
Chi oggi pensa ad un modello di sviluppo alternativo all’industria per l’economia Lombarda è bene che rifaccia bene i suoi conti. Perché quelli di Confindustria Lombardia parlano chiaro: una rincorsa al primato in tutti i principali settori produttivi e un aumento della quota del valore aggiunto manifatturiero dal 20,5% attuale al 23,8% potrebbe significare per il territorio 110mila occupati in più e una crescita aggiuntiva annua del Pil dello 0,7%. Queste le proiezioni del Piano Strategico #Lombardia2030 stilato dalla rappresentanza regionale di Confindustria che riunisce le 11 Associazioni industriali di territorio lombarde. Un lavoro di studio, analisi e progettazione portato avanti insieme ai ricercatori della LIUC – Università Cattaneo, Fondazione Edison e Centro Studi Confindustria, che ha l’obiettivo di tracciare una strategia coerente e condivisa per lo sviluppo economico regionale dei prossimi 15 anni. Facendo forza su quattro leve competitive: cultura d’impresa, cluster, capitale umano e formazione professionale, internazionalizzazione e network europei. Queste le voci di un impegno che da qui ai prossimi mesi Confindustria Lombardia intende trasformare da manifesto in azioni concrete. Con quale scopo? Migliorare il già buon ranking lombardo nelle classifiche europee delle aree più industrializzate.
I primati lombardi
Che la Lombardia sia il motore economico italiano è un dato di fatto, così come lo è il fatto che sia una delle locomotive dell’economia continentale. Un dato, quest’ultimo, che però non può essere dato per acquisito per sempre. Le forze competitive sono sempre più forti e i concorrenti incalzano. I primati vanno dunque difesi. Quali? Per esempio quello che vede la Lombardia quale prima regione d’Europa per addetti manifatturieri (949mila, contro gli 869mila dell’Île de France che arriva seconda). O come quello basato sulle esportazioni che vede la Lombardia gareggiare alla pari con Paesi come Polonia, Repubblica Ceca e Austria che vendono all’estero beni per valori di poco superiori al totale lombardo o come Svezia, Irlanda o Ungheria che, seppur di poco, esportano meno delle imprese della nostra regione. Senza parlare di nazioni come Danimarca, Finlandia o Romania che la Lombardia distacca per ben più di un’incollatura. In pratica se la Lombardia fosse uno Stato, a livello di export, sarebbe in Europa l’11esima potenza esportatrice. Come è possibile tutto questo? Considerando i 23 principali settori industriali in cui è possibile suddividere l’industria, la Lombardia si piazza al primo posto per addetti in 7, mentre in tutti gli altri (industria automobilistica a parte) arriva tra le prime 10 posizioni (per 16 volte il piazzamento è da podio). Il dato, però, come detto, non deve far cullare sugli allori.
I punti deboli
Il Piano Strategico #Lombardia32030, prima di analizzare le possibili carte da giocare per continuare a crescere, individua in maniera precisa gli attuali punti deboli dell’economia regionale. Tra questi, uno è economico: “Le dimensioni medie delle imprese – si legge nel documento – continuano ad essere sempre molto ridotte e non più adatte al contesto competitivo globale”. C’è poi un fattore di fragilità occupazionale: “Rimane inferiore alla media europea la partecipazione alla vita economica delle donne”. Infine c’è l’aspetto formativo che preoccupa gli imprenditori: “Si assiste ad un mismatch tra domanda e offerta di lavoro”. Le competenze acquisite nei percorsi formativi dai giovani non sono quelle di cui hanno bisogno le imprese.
Gli obiettivi per il 2030
E dunque che fare? La strategia è quella dell’attacco. Puntare ad arrivare primi in Europa come numero di addetti in tutti e 23 i principali settori manifatturieri. Già solo questa rincorsa al primato assoluto comporterebbe, è la proiezione dei ricercatori della LIUC che hanno lavorato al Piano #Lombardia2030, una creazione di 110mila posti di lavoro, l’11,2% in più rispetto alle forze occupata oggi nell’industria lombarda. Ciò, a cascata darebbe vita ad un aumento dell’export regionale del 3% all’anno con un impatto sull’aumento del Pil regionale dello 0,7% e con una crescita, sempre annua, dell’1,6% del valore aggiunto manifatturiero. La cui quota sul totale di quello prodotto in Lombardia passerebbe dall’attuale 20,8% al 23,8% entro il 2030. Non solo, colmare il gap dell’occupazione femminile con le altre aree europee più industrializzate porterebbe ad un aumento di 5,9 punti delle quote rosa nel mercato del lavoro lombardo, con un beneficio per tutti in termini di creazione di benessere. Misurabile con un aumento del Pil del 4,1%.
