Nel Mezzogiorno cresce il numero di Pmi e startup innovative e la presenza femminile nelle posizioni dirigenziali. È quanto rileva l’Executive Summary dell’Osservatorio 4.Manager intitolato “Imprenditori e dirigenti: attori centrali per lo sviluppo innovativo e sostenibile del Mezzogiorno” (elaborato con il coordinamento scientifico di Giuseppe Torre e l’indirizzo generale di Fulvio D’ Alvia, direttore generale di 4.Manager, ndr).
Il rapporto dedica un focus alle Pmi e startup innovative registrate sul sistema delle Camera di Commercio, che ha messo in rilievo che le loro caratteristiche di innovatività hanno determinato una sorta di “parità geografica”. Le stesse, fatta eccezione per differenze non sostanziali sul grado di capitalizzazione delle Pmi delle regioni del Nord, presentano caratteristiche settoriali, di dimensione in termini di classe economica e di addetti e di organizzazione-gestione similari.
Complessivamente risultano attualmente iscritte alla sezione delle Pmi innovative 2.549 imprese, di cui 542 appartenenti al settore Industria. Rispetto alla rilevazione del 2018, quando risultavano iscritte mille Pmi innovative, le imprese si sono quasi triplicate. L’incremento è frutto di una significativa crescita nelle regioni del Nord (+1.283) e una più contenuta crescita sostenuta nelle regioni del Mezzogiorno (+306). Nelle regioni del Centro, invece, si registra una riduzione di 40 unità. La distribuzione geografica delle attuali 2.549 Pmi innovative le vede allocate per il 57,6% al Nord, 19,9% al Sud e 22,5% al Centro. Per quanto riguarda le 542 Pmi appartenenti al settore industriale, la prevalenza, anche in questo caso, è al Nord (60,5%); il Mezzogiorno presenta valori più elevati del Centro, rispettivamente 20,1% e 19,4%.
STARTUP INNOVATIVE, LA FOTOGRAFIA
Complessivamente risultano iscritte alla speciale sezione dedicata delle Camere di Commercio 14.056 startup innovative, così suddivise per area territoriale: 51,9% Nord, 21,6% Centro e 26,5% Sud. Le startup appartenenti al settore industriale sono 2.100 di cui il 56,7% al Nord, il 19,0% al Centro e il 24,3% al Sud e Isole.
Con riferimento alla prevalenza in azienda di donne e giovani, le startup femminili sono maggiormente concentrate al Sud, dove arrivano a rappresentare il 16,7% del totale, seguite da Centro (15,4%) e Nord (12,1%). Per il settore Industria si evidenziano gli stessi valori del totale dei settori (ad eccezione del 16,0% al Mezzogiorno).
IL MERCATO DEL LAVORO
L’osservazione dei dati Unioncamere-Excelsior consente di prendere in considerazione le assunzioni effettuate nell’anno 2022, dalle quali emerge che le assunzioni di dirigenti, per oltre il 50%, hanno interessato le regioni del Nord (7.890 unità).
Nelle regioni del Mezzogiorno il valore assoluto delle assunzioni non supera le 700 unità, con un’incidenza pari a 0,6 dirigenti ogni mille dipendenti. Con riferimento al solo macrosettore Industria, l’incidenza passa dal 7,2 per 1.000 nel Nord (3.090 assunzioni) all’ 1,3 per 1.000 nel Mezzogiorno (190 assunzioni). Per quanto riguarda le entrate, si osserva un flusso che raggiunge le 6.690 unità nel Nord, 2.570 al Centro e 1.880 nel Mezzogiorno. La variazione percentuale 2018-2022 risulta positiva nel Nord (+3,9%) e nel Centro (+39,7%).
QUANTE DONNE DIRIGENTI
Con riferimento all’aspetto della presenza femminile nelle posizioni dirigenziali, le regioni del Mezzogiorno ottengono performance migliori degli altri contesti geografici osservati, nel 2021 la quota di dirigenti donna nel Mezzogiorno si attesta al 22,8%, collocandosi subito dopo le regioni del Centro (24,8%).
Le regioni del Mezzogiorno sono anche quelle più dinamiche, presentando una crescita più alta in termini variazione di punti percentuali della quota di dirigenti donne, che passa dal 17,4% del 2019 al 22,8% del 2021.
LA PANORAMICA NAZIONALE
La lettura dei dati Movimprese mette in evidenza, per il periodo 2018-2022, che nel Mezzogiorno le imprese attive sono cresciute +2,2%. Nell’ultimo Rapporto sulle imprese dell’Istat sulla struttura, sui comportamenti e sulle performance delle imprese si evidenzia come le differenze economiche tra Centro, Nord e Mezzogiorno in Italia siano direttamente riconducibili a quelle relative al numero di imprese sul territorio, alla dimensione delle imprese esistenti e all’orientamento di queste in settori a produttività più o meno elevata.
Il Rapporto mette in evidenza, innanzitutto, la densità di imprese in relazione alla popolazione in età di lavoro (a livello nazionale pari a 121 per mille residenti tra i 20 e i 65 anni), che raggiunge il suo picco di 135 per mille in alcune regioni del Nord e Centro Italia, mentre in altre del Mezzogiorno si assesta intorno o sotto al 100%. Si osserva, inoltre, una differenza in termini di addetti: si va da valori prossimi o superiori al 700% in Lombardia, nelle province emiliane, a Bolzano e Prato, fino a 1.081 nella città metropolitana di Milano, a valori sotto i 250 in Calabria e Sicilia. Tale scenario risulta correlato a una minore presenza di imprese industriali e nei servizi non commerciali.
Le caratteristiche degli assetti proprietari e di gestione delle imprese, d’altra parte, costituiscono un ulteriore aspetto rilevante dal punto di vista economico, per le implicazioni che esse hanno sulla capacità competitiva del sistema produttivo. In particolare, proprio le dimensioni ridotte delle imprese italiane, come anche le problematiche di crescita e di riallocazione settoriale, sono spesso associate alla presenza di strutture organizzative che presentano un modello di controllo e gestione a carattere personale o familiare. Nel 2018 il 75,2% delle imprese con almeno tre addetti risultava controllato, direttamente o indirettamente, da una persona fisica o una famiglia. Tale incidenza sfiora l’80% nelle microimprese (tra i 3 e i 9 addetti), scende al 51% nelle medie imprese (da 50 a 249 addetti) e fino al 37% in quelle di dimensioni maggiori.
Tali indicatori di densità, di dimensione e di assetto proprietario e gestionale sono maggiormente diffusi nei sistemi produttivi delle regioni del Mezzogiorno e potrebbero essere ricondotti a variabili strutturali/comportamentali, che potrebbero concorrere ad un rallentamento nel passaggio generazionale all’interno delle imprese.
Anche in un recente lavoro condotto dalla Banca d’Italia si evidenzia come nelle regioni meridionali siano accentuati i tratti tipici del sistema produttivo nazionale, tra i quali il ruolo preponderante di micro imprese e di attività a controllo familiare, il cui impiego richiede una maggiore complementarità tra capitale umano e capacità organizzative e tecnologiche. Le regioni del Sud, inoltre, risultano specializzate in comparti che presentano minori investimenti in ricerca e sviluppo rispetto al Centro e al Nord, fatta eccezione per le nuove attività di impresa come, ad esempio, le startup.