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I beni “belli e ben fatti” (Bbf) sono quei prodotti industriali che incorporano la bellezza del Paese e la qualità dei materiali e delle lavorazioni che le imprese italiane hanno ricercato e affinato nel corso del tempo. Attraverso questi beni è possibile “esportare la dolce vita” italiana, ossia far rivivere nel percepito del consumatore mondiale il sogno, le emozioni che il celebre film di Fellini ha saputo evocare in modo così unico e permanente nella memoria collettiva.
Dal punto di vista statistico il Centro Studi Confindustria e Prometeia, con la collaborazione dell’Istat, hanno identificato un metodo in grado di monitorare l’andamento di questo specifico insieme di prodotti che fanno capo ai macro-settori dell’alimentare, della moda, dell’arredamento.
Prodotti di fascia medio-alta che sono esportati solamente da 17mila imprese, ma che rappresentano il 20% delle esportazioni manifatturiere dell’Italia e riescono a spuntare mediamente un prezzo superiore del 20% rispetto a quello dei concorrenti. Ora che, allentato il morso della crisi, finalmente nei mercati avanzati si torna a spendere, si amplia lo spazio di manovra delle imprese italiane del Bbf e si rimette pienamente in gioco il loro caratteristico “talento empatico”. Un tratto cruciale per sintonizzarsi con un consumatore che, se è riemerso dalle ristrettezze, non è comunque più quello di prima.
Nuovi bisogni si intravedono sotto il pelo dell’acqua: come intercettarli e trasformarli in offerta di prodotti e servizi, in ulteriori redditizie nicchie di mercato? Le opportunità non mancheranno.
Nelle previsioni alla base dell’ottava edizione dello studio “Esportare la Dolce Vita”, nei sei anni dal 2017 al 2022 i 31 mercati avanzati analizzati importeranno dall’Italia 70 miliardi di euro di prodotti “belli e ben fatti”, rispetto ai 59 del 2016; quasi 12 miliardi in più, una crescita del 20%.
Ma qual è la formula vincente su cui far leva per concretizzare queste opportunità?
Cultura e saper fare, estetica coniugata a capacità tecnica e tecnologia sono sempre state le colonne portanti del Bbf italiano, che ha saputo trovare il punto di equilibrio tra bellezza e utilità, tra fascino e funzione.
L’Italia ha tre asset fondamentali da giocare per inventare nuovi prodotti, ma anche nuovi valori e significati senza perdere di vista il punto di ancoraggio al modello di successo del Bbf: il patrimonio culturale unico al mondo per dimensioni e qualità; il paesaggio incantevole, variegato, modellato nei secoli dall’instancabile lavoro dell’uomo, denso di saperi accumulati; la vocazione manifatturiera.
Nell’edizione di quest’anno viene presentato, seconda grande novità, uno scenario più ambizioso rispetto a quello base in cui si ipotizza che i settori Bbf italiani riescano non solo a conservare ma addirittura ad aumentare le quote di mercato, guadagnando ulteriori 6,9 miliardi di euro, portando il valore dell’import dal Bel Paese a 76,9 miliardi nel 2022 cosicché la crescita totale salirebbe al 31%.
L’aumento è calcolato applicando all’Italia in ogni settore Bbf lo stesso guadagno di quota registrato nei primi sette mercati avanzati dal paese che ha avuto la migliore performance durante il periodo 2011-2015 (dalla stessa Italia nel caso sia stata già il best performer).
La credibilità di questo secondo scenario risiede proprio nell’ipotizzare dinamiche già realizzate nella storia recente e nello scegliere tra i concorrenti con cui confrontarsi solo paesi simili all’Italia per collocamento di fascia di mercato e struttura dei costi. Quindi, se, ad esempio, l’alimentare Bbf italiano riuscisse nei prossimi sei anni ad avere la stessa performance che ha avuto negli ultimi quattro anni la Francia negli Stati Uniti o la Spagna in Francia, potrebbe guadagnare oltre un miliardo in più di maggiori vendite estere in questi due soli mercati.
Opportunità concrete e a portata di mano, certo a costo di grande determinazione e impegno individuale e collettivo.
Una leva notevole è costituita poi dalla sinergia tra Bbf e turismo internazionale. Ai mercati avanzati è riconducibile la porzione di gran lunga prevalente degli arrivi in Italia dall’estero (per affari e per piacere).
Germania, Stati Uniti e Francia occupano, in particolare, le prime tre posizioni per provenienza, con complessivamente circa venti milioni di arrivi all’anno. Questi visitatori sono tutti potenziali clienti e soprattutto ambasciatori del Bbf italiano una volta rientrati in patria. Gli americani, in particolare, mostrano una chiara predilezione per l’Italia, scegliendola come meta di destinazione preferita in Europa. Il Bel Paese soddisfa la loro inclinazione per la cultura, primo elemento di cui tengono conto i turisti statunitensi nel programmare i viaggi; Roma, Venezia, Firenze e altre città d’arte esercitano un grande fascino. Inoltre, tra i paesi di provenienza dei visitatori alto-spendenti, gli Stati Uniti generano il più alto valore di acquisti: 4,3 miliardi nel 2015 (ultimo anno disponibile), con una media di 1.166 euro di spesa pro-capite.