L’avventura dei ragazzi in Expo è iniziata già da quasi due mesi e per molti di loro si sta rivelando un’esperienza unica e irripetibile, dall’alto valore professionale ma anche dalla grande portata emozionale “ … essere parte attiva di un team pronto ed efficiente, capace di lavorare in squadra e di gestire con impegno e attenzione le criticità che si presentano per il buon funzionamento di un meccanismo imponente come quello dell’Esposizione, non può che farci crescere”.
Ogni giorno vissuto sul sito regala loro nuove conoscenze e tante interazioni con migliaia di visitatori – italiani e stranieri, famosi e non – attirati e incuriositi dal Bel Paese e dal tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita“. Saranno proprio 4 di questi neolaureati, vincitori dell’edizione 2015 del progetto formativo confindustriale, ad accompagnarci nel racconto del percorso di visita di due attrazioni di Padiglione Italia che si stanno rivelando tappe imperdibili di quest’edizione milanese della kermesse.
FAB FOOD. La grande bellezza del cibo italiano.
di Federica Bandini e Irene La Rosa
Passeggiando sul Cardo, una grande bocca rossa, allegra e colorata cattura i visitatori di Expo e incuriosisce su Fab Food. Sembra la porta di un vecchio Luna Park stile anni ’60, spalancata e pronta a ingoiarvi. Un pit stop d’obbligo per tutti: chiunque, si ferma là davanti e si inventa pose divertenti per scattare la classica foto ricordo, magari facendo finta di essere mangiato o di essere così alto da riuscire a toccare l’enorme ugola. Che ci sarà dietro la bocca?
Entriamo e siamo subito ammaliati da grandi piatti bianchi che ruotano al centro della sala, mostrando in modo giocoso la preparazione di alcune eccellenze culinarie rigorosamente made in Italy: lasagne, ravioli, caprese, tiramisù, etc.
I visitatori si avvicinano ai piatti come a voler prendere una porzione di ogni pietanza, mentre sulle pareti scorrono le immagini di salumi, frutta e verdura che viene affettata e succhi e bevande che vengono lentamente versati. La grande bellezza del cibo italiano. Impossibile non farsi venire l’acquolina in bocca.
Continuiamo a camminare e ci troviamo ai Juke Box dei desideri, dove ognuno può scegliere il proprio cibo preferito tra una vasta gamma di alimenti e bevande. Per circa 40 secondi i visitatori, soprattutto i più piccoli, osservano con stupore la preparazione virtuale della loro scelta raccontata attraverso le immagini di un simpatico cartone animato. Normalmente dobbiamo precisare loro, a malincuore, che il cibo o la bevanda selezionati non si materializzeranno e non ci sarà nulla da mangiare o da bere. In compenso però, al termine della preparazione virtuale, si stampa un adesivo con un codice a barre che andrà tenuto fino alla fine. E per ora non vi diciamo il perché.
Lasciamo invece il piano terra, quello del gusto, con alcune domande che ci invitano a riflettere: il cibo che mangiamo è sano? È sicuro? Ne mangiamo troppo? È sostenibile?
Saliamo le scale e al piano di sopra ci troviamo di fronte a Nutrire il pianeta, l’attrazione che mette in risalto l’importanza della cooperazione tra i diversi attori per risanare e riequilibrare il pianeta. È interessante ascoltare i commenti positivi sulla struttura del gioco, scelta per sensibilizzare le persone su temi che possono rappresentare vie di non ritorno.
Arriva poi il turno di Crescere giusto, la postazione sicuramente più apprezzata.
Il tema trattato è quello dell’efficienza: produrre di più scegliendo le giuste risorse ed evitando gli sprechi, vestendo per 120 secondi i panni dell’agricoltore o dell’allevatore. Si è chiamati a far crescere in modo sano ed efficiente una pianta o un animale attraverso il lancio di alcune palline con cui fare centro in una buca illuminata. Dagli imprenditori alle diverse autorità che hanno visitato la mostra, dai professori agli alunni, dai genitori ai figli, tutti si sono messi in gioco nel vero e proprio senso della parola e si sono divertiti nella prova di abilità con grande entusiasmo. Se pensate che i giochi siano conclusi, vi sbagliate.
FabFood continua con Obiettivo sicurezza: qui bisogna riordinare le diverse fasi di lavorazione della filiera agro-alimentare. Una prova che serve a far capire come l’industria operi in sicurezza e quali siano le fasi che dalla materia prima portano al prodotto finito che arriva sulle nostre tavole. Nonostante un po’ di difficoltà nella guida di un “muletto” digitale, ancora una volta ci si mette nei panni dell’industria provando a ordinare le diverse fasi di lavorazione di un determinato prodotto alimentare scelto, divertendosi, ma stando attenti anche a non sbagliare perché, come ricorda la scritta che appare alla fine del gioco: “l’industria non ammette errori!”. Una volta ottenuto il prezioso “bollino sicurezza”, che garantisce cibi sani e di qualità sulle nostre tavole, i visitatori possono giocare con una fila di specchi e vedere il loro fisico deformarsi – virtualmente, si intende – per spiegare però quanto importanti siano, per una buona forma fisica, le nostre scelte alimentari e lo stile di vita che conduciamo.