C’è, però, da mettere al giusto posto anche il tassello formativo. Anche su questo le proiezioni di Confindustria Lombardia sono chiarificatrici: riuscire ad aumentare di 3 anni il livello di istruzione porterebbe ad un aumento del Pil del 19,6% da qui al 2030. Una crescita a doppia cifra (+10,9%) la si otterrebbe anche aumentando dall’attuale 30% all’auspicabile 38% la quota di forza lavoro lombarda impegnata alle voci scienza e tecnologia. Proiezioni di obiettivi da raggiungere. Ma come?
Prima leva: la cultura d’impresa
Facendo leva innanzitutto sulla cultura d’impresa. Con una serie di interviste tra gli imprenditori lombardi, i ricercatori di #Lombardia2030, hanno rilevato che l’impresa “è ancora vista dalle amministrazioni e comunità locali e dai cittadini come un problema e non un’opportunità”. Investire su un’intensa attività di comunicazione, fare dello story telling una leva strategica per un nuovo racconto dei valori d’impresa, secondo Confindustria Lombardia, non potrebbe che attrarre verso le aziende giovani talenti propedeutici a quella necessaria rincorsa ai primati europei e renderebbe i territori più propensi ad accogliere nuovi investimenti produttivi.
Seconda leva: i cluster
La seconda leva strategica è quella dei cluster. Ossia quell’evoluzione del classico modello italiano del distretto industriale che vede oggi le imprese collaborare non solo con la propria filiera produttiva, ma anche con associazioni imprenditoriali, centri di ricerca, università. “Il cluster – si legge nel Piano – agevola lo sviluppo di brevetti, promuove crescita economica, la creazione di nuovi posti di lavoro ad alto valore aggiunto, e consente alle Pmi di colmare il gap dimensionale”. #Lombardia2030 cita proprio il forte impegno, in termini di imprese coinvolte, della provincia di Varese nei cluster lombardi dell’aerospazio, dell’energia e della “Fabbrica Intelligente” come modello da seguire. “In questi anni – conferma il Presidente dell’Unione Industriali varesina, Riccardo Comerio – il nostro sistema manifatturiero locale ha saputo difendere con orgoglio la propria identità, reinterpretando il modo stesso di fare impresa. Sempre più imprenditori hanno investito su iniziative di aggregazione delle forze intorno a progetti comuni. I cluster in questo sono stati un terreno concreto di rinnovo organizzativo e operativo sul quale l’industria della nostra provincia ha dimostrato le proprie capacità di fare da guida ad una nuova e affascinante fase di sviluppo centrato sulle leve dell’innovazione e dell’internazionalizzazione”.
Terza leva: la formazione
Terza voce di impegno su cui puntare è, per Confindustria Lombardia, quella del capitale umano e della formazione professionale. Su questo #Lombardia2030 propone “una visione sinergica tra le due modalità di arricchimento del capitale umano: formazione in aula e sul campo, affinché queste si rinforzino reciprocamente. Un migliore capitale umano – si legge – significa migliori retribuzioni e una società più ricca ed equilibrata”.
Quarta leva: lobby in Europa
Infine, l’internazionalizzazione e i network europei. La strategia proposta da Confindustria Lombardia a tutto il sistema lombardo ai vari livelli, istituzionali e della rappresentanza imprenditoriale, è di fare fronte comune. Creare una voce unica che abbia la giusta forza di dar vita ad una efficace azione di lobby nei confronti di Bruxelles e dell’Unione Europea per incrementare il numero di imprese lombarde partecipanti ai progetti europei e contribuire a portare la percentuale lombarda di successo nell’aggiudicazione dei bandi dall’attuale 6,8% al 12%.
