Intervista a Giorgio Possio e Renato Abate, rispettivamente Vice Presidente di Piccola Industria e Presidente Piccola Industria Campania
Quale è stata la vostra esperienza sulla divulgazione della Lean Education?
Possio L’esperienza, ormai più che quinquennale, nasce nel 2010 quando, dopo il successo del programma lean per le imprese presso l’Unione Indutriali di Torino, ci siamo resi conto che sarebbe stato opportuno intervenire anche a monte, ovvero nella scuola e nelle università.
Così abbiamo incaricato la Scuola Camerana, un’agenzia di formazione professionale della nostra associazione, di realizzare un kit di formazione lean di tipo esperienziale, destinato al mondo dell’education e che fosse di semplice gestione.
Il progetto prevedeva innanzi tutto la formazione dei “formatori”, ovvero gli insegnanti, i quali avrebbero poi proposto il tema agli studenti. Il modello doveva essere economico, sostenibile e adattabile alle esigenze delle diverse scuole: dopo la formazione, infatti, gli insegnanti sarebbero stati totalmente autonomi negli anni successivi. Ebbene, possiamo dire con orgoglio che è andata proprio così: ad oggi sono stati erogati cinque corsi di addestramento professori, quattro per le scuole superiori e uno per l’Università e il Politecnico di Torino.
La “filosofia” lean ha, infatti, caratteristiche di trasversalità, che la rendono applicabile in tutti i contesti lavorativi e quindi anche nei contesti educativi. L’attenzione allo sviluppo delle persone vede, inoltre, un parallelo forte tra gli obiettivi delle aziende e quelli delle scuole.
Abate La mia esperienza è molto recente. Grazie ai Seminari de L’Imprenditore sul Lean Thinking, che stiamo portando con successo sul territorio nazionale fin dal 2014, ho avuto modo di condividere con Giorgio il progetto della Scuola Camerana di Torino. Ho deciso allora, profondamente convinto della sua valenza, di realizzarlo nella mia associazione territoriale di Avellino.
Lo scorso settembre il corso è stato erogato a 15 professori di cinque istituti tecnici di tutta la provincia avellinese, riscuotendo un notevole successo.
I docenti stanno già mettendo in pratica gli insegnamenti ricevuti inserendo, all’interno dei loro programmi scolastici, formazione specifica su concetti lean.
Presidi, insegnanti e alunni. Che feedback potete raccontarci?
Possio I presidi hanno riscontrato subito molto valore nel lean, tanto che in diversi casi hanno loro stessi partecipato ai corsi: hanno colto il valore per l’occupabilità dei ragazzi, ma anche, per loro stessi, nella gestione della loro scuola. Più recentemente ne hanno anche capito la potenzialità per soddisfare gli obblighi dell’alternanza scuola-lavoro.
Gli insegnanti sono stati il
vero motore del programma: durante la formazione, dopo un iniziale momento di comprensibile scetticismo, si sono immersi nella materia con entusiasmo e impegno. È grazie al loro trascinante passaparola che oggi possiamo contare oltre 80 insegnanti “abilitati”, in istituti tecnici, professionali e licei, gli ultimi ad aderire ma tra i più appassionati.
Per gli studenti è stata un’esperienza unica.
Molti insegnanti ci hanno detto: “Prima non ero mai riuscito a farli stare così attenti”. Il segreto è semplice: i ragazzi imparano divertendosi e imparano facendo.
Il modulo didattico è infatti molto vario, alterna lezioni frontali con video brevi, giochi, simulazioni, riflessioni e così via. Si parte dalla pratica per arrivare alla teoria.
Abate Il corso ad Avellino è partito nel più totale scetticismo dei professori, i quali sulla base di esperienze pregresse, lamentavano la scarsa qualità della formazione a cui erano sottoposti e temevano di essere stati chiamati all’ennesimo corso inutile.
Via via che partecipavano alle giorn
ate di formazione lean, il loro atteggiamento è cambiato, avendo avuto modo di testare la grande fruibilità della materia, che propone anche giochi interattivi che permettono di “imparare giocando”.
La più grande soddisfazione è arrivata proprio dalla voce dei professori, alla fine del corso: “Finalmente una formazione di qualità, e si vede che è gestita da Confindustria!”
