La Dompé lavora nel settore farmaceutico dalla fine dell’800 e da una bottega in Piazza della Scala è arrivata a produrre il farmaco da “Nobel” di Rita Levi Montalcini. Quali sono state le leve di questa grande crescita?
La nostra storia imprenditoriale risale alla seconda metà del XIX secolo, quando Gian Antonio Dompé aprì una bottega di speziale a Milano. Da allora l’innovazione ha rappresentato il tratto distintivo dell’evoluzione aziendale. Nel passaggio di quattro generazioni questi valori sono stati tramandati, trasformando Dompé in un’azienda biofarmaceutica internazionale.
Franco Dompé nel 1940 ha fondato Dompé farmaceutici, un moderno stabilimento al servizio della ricerca avanzata. Alla fine degli anni ’80, quando cominciavano ad emergere le potenzialità delle biotecnologie, si consolidarono alleanze con imprese biofarmaceutiche globali e venne fondata Dompé Biotec, polo di riferimento in Italia per le biotecnologie in medicina.
Da qui nacque la volontà di consolidare l’attività produttiva, con la creazione nel 1993 del polo di produzione e ricerca dell’Aquila, da cui negli anni sono uscite molte innovazioni, come l’OKi, o il farmaco da “Nobel”, ovvero la proteina ricombinante umana a base del fattore di crescita del sistema nervoso.
La Dompé ha creduto a tal punto nel territorio aquilano da realizzare qui il suo polo di produzione e centro di ricerca e sviluppo. Si può investire con successo in zone ad elevato rischio sismico lavorando sulla prevenzione e sulla resilienza?
Certamente sì e lo abbiamo dimostrato. Dal 1993 il sito Dompé è stato oggetto di un piano di investimenti e ampliamenti per un valore di oltre 200 milioni di euro. Il polo dell’Aquila, specializzato nella produzione di farmaci di sintesi e di principi attivi biotecnologici, ha raggiunto così una capacità produttiva di 60 milioni di confezioni l’anno.
Nel sito lavorano attualmente 241 persone impegnate in produzione e in attività di ricerca e sviluppo, ambiti in cui l’azienda investe annualmente il 15% del fatturato. La Ricerca e Sviluppo si articola in un’ampia rete di collaborazioni a livello nazionale e internazionale che interconnette oltre 200 centri e università, con i quali Dompé conduce sia attività di ricerca pre-clinica e clinica che sperimentazione. Le collaborazioni sul territorio hanno l’obiettivo di creare nuova conoscenza e sviluppare competenze adeguate alla profonda trasformazione tecnologica e innovativa che sta rivoluzionando il settore salute a livello globale.
Quali danni ha causato nel vostro stabilimento il terremoto del 2009 e cosa avete fatto per ripartire?
Fin dalle prime ore dopo il sisma la priorità è stata data alla verifica dello stato di sicurezza del sito produttivo.
Tra le azioni messe in atto: l’istituzione di un numero dedicato e un call center in grado di contattare il personale per chiedere notizie sullo stato di salute e sulla dislocazione abitativa; l’organizzazione di servizi di assistenza medica, legale e fiscale; la realizzazione di una tensostruttura per l’allestimento della mensa in grado di predisporre pasti lungo tutto l’arco della giornata; il ripristino delle telecomunicazioni; l’istituzione di un sistema di trasporti gratuiti dai centri di prima accoglienza nelle località marittime dell’adriatico tra Ancona e Pescara all’azienda. Grazie a queste ed altre misure l’attività riproduttiva è ripresa quasi a regime ad un mese dal sisma. Da quel momento l’azienda ha programmato nuovi investimenti che fanno del sito Dompé un unicum a livello nazionale e non solo. Le nuove strutture in corso di realizzazione per l’ampliamento del sito sono state progettate tenendo conto di requisiti che vanno ben oltre quanto richiesto dalla normativa, con una progettazione strutturale particolarmente curata realizzata in collaborazione con l’Università dell’Aquila.
Cosa significa per voi parlare di ricerca e sviluppo e di Industria 4.0?
Le scienze della vita stanno vivendo la più importante rivoluzione tecnologica della nostra epoca, “sperimentando” l’integrazione fra reale e digitale in tutti i suoi aspetti: dai nuovi metodi di analisi, ai test in laboratorio fino allo sviluppo di nuove terapie e la gestione di tutti i processi produttivi e gestionali. Un esempio che ci riguarda da vicino è il progetto Exscalate che stiamo realizzando insieme al Politecnico di Milano e il Cineca. Si tratta di una piattaforma di supercalcolo per l’identificazione di nuovi farmaci: una “biblioteca chimica” di 500 miliardi di molecole, fino a 30 target biologici valutati contemporaneamente, capacità di elaborazione di più di tre milioni di molecole in un secondo.