
Stiamo vivendo un paradosso: da un lato abbiamo tante giovani donne ai margini del processo produttivo e, dall’altro, le aziende non riescono a trovare i profili scientifici e tecnici di cui hanno bisogno. L’evoluzione e l’innovazione tecnologica hanno rivoluzionato il mercato del lavoro, determinando un incremento nella ricerca di profili Stem (science, technology, engineering and mathematics, ndr), ma a questa crescita non è corrisposta un’adeguata offerta di risorse, soprattutto femminili, con background di carattere scientifico e informatico.
Nella diffusione dell’approccio scientifico, l’Italia sconta un gap che va superato al più presto, favorendo un grande salto culturale che coinvolga le famiglie e la società, anche attraverso un orientamento scolastico mirato. È urgente superare stereotipi e pregiudizi che rendono ancora difficile per le donne intraprendere una carriera nel mondo della scienza. La situazione sta migliorando e il trend sembra positivo, ma c’è ancora molta strada da fare e non soltanto nel nostro Paese.
Secondo il report We Stem for Our Future di WeWorld, attualmente, nel mondo, solo il 35% degli iscritti alle facoltà Stem sono donne, con differenze rilevanti se si considerano le diverse discipline. Secondo la Banca Mondiale, solo il 7% delle donne decide di studiare ingegneria, rispetto al 22% degli uomini.
Dobbiamo quindi continuare a prevedere interventi che partano dai primi anni di scolarizzazione. A spingere in questa direzione, può aiutare anche il dato che indica chiaramente come la scelta di una laurea Stem offra possibilità più elevata di trovare occupazione: nel nostro Paese chi si laurea in discipline Stem raggiunge un tasso di occupazione dell’89,3% (4,1% in più rispetto a chi si laurea in altre discipline). Inoltre, come ha ribadito spesso la ministra Cristina Messa, secondo le stime dello European Institute for Gender Equality colmare il divario di genere nelle Stem contribuirebbe a un aumento del Pil pro-capite dell’Unione europea dal 2,2% al 3% nel 2050.
Il tasso d’abbandono degli studi scientifici è, tra l’altro, più alto tra le donne che tra i maschi, e quindi le ragazze vanno incoraggiate a scegliere dei percorsi di studio nelle lauree Stem. Non a caso questa è una delle raccomandazioni che la Task Force sul Women empowerment, che ho guidato l’anno scorso, ha presentato ai paesi del G20.
Su questo fronte ha deciso di impegnarsi anche la Fondazione Mai di Confindustria, che dal 2004, grazie a un lascito della signora Giuseppina Mai di Brunico, promuove e sostiene la ricerca pubblica e privata con un’attenzione particolare per i giovani, e incoraggia le sinergie tra industria, mondo della ricerca e istituzioni.
In collaborazione con Fondazione Bracco, la Fondazione Mai ha lanciato il progetto “Women in Stem”, una call nazionale con il supporto anche del governo del Québec, di Assolombarda e del progetto STEAMiamoci. L’obiettivo era quello di aiutare le studentesse a realizzare i propri progetti di carriera nel campo dell’innovazione e della tecnologia, riducendo il tasso di abbandono precoce.
Le risposte al bando sono state qualificate e numerose: abbiamo ricevuto ben 162 profili eccellenti da tutta Italia. La giuria ha selezionato le 11 studentesse più meritevoli iscritte al primo anno del corso di laurea magistrale nelle discipline Stem per l’anno accademico 2021/2022, a cui abbiamo destinato altrettante borse di studio del valore di tremila euro ciascuna.
Alla cerimonia di consegna delle borse di studio, che si è tenuta a Milano in Assolombarda il 29 marzo, è stato bello vedere tante ragazze appassionate di scienza, come lo sono sempre stata io nella mia lunga carriera di imprenditrice innamorata della chimica e della ricerca.
Ridurre il gap di genere e volere una scienza più inclusiva sono obiettivi ambiziosi che devono riguardare tutti. Quella dell’educazione è una battaglia strategica in cui ognuno di noi gioca un ruolo importante e può essere un vero motore di cambiamento. Per questo, come Fondazione Bracco, in occasione della Giornata europea dei ricercatori, abbiamo lanciato il manifesto “Mind the STEM gap”, che tocca aspetti fondamentali dello sviluppo della persona: il linguaggio, gli stereotipi culturali, i modelli di comportamento, il gioco e lo sviluppo cognitivo, l’accesso ai saperi, la formazione continua. Guardatelo e firmatelo sul sito dedicato.
Women in Stem, le vincitrici
- Martina Brunetti: corso magistrale in Biologia marina, Università di Bologna
- Francesca De Falco: corso magistrale in Ingegneria elettronica, Università di Roma “La Sapienza”
- Alessia De Marco: corso magistrale in Mechatronic Engineering, Politecnico di Torino
- Elisa Gazzera: corso magistrale in Scienze fisiche (curriculum Fisica Biosanitaria), Università di Pavia
- Lucia Laterza: corso magistrale in biologia sperimentale e applicata, Università di Pavia
- Giorgia Mancino: corso magistrale in chimica, Università di Roma “La Sapienza”
- Giulia Nenna Ufondu: corso magistrale in Ingegneria elettronica per l’Ict, Università di Ferrara
- Costanza Speciale: corso magistrale in Ingegneria meccanica, meccatronica, Università di Roma “La Sapienza”
- Elisa Zanardini: corso magistrale in Fisica, Università Cattolica del Sacro Cuore
- Rachele Zuppi: corso magistrale in Ingegneria civile, Indirizzo Strutture. Università di Roma “La Sapienza”
- Giulia Bonasegale: corso magistrale in Chimica organica, Università degli Studi di Pavia