Il Premio Campiello è nato nel 1963. Da allora sono passate 57 primavere, durante le quali il Premio ha dimostrato, ogni anno di più, la capacità di dialogo tra impresa e cultura affermandosi come uno dei premi più qualificati del panorama editoriale italiano. Da un’idea degli industriali del Veneto, oggi il Campiello è indubbiamente un fiore all’occhiello per tutto il Sistema Confindustria e ha conquistato l’attenzione e l’apprezzamento del pubblico di tutta Italia.
Qual è la formula vincente? La previsione della doppia giuria di selezione: una popolare, costituita da 300 lettori rigorosamente anonimi così da assicurare la terzietà del giudizio, e una tecnica di qualificati esponenti del mondo culturale. Sono loro a selezionare la rosa dei 5 finalisti che concorrerà al premio finale.
Tra gli ingredienti vincenti del Campiello c’è anche la capacità di innovarsi. Per non perdere appeal, infatti, negli anni il premio ha prodotto degli “spinoff” ugualmente convincenti. Nel 1994 è stato lanciato il Campiello Giovani con un esperimento limitato, nei primi due anni, soltanto al Veneto. Dal 1996 è stato esteso a livello nazionale. Nel 2004 la Fondazione ha istituito il Premio Opera Prima per sostenere gli scrittori esordienti.
Quest’anno la cinquina finalista è composta da “Il gioco di Santa Oca” di Laura Pariani, “La vita dispari” di Paolo Colagrande, “Carnaio” di Giulio Cavalli, “Lo stradone” di Francesco Pecoraro, “Madrigale senza suono” di Andrea Tarabbia. Per quest’ultimo titolo è stato necessario il voto decisivo del presidente Nordio che ha sbloccato il ballottaggio tra il volume di Tarabbia e “Il dono di saper vivere” di Tommaso Pincio. Il premio per l’Opera Prima è stato conferito a “Hamburg” di Marco Lupo.
Da giugno a settembre si svilupperà il percorso di presentazione della cinquina finalista che farà tappa anche a Matera, Capitale Europea della cultura, il prossimo 12 luglio. Il 57° vincitore del premio verrà proclamato il 14 settembre a Venezia, nella prestigiosa cornice del teatro La Fenice.