fino al 29 aprile 2016 – alla quale invito tutti a partecipare.
La Commissione terrà ovviamente conto di tutte le risposte e le proposte concrete presentate in risposta alla consultazione.
Su quali obiettivi e priorità si concentrerà la revisione di medio termine prevista per il programma di finanziamento Horizon 2020?
La revisione di metà percorso è un traguardo molto importante per Horizon 2020 che sta procedendo sulla strada giusta e risponde pienamente alle esigenze dei beneficiari.
L’analisi riguarderà molti problemi, come ad esempio la possibilità di un’ulteriore semplificazione, i collegamenti e le interazioni con altri programmi di finanziamento dell’Unione, o il suo contributo agli obiettivi della strategia Europa 2020.
In questa valutazione, cercheremo di analizzare il passato e gli impatti di lungo termine che hanno avuto gli scorsi Programmi Quadro; i risultati della valutazione ci aiuteranno anche a capire come implementare meglio Horizon 2020 nel futuro ed a preparare al meglio il prossimo Programma Quadro.
Dopo due anni dal lancio di Horizon 2020, qual è la sua valutazione sulla partecipazione dell’industria al programma?
I dati sono chiari: Horizon 2020 è sicuramente attraente per l’industria.
Nel pilastro “Sfide per la Società” e “Leadership nelle tecnologie abilitanti e industriali (LEIT)”, il 43% dei partecipanti proviene dal mondo dell’industria ed è in attesa di ricevere 2,25 miliardi di euro di finanziamenti, pari al 44% del bilancio totale. Lo Strumento pmi sta attirando un enorme interesse in tutta l’Ue e sono stati raggiunti dei risultati promettenti: ad esempio, una società svedese è riuscita a quotarsi in borsa nel Nasdaq First North.
Qual è la sua valutazione sullo Strumento Pmi e sul Fast Track to Innovation?
È ancora troppo presto per poter valutare il Fast Track To Innovation, ma fino ad ora abbiamo ricevuto proposte di progetti molto interdisciplinari, che era il nostro obiettivo.
Per quanto riguarda l’elevato numero di domande, il budget per lo Strumento Pmi aumenterà, come previsto, progressivamente anno dopo anno, mentre la valutazione intermedia potrebbe condurre ad altre iniziative per rispondere al problema della mancanza di risorse per progetti di alta qualità.
L’accesso ai programmi di finanziamento non è sempre facile per le Pmi. Elementi di semplificazione sono stati introdotti, anche se altre azioni sono necessarie. Che cosa ha intenzione di fare la Commissione in questo ambito?
Horizon 2020 si basa su un unico insieme di regole e supporta tutti i tipi di pmi in ogni fase del ciclo di innovazione.
Grazie a misure come i tassi di rimborso dei costi armonizzati e una più semplice registrazione delle ore lavoro del personale dei progetti, le Pmi hanno bisogno di meno tempo e meno risorse per la gestione dei progetti stessi. Lo Strumento Pmi offre l’opportunità alle singole piccole e medie imprese di fare domanda sulla base di brevi proposte e di un business plan. Per loro il time-to-grant è breve e la gestione degli aspetti amministravi e finanziari è stata ridotta al minimo.
Finora, Horizon 2020 si è rivelato molto interessante per le Pmi. Nell’ambito dei pilastri “Sfide per la società” e “LEITs”, le Pmi rappresentano il 27% dei partecipanti e il 24% del bilancio. Per adesso non stiamo solo monitorando l’attuazione delle misure di semplificazione già approvate, ma ci stiamo preparando per trattare altre problematiche tra cui l’elevato livello di domande e il miglioramento dei servizi di assistenza dei proponenti attraverso il Participant Portal e altre misure.
Il Piano Juncker ha iniziato a finanziare progetti reali. Quali sono i primi risultati, in particolare per quanto riguarda il supporto del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (FEIS) nei confronti dei progetti in ricerca e innovazione?
