Sbarcati nell’universo del mobile probabilmente in uno dei momenti storici più complicati per il settore e dovendo inoltre scontare all’inizio lo scotto dell’inesperienza, la famiglia Pazzaglia è comunque riuscita a far prendere progressivamente corpo a Cucinesse – 11 milioni di fatturato nel 2022 a fronte di 40 dipendenti –, idea coraggiosa che già da tempo si è trasformata in solida realtà imprenditoriale. Di base a Montelabbate, in provincia di Pesaro e Urbino, la Pmi marchigiana si è specializzata nella progettazione e successiva produzione di cucine moderne, classiche e living.
“Anche se mio padre Sergio era già nel settore da qualche tempo, la decisione di iniziare un’attività in proprio è arrivata anni dopo, nel gennaio del 1996, quando si è presentata un’occasione allettante – spiega Annalisa Pazzaglia, presidente del consiglio di amministrazione di Cucinesse e che, assieme alla sorella Milena costituisce la spina dorsale dell’azienda –. Mi ero appena diplomata e tutto sembrava quasi un gioco: fatti i cataloghi, scelti i materiali e assunti due dipendenti siamo partiti per un viaggio che almeno io ho iniziato ad affrontare con l’incoscienza dei miei diciannove anni”.
Un periodo, quello vissuto in azienda nei primi tempi, che Annalisa ricorda come una sorta di iniziazione industriale per chi, come loro, “si era di fatto inventato imprenditore” e doveva confrontarsi anche con competitor di tutt’altro peso specifico. “Devo dire che soffrimmo parecchio per capire le dinamiche di settore, ma poi portando in azienda le persone giuste e prendendo decisioni che si sono poi rivelate altrettanto azzeccate, Cucinesse ha spiccato il volo verso un’altra dimensione, allargando progressivamente il perimetro d’influenza commerciale per raggiungere pure i mercati internazionali”.
L’impresa marchigiana, che non vende direttamente al pubblico ma a clienti rivenditori di mobili, cominciò a crescere a ritmi sostenuti in un frangente in cui, invece, alcune grandi aziende di zona del settore furono costrette a chiudere. “Era cambiato il modo di vedere soprattutto i mobili da cucina e probabilmente noi piccoli siamo stati capaci di intercettare le nuove esigenze degli italiani – sottolinea Pazzaglia –. Se in precedenza c’era sul mercato un prodotto quasi standard, con poche differenze tra le case produttrici, da quel momento in avanti è cambiato tutto: abbiamo dovuto adeguarci rapidamente alle tante innovazioni, personalizzazioni richieste nel mondo delle cucine. E se noi siamo riusciti ad ammortizzare il colpo, chi aveva assoluto bisogno di mettere assieme un grande fatturato spesso non ha avuto la forza per andare avanti”.
Marcate modifiche del prodotto che hanno richiesto pure un upgrade strutturale per Cucinesse, chiamata ad adeguarsi in fretta ai nuovi desideri del pubblico. “Per noi è stato sempre fondamentale e lo resta tutt’ora un approccio tailor made al lavoro giornaliero. Qualsiasi cucina è una cosa a sé, considerato che ogni casa o famiglia ha necessità ovviamente diverse. Ad un certo punto della storia di Cucinesse c’è stato bisogno di fare uno sforzo notevole per poter offrire al cliente una consistente quantità di misure, moduli, accessori e colori, aspetto tecnico con cui prima non avevamo mai avuto a che fare. Adesso trattiamo un prodotto per certi versi ingegneristico e posso garantire che la giornata tipo è super impegnativa. Anche per questo con i rivenditori dialoghiamo periodicamente, standogli a fianco e supportandoli affinché la vendita possa andare in porto”.
Un modo di gestire non solo il lato commerciale che ha consentito alla Pmi di Montelabbate di fidelizzare la propria clientela attraverso una costante cura dei rapporti interpersonali. “Per noi è da sempre importantissimo mettere l’attenzione dovuta sui feedback che ci arrivano dai rivenditori, perché uno dei punti di forza delle piccole realtà industriali come Cucinesse è proprio quel dialogo che le grandi aziende magari fanno maggiore fatica a mantenere aperto”, chiarisce la presidente del consiglio di amministrazione prima di andare ad analizzare anche le prospettive export dell’impresa marchigiana. “La nostra presenza sui mercati esteri è iniziata sei, sette anni fa e progressivamente il fatturato che arriva da oltreconfine è cresciuto fino a raggiungere il 20% odierno. Qualche giorno fa eravamo in trasferta a Dubai, mentre le cucine che produciamo sono già apprezzate in tutta Europa, Pakistan, Turchia, Stati Uniti, Marocco, Israele e Spagna, solo per citare i mercati più forti. Diversificazione geografica fondamentale per non avere problemi in caso di eventi negativi di qualsiasi tipo”.
Concentrati più sulle cucine moderne, le più richieste, che sulle versioni classiche, gli sforzi della famiglia Pazzaglia si sono indirizzati da qualche tempo pure sulla certificazione di un bilancio di sostenibilità che dovrebbe concretizzarsi nel giro di un quinquennio. “In più abbiamo conseguito il certificato ambientale Fsc e acquistato un capannone vicino per ampliarci, visto che eravamo arrivati ad uno stato di saturazione degli spazi capace di impedirci di crescere ulteriormente”, conclude Annalisa Pazzaglia.
(nella foto di copertina, da sinistra: Milena, Sergio e Annalisa Pazzaglia)