La rubrica prende spunto dall’omonimo gruppo di Facebook che in poco tempo ha raccolto tantissime testimonianze e richieste di supporto e intende raccontare l’ostinazione e l’orgoglio di chi nonostante tutto vuole superare gli ostacoli e ripartire. In questo numero la testimonianza di Massimo Caronte, titolare con la sua famiglia di un gruppo di aziende tra cui la Soc. EL.C.I. Impianti Srl di Napoli.
Ci racconti la sua azienda.
La principale azienda del gruppo è la Soc. EL.C.I. Impianti, elettricità, citofonia e idraulica. Il ramo citofonia negli anni si è trasformato nella società GECOPRA, che la mia famiglia guida da quattro generazioni. Si tratta di aziende metalmeccaniche con sede a Napoli e ci occupiamo di impiantistica industriale, civile e reti dati. Con noi lavorano complessivamente circa 70 persone. Da alcuni anni siamo parte di un consorzio cooperativo che raggruppa 25 piccole aziende, a copertura di tutto il territorio nazionale, che si occupano in generale di edilizia. Fra l’altro siamo soci anche di due grosse cooperative di Ravenna, cui aderiscono 470 imprese, e così possiamo rispondere anche a gare di appalto di un certo livello e coprire praticamente tutta l’Italia.
Com’è la situazione al momento?
Direi particolarmente critica. Difficoltà nell’accesso al credito ed eccessiva burocrazia, oltre ad un opprimente carico fiscale, rappresentano grandi ostacoli, che complicano ancora di più la situazione di un mercato praticamente fermo con una committenza privata che ha smesso di investire e una committenza pubblica che si incarta nei suoi cavilli.
Quali in particolare gravano sulla vostra attività?
Per quanto riguarda il rapporto con la Pubblica amministrazione, sicuramente le procedure per la partecipazione alle gare di appalto sono la testimonianza più eclatante di come il sistema sia del tutto da ripensare. Per chi opera nel nostro settore questo rappresenta una grande perdita di tempo in termini di documentazione da presentare e di iter da seguire: penso ad esempio alla richiesta di inserire nella busta con la propria offerta lo stesso certificato in più copie, pena l’esclusione dalla gara. Tra l’altro siamo nell’era digitale ed è incredibile che in azienda ci siano persone che debbano dedicare così tanto tempo a fare fotocopie da presentare alle varie amministrazioni.
Altro tema decisamente delicato nel rapporto con la Pa è poi quello dei pagamenti. In generale sempre troppo lenti, fattore che per un’azienda delle nostre dimensioni rappresenta una vera condanna. Basti pensare che da un ente stiamo ancora aspettando il pagamento per un lavoro fatto nel 2008! Con l’esperienza mi sono fatto l’idea che talvolta il problema dipenda anche dall’attenzione e dalla buona volontà di chi gestisce la pratica e questo ovviamente è un comportamento che come imprenditori non possiamo accettare.
Per fortuna abbiamo anche avuto esperienza di amministrazioni pubbliche che hanno saldato il proprio debito in 60 giorni, ma questi casi sono davvero rarissimi.
E il rapporto con le banche?
Vorrei ci fossero più vicine, soprattutto quando le nostre casse non sono più così piene.
Quali sono i vostri competitor?
Le aziende che operano nell’illegalità. Sono i nostri concorrenti più temibili e contro i quali abbiamo davvero scarsa possibilità di successo. Ovvio che chi lavora in nero vince la sfida, perché ha costi molto più bassi degli altri. È come se in una maratona uno dei partecipanti andasse con lo scooter.
Come immagina il futuro della sua impresa?
Ho grossa difficoltà a immaginare questo futuro e da un po’ di tempo “ottimismo” è un vocabolo che non riusciamo a pronunciare, ma ancora oggi la parola d’ordine è “non arrendersi”. Certo, è dura, ma siamo testardi, orgogliosi e con un grande senso di responsabilità. Oggi stiamo perdendo, ma non abbiamo neanche il tempo per scoraggiarci.