di Carlo Bonomi, Presidente Assolombarda, Confindustria Milano, Monza e Brianza, Lodi
Milano è legata in modo indissolubile alla moda. Non solo per la visibilità e la reputazione internazionale che la moda esprime e alimenta, inserendo la città nel pantheon delle “big four” del fashion system con Parigi, Londra e New York, ma anche perché l’industria della moda negli ultimi anni ha saputo rafforzare la propria posizione di leadership internazionale nel bello di alta qualità, mantenendo il nostro Paese sotto i riflettori. Per dare misura del mercato del fashion, basti pensare che considerando i 1424 prodotti in cui l’Italia si colloca dal primo al quinto posto al mondo per migliore bilancia commerciale con l’estero, ben 383 posizioni di eccellenza sono occupate dall’abbigliamento-moda, con un surplus commerciale complessivo pari a 37 miliardi di dollari nel 2016. La propensione internazionale è fortissima, con il 42,9% del fatturato che viene esportato, contro una media del manifatturiero italiano del 36,7%. Con l’aggiunta che i nostri prodotti salgono nella catena del valore aggiunto e ottengono un premium price in quanto performanti, perché più ricchi di creatività, storia e cultura rispetto a quelli dei concorrenti. Un mix unico di bellezza e tecnologia, di manifattura e artigianato, di umanesimo e scienza: una ricetta che vale per tutte le imprese italiane, ma che vale in maniera straordinaria per le imprese della moda. Quando uno straniero pensa alla moda e all’Italia, l’equazione gli restituisce Milano, capitale indiscussa e cuore pulsante dell’effervescenza e dell’avanguardia tricolore nel settore. Per questo ritengo che il sistema del fashion italiano, e anche Milano, non possano e non debbano uscire dai radar della politica per l’importanza che rivestono per la nostra economia. È un settore di cui la politica deve occuparsi. Perché il mercato e i consumatori globali riconoscono nel made in Italy un marchio di qualità, un biglietto da visita del nostro Paese nel mondo. L’Italia ha dato i natali a geni universalmente riconosciuti: Armani, per esempio, può essere accostato per la purezza delle linee a Raffaello; penso poi a Dolce & Gabbana, assimilabili al genio creativo di Leonardo e a Prada che, per eleganza e rigore strutturale, può essere associata a Palladio. Proprio dall’idea di raccontare e valorizzare la bellezza italiana è nata Milano XL, che ha riscosso grande successo e accoglienza di pubblico, esprimendo innovazione e sostenibilità, ingegno, creatività e visione sul futuro che sono il motore alla base del successo della nostra industria nel mondo.