Dovreste vedere quanta gente si guarda allo specchio, ridendo e scherzando sulle proprie immagini deformate, più alte, più basse, ma soprattutto più larghe o più sottili. E qui, il selfie è d’obbligo: un click, e le simpatiche foto vengono postate subito sui social per condividerle con gli amici.
Dagli specchi, al passato. Per far comprendere infatti al meglio quanto l’innovazione e la tecnologia – in campo medico, scientifico e alimentare – abbiano contribuito a migliorare il nostro stile di vita, alcuni personaggi del passato si raccontano nella giostra Riflessi di tecnologia. Dalla pastorizzazione, alla conservazione degli alimenti, a tutte quelle tecniche e scoperte che hanno reso le nostre vite più longeve e di qualità superiore.
Riscendiamo le scale e troviamo l’ultima giostra: Ricette di innovazione. Qui le associazioni di Confindustria coinvolte nel progetto di mostra presentano le loro “ricette” alle sfide presenti e future dell’alimentazione sostenibile, mettendo la ricerca al centro dell’industria e integrandone i risultati nello sviluppo di prodotti e processi. Non è finita. Vi ricordate lo sticker del Juke Box? Adesso è il suo momento.
Scansionandolo sotto i lettori di codice a barre presenti alla fine del percorso ci vengono regalate delle chicche sul cibo scelto: chi vuole, per simboleggiare l’equilibrio del sistema e lasciare un segno della visita, può attaccarlo alla Bilancia dell’equilibrio, la grande bilancia d’argento che porta i segni dei quasi 50mila visitatori che sono passati di qua in questi primi due mesi di apertura.
A detta delle tante persone che hanno visto la mostra, Fab Food spicca per originalità e spessore scientifico grazie alla forza dei messaggi che sono dietro a ogni attrazione. È bello vedere come, giorno dopo giorno, grazie anche all’impegno di tutto lo staff, nel padiglione Confindustria si mescolano condivisione, cambiamento, relazioni, energia, entusiasmo e tecnologia.
Un mix di ingredienti che rendono Fab Food divertente, simpaticissima, pop, innovativa e formativa, tappa imperdibile sul Cardo per grandi, piccini, famiglie e istituzioni.
Voi che idea vi siete fatti? Venite a vederla dal vivo: vi aspettiamo!
Orgoglio italia, paese di eccellenze e contraddizioni
di Massimiliano Pillon ed Eugenio Staltari-Ferraro
Appena varcati i tornelli di Expo si ha subito la sensazione di uscire dai confini dell’Italia per entrare in una realtà unica. È Milano, ma siamo al centro del mondo.
Colori, profumi, stili architettonici, tutto condensa le peculiarità dei singoli Stati ed esalta l’atmosfera tipica di ogni paese presente. Palazzo Italia non delude.
Già da fuori, la sua sagoma bianca e brillante, rende perfettamente l’idea del saper fare italiano: un cemento a prova di ambiente, capace di assorbire l’inquinamento atmosferico. Dentro, la mostra delle identità Italiane, ci porta nel cuore delle tradizioni regionali e delle eccellenze che riassumono le componenti del nostro essere nazione. La mostra, organizzata in quattro filoni narrativi – le “Potenze” del Saper fare, della Bellezza, del Limite, del Futuro – è un’esperienza cognitiva e sensoriale apprezzata già da centinaia di migliaia di persone, che sin dal mattino si mettono in coda per vedere ciò che il genio italiano produce.
“All’inizio ero scettico, ma ne è valsa davvero la pena, anche se abbiamo fatto due ore di fila”. È la frase che si sente con più ricorrenza lungo la mostra di Palazzo Italia, ed è anche l’affermazione che al meglio riassume lo spirito con cui i visitatori si approcciano al nostro Padiglione. Lo scetticismo dell’inizio si fonde alla soddisfazione e all’orgoglio della fine. Due facce della stessa medaglia, che ci legano inestricabilmente a un paese pervaso da bellezze e contraddizioni.
L’Italia a Expo si è voluta raccontare partendo proprio da questo contrasto, invitando il visitatore a un’esperienza di riflessione e presa di coscienza.
La mostra si sviluppa su tre piani, dove vengono illustrate le quattro potenze dell’Italia. Il primo impatto è la sala del saper fare, dove le voci di 22 imprenditori italiani, in rappresentanza di 19 regioni, 2 province autonome e Roma Capitale, raccontano le loro storie, impegnati come sono ogni giorno a rendere la nostra terra ricca e produttiva, anche con occasioni limitate e in condizioni di contesto non favorevoli. Questi “eroi del saper fare” rappresentano le eccellenze del made in Italy, mettendo in risalto la loro abilità e il loro intuito nel coniugare arte, creatività, capacità, innovazione e sostenibilità.
