di Luigi Paparoni, Direttore Brand e Identity Confindustria
La cultura è il motore della creatività, accresce la capacità innovativa di un paese e della sua industria, ne aumenta la competitività sui mercati. Di questa traiettoria di sviluppo l’Italia si è dimostrata nel tempo la migliore interprete, grazie a produzioni che riflettono la stratificazione e la ricchezza della propria eredità storica.
Vale per la moda, che spesso si è ispirata all’arte e di cui Milano XL ha rappresentato una manifestazione di successo, vale per molti altri settori, che dalla cultura – intesa come insieme di tecniche e di saperi – hanno tratto e costruito il loro know how di oggi.
Potremmo quasi azzardare un paragone e affermare che la cultura sta alla creatività come la ricerca di base sta alla ricerca applicata: la prima è essenziale alla seconda, è fonte primaria di valore economico per un ampio insieme di settori e filiere.
Accanto dunque al settore “cultura” propriamente detto, che nel nostro Paese dà lavoro a 766mila persone (3,4% dell’occupazione totale italiana), possiamo parlare a ragion veduta di settori fortemente legati al sistema cultura-creatività.
Quali sono gli effetti complessivi sull’economia? L’ultimo rapporto Symbola valuta che il sistema produttivo culturale e creativo rappresenti il 6% della ricchezza prodotta in Italia: oltre 92 miliardi di euro. E il dato è in crescita del 2% rispetto all’anno precedente. Stima, inoltre, che la cultura abbia sul resto dell’economia un effetto moltiplicatore, che porta a 255,5 miliardi di euro il valore complessivo prodotto dall’intera filiera culturale.
A confermare il nesso fra cultura e produzione di ricchezza sono anche i rapporti “Esportare la dolce vita” elaborati dal Centro Studi Confindustria e Prometeia. Le migliori prospettive di crescita per l’export sui mercati mondiali si osservano per quei prodotti che, oltre alla qualità, incorporano la bellezza del patrimonio culturale e del paesaggio italiano, valorizzando al massimo le specificità territoriali.
E proprio territorio è l’altra parola chiave cui il nostro Paese deve guardare. Insieme a cultura e imprenditorialità, infatti, costituisce uno degli asset fondamentali. Nel volume “Le sostenibili carte dell’Italia” tutto questo viene approfondito con ricchezza di dati, ma soprattutto si spiega che lo sviluppo del Paese poggia sulla trasformazione di questi asset in “valori in grado di creare valore”.
Sembra un gioco di parole ma non lo è: alimentare di contenuti e mantenere viva la nostra imprenditorialità, la nostra cultura e i nostri territori significa assicurare il futuro del Paese, generando sostenibilità economica, ambientale e sociale.