Queste le quattro tappe che #Lombardia2030 vuole toccare in un percorso di crescita e sviluppo che ora deve passare, come dichiarato dal Presidente di Confindustria Lombardia, Alberto Ribolla, al confronto con tutti gli stakeholder, istituzionali e no. A partire da Regione Lombardia, passando per i sindacati, le scuole, il sistema bancario, quello delle altre associazioni di rappresentanza imprenditoriali. Il Piano Strategico #Lombardia2030, ora dovrà concretizzarsi in un Piano d’azione da redigere con un lavoro condiviso. Alla rincorsa del vero obiettivo: fare della Lombardia del 2030 la locomotiva più veloce tra le locomotive d’Europa.
#Lombardy2030
The Strategic Plan presented by Confindustria (The Italian Employers’Association) includes four tools to promote competitiveness: a new chapter in entrepreneurial culture which has to power to convince institutions and public opinion of the value of industry in this area, the increased participation of businesses in Lombard technology clusters with a view to uniting the forces of the production system towards shared objectives, the training of human capital to bridge the gap between supply and demand in the labour market, joining forces to better equip Lombardy to lobby hard with the EU to increase the number of businesses which succeed in accessing European calls for tender.
“Il nostro futuro è nell’industria 4.0”
Artigianato, servizi, commercio, mercato del lavoro in generale. Tutti hanno da guadagnare dallo sviluppo del manifatturiero basato sulla fabbricazione digitale. Intervista al Presidente lombardo di Confindustria, Alberto Ribolla, che spiega ragioni e obiettivi di #Lombardia2030
“Un Paese è competitivo nel momento in cui le imprese che operano sul suo territorio sono in grado di competere con successo nell’economia globale mentre assicurano al cittadino medio standard di vita elevati e crescenti”. Sono le parole del Professore dell’Havard Business School, Michael Porter, ad aprire le 80 pagine di #Lombardia2030. D’altronde la sua filosofia è la stessa che sta alla base del lavoro condotto dai ricercatori dell’Institute for Entrepreneurship and Competitiveness della LIUC-Università Cattaneo, che della rete internazionale di Porter fanno parte e che hanno redatto il Piano Strategico per la futura crescita dell’economia regionale.
A volere questo documento è stato il Presidente di Confindustria Lombardia, Alberto Ribolla. “Due anni fa ho assunto la Presidenza in un momento estremamente particolare in cui il mondo imprenditoriale lombardo e l’intero nostro sistema esprimevano in modo chiaro un’esigenza di cambiamento. Abbiamo identificato in questa necessità una vera e propria sfida, un progetto che prevedeva sia cambiamenti nel breve periodo, sia l’identificazione di strategie di lungo periodo”.
Perché la Lombardia deve puntare sull’industria per mantenere il proprio ruolo di motore economico italiano ed europeo?
È partendo dai nostri punti di forza e dalla centralità del manifatturiero che l’intero sistema produttivo lombardo potrà evolversi e affrontare il passaggio all’Industria 4.0 facendo da apripista ad una trasformazione inclusiva che impatterà anche su altri settori quali l’artigianato, i servizi, il commercio e genererà occupazione qualificata aumentando l’occupabilità. Per mantenere e accrescere la competitività è però necessario mettere in atto tutte le misure che possano sostenere e migliorare la produttività.
Come il Piano Strategico #Lombardia2030 può incidere sul futuro economico della regione?
Il Piano Strategico #Lombardia2030 ha l’obiettivo di agire sulle determinanti della competitività del sistema per garantire sviluppo e prosperità diffusa, partendo dal presupposto che la competitività delle imprese non è disgiungibile dalla crescita dei territori e della società in cui queste operano. Confindustria Lombardia intende perseguire la crescita del suo sistema industriale – con al centro il manifatturiero – consapevole che la prosperità generata si riverbera su tutti gli stakeholder, sulla dimensione sociale e culturale dell’intera regione (e di tutto il Paese).
E ora, cosa succede dopo la presentazione di #Lombardia2030?
#Lombardia2030 è l’assunzione di responsabilità del sistema Confindustria Lombardia per il futuro della regione, una regione consapevole del suo ruolo di traino dell’economia nazionale e fortemente integrata nel xcontesto europeo. La richiesta forte e appassionata del mondo industriale lombardo è ora quella di costruire, insieme alle Istituzioni e agli altri stakeholder, le condizioni per raggiungere un elevato e crescente livello di produttività (del lavoro, del capitale e delle risorse naturali) che deve interessare in egual misura il privato, la pubblica amministrazione e i corpi intermedi della nostra regione e del Paese. Non si fa nulla da soli e non si crea valore senza condivisione delle strategie. (D.C.)
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