Com’è nata FacilityLive e che strumenti offre alle imprese?
FacilityLive nasce dall’idea che un accesso alle informazioni più preciso e più pertinente, quindi più aderente al senso della domanda rispetto alle tecnologie precedenti, potesse essere una scommessa vincente.
Questa idea nasce dopo vent’anni di esperienza nel trattamento delle informazioni nel mondo editoriale con Mariuccia Teroni, co-founder e presidente di FacilityLive.
Oggi FacilityLive è una piattaforma software per il trattamento e l’organizzazione delle informazioni che fornisce alle aziende gli strumenti per strutturare tutte le loro informazioni, spesso provenienti da decine di sistemi fonte che si sono sedimentati nel tempo e che non riescono a parlare tra loro.
In questo modo, grazie alla nostra tecnologia, che ha ottenuto brevetti in 43 paesi nel mondo, le aziende clienti possono avere un unico punto di accesso a ogni tipo di informazione, indipendentemente dal sistema di provenienza, con una user experience estremamente innovativa, che consente di accedere a tutte queste informazioni senza mai spostarsi dalla pagina dei risultati, caratteristica invece comune a tutti gli altri motori di ricerca.
Cosa ne pensa della nuova strategia per un Mercato unico digitale della Commissione?
La strategia per la creazione di un mercato unico digitale è un elemento fondamentale della costruzione di un futuro europeo. Un mercato così ampio e così ricco, composto da oltre 500 milioni di persone contro i 300 degli Usa, può diventare un terreno fertile per la nascita di piattaforme finalmente europee e di un’industria tecnologica continentale.
Noi di FacilityLive stiamo propugnando questa strategia già da tempo. Due anni fa abbiamo deciso di non seguire il cammino, che all’epoca sembrava naturale, verso la Silicon Valley, ma di far crescere la nostra azienda in Europa a partire dall’Italia, dove vogliamo fortemente che rimanga tanto l’azienda quanto lo sviluppo “core” della tecnologia. Il nostro obiettivo per medio-lungo termine è quello di quotarci alla Borsa di Londra dove siamo già membri dell’Elite Programme come prima azienda della storia che è stata ammessa a questo prestigioso programma senza essere nata in UK.
In particolare quale impatto potrà avere sulle startup?
L’impatto del mercato unico digitale sulle startup potrà inoltre essere quello di offrire occasioni di adozione di tecnologia europea da parte delle grandi imprese e delle grandi amministrazioni pubbliche europee.
Questo è quello che sta succedendo a noi: l’adozione è il più grande volano per lo sviluppo per una startup. Il fatto che una grande azienda europea adotti una tecnologia europea è ancora più importante di qualsiasi altro tipo di legge, sovvenzione o supporto che una startup possa avere. L’adozione valida e certifica la tecnologia sul mercato permettendo alle aziende di crescere e di diventare delle grandi realtà del futuro.
Quali sono gli ambiti da migliorare, a livello nazionale ed europeo, per creare un contesto favorevole alle startup?
Sicuramente l’ecosistema, ossia avere delle regolamentazioni fiscali, sulla creazione di posti di lavoro, sulla protezione dell’intellectual property, sul fund raising che siano tali da mettere le startup nelle condizioni di essere competitive. Gli esempi ci sono, la storia c’è, e tutto questo può diventare nei prossimi anni realtà anche grazie alla volontà delle istituzioni. La creazione di questo ecosistema, che comprenda anche investitori europei, strutture che siano in grado di aiutare le startup e università pronte a supportarle, è comunque un cammino obbligato per creare questo tipo di opportunità.
Quali sono state le vostre principali fonti di finanziamento e come intendete mantenere la vostra linea per il futuro?
A oggi il nostro fund raising proviene da capitale privato: industriali, manager, amici, una parte dei dipendenti dell’azienda ci hanno permesso di raccogliere 12 milioni di euro a una valorizzazione che nell’ultimo aumento di capitale è arrivata a 225 milioni di euro. Per il futuro intendiamo ovviamente fare tutti i passaggi che ci consentano di far scalare l’azienda dal punto di vista finanziario e di mercato. Dal punto di vista finanziario apriremo il capitale anche ai grandi investitori internazionali visto che il capitale raccolto fino a oggi è stato tutto italiano. Da un punto di vista di mercato invece, passeremo dal modello “on premises”, ossia dall’installazione della nostra tecnologia presso le grandi aziende, alla disponibilità in “cloud” per ampliare, scalandola sensibilmente, la quantità di strutture e persone che la potranno usare in futuro.
Il polo tecnologico presso cui riside l’azienda è a Pavia, ma la vostra attitudine è europea e internazionale. Avete collaborazioni con altre imprese a livello europeo?
Come ho già detto, siamo nell’Elite Programme del London Stock Exchange e stiamo lavorando con alcune multinazionali europee, con firme globali come ad esempio Accenture, alla creazione di opportunità di business in tutto il mondo, non solo in Europa. E stiamo avendo i primi incoraggianti segnali di richieste di collaborazione più ravvicinata da alcune di esse, poiché noi rappresentiamo per le grandi corporation un punto di vista prezioso sul futuro, dove le informazioni saranno il nuovo “petrolio”.
Il Commissario Oettinger ha annunciato la creazione di una piattaforma europea per l’Industria 4.0. Credete sia importante entrare a far parte di un cluster tecnologico, magari di livello nazionale, per provare a giocare un ruolo in questa nuova partita?
Oggi non ci sono vie da precludere. È importante capire quale sarà il modo per creare questo ecosistema e per sviluppare delle aziende globali del software, e della tecnologia più in generale, a partire anche da piccole città di paesi europei come nel caso della nostra Pavia. Per questo motivo bisogna esaminare ogni tipo di strada nella sua possibilità di essere percorsa.