Presidente, cominciamo con la notizia dei mezzi pubblici gratuiti per gli studenti campani f ino a ventisei anni dal prossimo giugno. Il primo tassello di una nuova politica del trasporto regionale?
Questa azione messa in campo è una prima promessa fatta in campagna elettorale e mantenuta. All’interno del programma del presidente Vincenzo De Luca vi era infatti il trasporto gratuito per gli studenti. Alla prima occasione utile, ovvero l’approvazione del bilancio di fine anno 2015, sono stati stanziati circa 12 milioni di euro per incrementare il fondo destinato alle incentivazioni tariffarie che includeva alcune categorie – fasce deboli, over 60 e altre – già tutelate. L’incremento previsto va nella direzione di dare una risposta chiara a tutti gli studenti che utilizzano i mezzi pubblici.
La cifra è stata stimata sulla scorta degli abbonamenti sottoscritti nel 2015, per un importo complessivo di circa sette milioni e trecento, più un’ulteriore abbondanza per quanti vorrebbero viaggiare con il pullman e fino ad oggi, per diverse ragioni, non lo hanno fatto.
Allo stato sono in cantiere altre iniziative inerenti il Trasporto Pubblico Locale (TPL)? In merito al parco rotabile regionale si avranno novità? Per il trasporto su ferro invece?
La Regione Campania sta compiendo uno sforzo importante. È stata approvata infatti una delibera per l’acquisto di dodici nuovi treni jazz da destinare alle Ferrovie dello Stato. Sono inoltre in corso delle commesse che prevedono il revamping di alcuni convogli e l’acquisto di nuovi treni per l’EAV (Circumvesuviana, Cumana e Alifana).
Nelle scorse settimane nell’area della Stazione Appia di Benevento abbiamo inaugurato il primo di nove convogli che saranno messi in esercizio sulla linea Valle Caudina, entro i primi mesi del 2017. Stesso discorso per i pullman. Al momento due gare sono state completate con autobus ora in produzione.
Altre due sono invece in calendario tenuto anche conto che è dal 2000 che il parco autobus non giova di alcuno svecchiamento. Una piccola fetta dei nuovi autobus, con caratteristiche particolari, sarà destinata a servire la Costiera Amalfitana. Insomma, stiamo con impegno provando a coprire tutte le primarie esigenze.
L’offerta potenziale di TPL è insufficiente: 2,1 migliaia sono i posti-km disponibili per l’insieme dei mezzi di superficie (bus e tram) e delle linee metropolitane per abitante (dati 2013), rispetto alla media italiana di 4,5. In questo contesto anche numerico il ruolo dei privati che valenza può avere?
È innegabile che l’offerta di TPL nella nostra regione sia inadeguata con a cascata notevoli disagi per viaggiatori e lavoratori del comparto. Gran parte delle cause di tale inefficienza sono sicuramente imputabili alla riduzione, registratasi negli anni, del Fondo Trasporti nazionale. Siamo passati dai 300 milioni che investiva la giunta Bassolino nel 2006 ai 100 milioni disponibili nel 2015.
La Regione sta verificando come sia possibile incrementare le risorse, tenendo conto però anche dell’ulteriore penalizzazione equivalente a una riduzione di altri 30 milioni di euro di tagli che lo
Stato compirà quest’anno a causa delle numerose inefficienze avutesi nella precedente gestione politica.
Sempre di recente, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto di alta classificazione dell’Aeroporto Salerno Costa d’Amalfi che inserisce lo scalo salernitano nella rete nazionale. E ora? Quali passi spetta fare alla politica regionale?
La Regione Campania intende portare a compimento il progetto di prolungamento e di ampliamento infrastrutturale. Prioritario sarà quindi completare tutto l’iter progettuale di approvazione per indire le gare. Successivamente sarà emanato un bando perché la gestione dello scalo salernitano vada affidata a privati esterni che mirino allo sviluppo anche numerico dell’aeroporto.
Resta problematica la gestione dell’accorpamento dell’Autorità Portuale di Salerno con quella di Napoli. Quali le prospettive?
Si tratta di un tema molto delicato. Da un lato il porto di Salerno si è negli anni accreditato come una realtà importante, in continua crescita ed efficiente nella spesa dei fondi europei. Una realtà che non può e non deve assorbire le note criticità dello scalo marittimo partenopeo. Al contempo, però, non dobbiamo temere di misurarci con logiche di ragionamento più ampie che potrebbero offrire nuove prospettive. Un conto sono infatti le macrolinee gestionali del governo e della regione, le quali non possono che vedere su area vasta la programmazione delle attività di logistica e portuali, le strategie e gli investimenti.
Ad esempio la decisione su dove allocare un interporto non può che essere affrontata su vasta scala. Cosa altra è invece la gestione specifica, anche amministrativa delle varie attività interne ad ogni porto che, sviluppate a livello locale, consentono efficientamenti diversamente non concretizzabili.
Un esempio enfatizzato per intenderci: se per richiedere e ottenere una qualunque autorizzazione dovrò in futuro necessariamente andare a Napoli, allora forse la riforma porterà con sé un peggioramento dei servizi. Il decreto Delrio è molto preciso su obiettivi e finalità dei porti ma, se con difficoltà ha completato l’iter di approvazione nelle sedi competenti, vuol dire che qualche nodo irrisolto esiste.
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