La conseguente, positiva pubblicità dei primi quindici partecipanti, il loro passa parola, ha fatto sì che altri docenti, spontaneamente, rivolgessero alla nostra sede di Confindustria Avellino la richiesta di partecipare a successive edizioni del corso. E quando un’iniziativa riceve tali apprezzamenti, si capisce che siamo sulla buona strada.
La Lean Education può dare un contributo all’alternanza scuola-lavoro? Di che tipo?
Possio In generale, la Lean Education serve a fornire agli studenti quella mentalità organizzativo-gestionale sui processi operativi, di cui spesso sono sprovvisti, soprattutto se provengono dai licei.
L’alternanza scuola-lavoro è una metodologia che riconosce il valore formativo del lavoro e quello dell’impresa come luogo di insegnamento/apprendimento.
È un percorso che si svolge sia in azienda, sia a scuola.
La Lean Education può contribuire in entrambi i casi: a scuola con i moduli formativi, che coinvolgono l’intera classe, diventa attività propedeutica allo stage (3° o 4° anno) ed è adatta a ogni tipo d’impresa, data la grande trasversalità del modello lean; in azienda permette allo studente di inserirsi meglio, specialmente nelle imprese impegnate nella trasformazione lean.
Infine, il tema lean ben si presta a percorsi di “Impresa Formativa Simulata”, nei quali intere classi di studenti simulano situazioni d’impresa, operando sia fuori (prevalentemente) che dentro l’impresa stessa.
Grazie alla grande varietà di opzioni, la Lean Education si dimostra uno strumento efficace per l’alternanza.
Abate La Lean Education è uno strumento che si può inserire in maniera perfetta all’interno di un percorso di alternanza scuola-lavoro, in quanto fornisce agli studenti i rudimenti delle tecniche di organizzazione aziendale.
I ragazzi che si avvicinano ai concetti lean beneficiano di insegnamenti specifici che trovano applicazione quando verranno inseriti nell’ambito di stage formativi nelle imprese.
Senza dimenticare che possono entrare in realtà aziendali che operano in ambito lean e quindi testare sul campo l’applicabilità della materia con la quale hanno già preso confidenza. In aziende diverse, invece, dove non si utilizzano principi lean, i ragazzi potranno svolgere un ruolo attivo, stimolando l’imprenditore verso il cambiamento.
Prospettive e progetti futuri. Cosa c’è in cantiere?
Possio Il successo del programma di Lean Education è risultato nella costituzione di una rete di scuole e università denominata Lean Education Network Torino, che guida le attività e i progetti di sviluppo. Ogni anno si svolge un seminario in cui scuole e università confrontano progetti ed esperienze didattiche, che denotano grande creatività e passione per l’argomento.
Il network ha già integrato il modulo base di 16 ore portandolo a 24; altre sessioni verranno aggiunte nel 2017 per raggiungere un totale di 40 ore. Si stima che, a pieno regime, ciò permetterebbe, con la sola formazione in aula e sul solo territorio di Torino, di totalizzare ben oltre 50mila ore-studente di alternanza scuola lavoro, oltre a dare ovviamente ai ragazzi una formazione completa sul tema.
Siamo particolarmente felici e onorati di aver messo a disposizione di altre territoriali del sistema Confindustria la nostra esperienza e di riscontrare lo stesso successo da parte dei dirigenti scolastici, insegnanti e studenti di altri territori.
Ci dà fiducia per il futuro.
Abate Nell’ambito del format dei nostri Seminari de L’Imprenditore, quest’anno abbiamo dedicato un focus specifico alla Lean Education, curato da Giorgio Possio, che parla alla presenza non solo di imprenditori ma anche di presidi e dirigenti scolastici invitati a partecipare e ad approfondire, con le strutture di Confindustria, possibili ambiti di sviluppo e applicazione dei principi lean nei loro istituti.
L’interesse riscontrato ci stimola a continuare, con un approccio di crescita e miglioramento continuo anche in questo senso.
In particolare vorrei esprimere la mia grande soddisfazione per aver portato la Lean Education ad Avellino, la mia città, sulla scorta degli eccellenti risultati che il progetto sta avendo a Torino. È mia ferma intenzione fare attività di “marketing” di questa “best practice”, cercando di coinvolgere tutte le provincie campane – ci sono già riuscito con Salerno – e, perché no, anche altre regioni.
Siamo una classe dirigente “consapevole” ed è nostro compito contribuire a migliorare il paese.
Possiamo farlo partendo dalla formazione di chi, in futuro, il paese dovrà guidarlo.