Salendo al secondo piano si va incontro alla potenza della bellezza. Tuttavia, prima di godere di questo spettacolo tutto italiano, si passa attraverso la chaos room, una sala con pavimento instabile, luci stroboscopiche e forti rumori, che crea una sensazione di disagio, con l’intento di rappresentare la crescita senza regole. Un passaggio con tanto di informativa sui rischi appesa all’entrata:
“Attenzione: alcuni soggetti potrebbero manifestare senso di disorientamento …”.
Una volta usciti da questo spazio di confusione e malessere, ci troviamo di fronte a 21 monitor raffiguranti incidenti e disastri naturali. L’obiettivo è quello di dimostrare come l’uomo, con azioni non controllate, sia in grado di rovinare il delicato equilibrio che sorregge la bellezza. Abbiamo compreso quindi le conseguenze di un mondo senza regole?
Acquisita questa consapevolezza arriviamo nel punto della mostra in cui le persone si soffermano più tempo, creando i maggiori ingorghi: 21 panorami e 21 capolavori architettonici – grazie a pareti fatte interamente di specchi – raccontano il Bel Paese facendo letteralmente immergere il visitatore nei gioielli della penisola, nelle sue magnificenze artistiche, culturali e paesaggistiche.
Orgoglio ed estasi pervadono le sale della bellezza per lasciare poi spazio ad una riflessione: cosa sarebbe il mondo senza l’Italia? Proseguendo il percorso infatti ci si imbatte in un plastico dell’Europa con un grande vuoto al centro del Mediterraneo: la penisola è stata rimossa dalle mappe. Il tema dell’influenza italiana brillantemente spiegato da personalità di fama internazionale tra cui Ferran Adrià, chef spagnolo, Philippe Starck, architetto francese e Kengo Kuma, designer giapponese. Segue poi un corridoio gestito dall’Istituto dei Ciechi di Milano, in cui c’è buio totale.
Qui i visitatori, accompagnati da una persona non vedente, vengono bruscamente gettati nella sensazione della perdita della vista, percependo il mercato solo attraverso il tatto, l’udito e l’olfatto. Questo è il punto più toccante dell’intera esposizione, dove molte persone, entrando in empatia con il loro accompagnatore, arrivano a commuoversi.
La vista viene poi ritrovata nel migliore dei modi, godendo ancor di più del grande impatto visivo di un quadro simbolo dell’arte italiana: La Vucciria di Guttuso, che simboleggia il mercato come elemento fondante dell’identità italiana e come creatore di relazioni sociali attraverso l’unione di cibo, territorio e persone.
Con gli occhi pieni di tutte le meraviglie che abbiamo e che troppo spesso dimentichiamo, entriamo nella Potenza del Limite. Limite inteso non come ostacolo ma come opportunità.
Solo se si incontrano degli ostacoli si possono cercare e trovare soluzioni e solo attraverso l’innovazione, si può andare verso il futuro, innescando quella scintilla che ci separa dalle fangose acque del passato, sfruttando il nostro bagaglio culturale, paesaggistico e sociale. Ventidue storie di imprese agricole, agroalimentari, artigianali sottolineano la più specifica delle grandezze italiane, la nostra capacità di esprimere il meglio di noi stessi nelle circostanze più proibitive, la potenza più vicina alla virtù del limite.
Queste storie, raffigurate con ologrammi ai lati della sala, vengono simbolicamente raccolte dalle radici dell’Albero della vita, il quale le trasmette con le sue fronde all’intera umanità in senso di condivisione. Ad essere maggiormente affascinati da queste meraviglie tecnologiche, sono proprio i giovani, incuriositi da ciò che le menti dei loro coetanei sono riuscite a concepire.
Il limite poi fa da passerella al futuro, la quarta ed ultima potenza della mostra. Qui l’Italia si propone in un duplice “vivaio”. Prima fisico, con una grande “vasca” a forma di stivale, dove ogni regione ha scelto una pianta rappresentativa del proprio territorio per celebrare la grande biodiversità che caratterizza il nostro territorio. Poi un vivaio intellettuale, il “Vivaio-Scuola”, che ospita ogni giorno quattro appuntamenti in cui gli studenti presentano i progetti sviluppati in classe. Uno spazio fondamentale della mostra che permette di valorizzare i protagonisti del futuro: i ragazzi.
L’Italia di Expo si è voluta raccontare così. Con un percorso denso di pathos e di emozioni. Regalando al visitatore un’esperienza unica.
Per non dimenticare che il pianeta, le persone, i cittadini, si nutrono anche dello stare insieme, pervasi dal saper fare, dalla bellezza, e, grazie alla capacità di innovazione, anche dalla voglia di andare verso il futuro in maniera sostenibile.