I primi risultati del Feis sono molto promettenti per le Pmi e le piccole midcaps che si occupano di attività di ricerca e innovazione.
Sotto la Finestra Pmi del FEIS, 45 fondi azionari stanno già beneficiando di un investimento complessivo FEIS/Banca Europea per gli Investiment (BEI) di 1.39 miliardi di euro, con un possibile effetto leva pari a 14.5 miliardi di euro solo per attività R&I.
Inoltre, la copertura anticipata da parte del FEIS allo ”Strumento di garanzia InnovFin per le Pmi” di Horizon2020, dove la domanda è stata molto più alta del previsto, ha portato alla firma di 15 schemi di garanzia o contro-garanzia con banche e altri finanziatori in tutta l’Ue. Questo dovrebbe portare a circa 2 miliardi di euro in prestiti per le Pmi innovative e le piccole midcaps.
Sotto la Finestra “Infrastrutture e Innovazione”, i 42 progetti che sono già stati approvati alla fine del 2015, beneficiano di un totale complessivo di finanziamenti del FEIS di circa 5.7 miliardi di euro, soprattutto per prestiti agevolati. Questo dovrebbe mobilitare più di 25 miliardi di investimenti.
Cinque di questi progetti sostengono principalmente ricerca e innovazione. Altri 20 hanno comunque una forte componente di ricerca, il che dimostra che R&I sono presenti trasversalmente nella maggior parte dei progetti finanziati.
Massimizzare l’impatto d’innovazione degli interventi finanziari dell’Ue è cruciale; quali sono i progressi registrati sul fronte dell’implementazione delle sinergie fra Horizon e i Fondi Strutturali? Come sta operando in concreto il Seal of Excellence?
Horizon 2020 include nuove misure – Teaming, Twinning e gli ERA Chairs – che mirano a migliorare la partecipazione ai Programmi Quadro e a ridurre le disparità, facilitando collaborazioni tra soggetti più all’avanguardia e partner meno performanti in diverse regioni dell’Ue.
Per ottenere maggiori sinergie, abbiamo bisogno di relazioni più strette fra gli attori rilevanti dei Paesi membri e delle regioni. In molti casi, i Punti di Contatto Nazionale di Horizon 2020 partecipano ai Comitati di Sorveglianza dei Fondi Strutturali.
Il Seal of Excellence è un certificato conferito alle proposte di Horizon 2020 che hanno successo nella valutazione, ma non possono essere finanziate a causa delle limitazioni di budget.
Grazie al Seal, meccanismi di finanziamento alternativi negli Stati membri e nelle regioni possono identificare queste proposte e offrire il loro supporto.L’azione pilota mira alle proposte dello Strumento pmi (a Febbraio 2016, un totale di 1.800 certificati sono stati assegnati alle proposte valutate come eccellenti, presentate dall’inizio di Horizon 2020). L’Italia ha il più alto numero di proposte, circa 300, che hanno ottenuto il Seal. Le autorità nazionali e regionali italiane hanno risposto attivamente all’iniziativa. La Regione Lombardia e il Governo centrale stanno facendo progressi nel creare schemi di supporto a queste proposte, con molte altre regioni che ne seguono l’esempio.
Per concludere, ritengo che l’impegno di Confindustria di incoraggiare la partecipazione delle imprese italiane ad Horizon 2020 e di promuovere l’attivazione di sinergie con altri fondi europei e nazionali implichi un ruolo di primo piano nell’assicurare che la ricerca e l’innovazione italiane ricevano il massimo supporto.
Per questo, nel quadro del dialogo costruttivo avviato con Confindustria in occasione delle mie visite ad Expo Milano, ribadisco il mio interesse a ricevere ogni possibile contributo su come garantire che Horizon 2020 sostenga con ancora più vigore le piccole e medie imprese e su come favorire la combinazione tra le diverse forme di finanziamento esistenti per un accesso più semplice e diretto per le imprese italiane.