L’incontro è stato sviluppato seguendo “il filo rosso” dei temi dell’esposizione universale, dimostrando così come il Lean thinking sia più di un modus operandi aziendale, capace di costituire un approccio rivoluzionario a qualsiasi processo, indipendentemente dal campo di applicazione.
Giorgio Possio, vice presidente Piccola Industria, ha coordinato i lavori della giornata, aperta dall’intervento del direttore della nostra rivista e presidente del Comitato Piccola Industria Piemonte, Carlo Robiglio.
La platea, numerosa e attenta, era composta dai ragazzi di tre istituti scolastici arrivati dal territorio piemontese: l’Itis G. Fauser di Novara e l’Itis Pininfarina e l’Iis Romolo Zerboni di Torino. Oltre settanta giovani che stanno già seguendo all’interno delle loro classi un percorso didattico innovativo sulla produzione snella nella convinzione che, come ha ricordato il vice presidente Possio, la scuola sia il luogo ideale ed emblematico della filosofia lean: un luogo di costante apprendimento e miglioramento, un ambiente in cui il lavoro su se stessi e la ricerca di soluzioni più efficienti rappresentano una sfida quotidiana.
Ai ragazzi i relatori hanno voluto sottolineare che l’approccio lean può anche essere, tramite la riduzione degli sprechi e ottimizzazione del tempo e delle risorse, un aiuto concreto per creare valore anche per chi ne ha più bisogno.
Andrew MacMillan, ex direttore Field Operation della Fao, ha portato l’esempio del problema della fame: in presenza di una produzione sufficiente per soddisfare tutta la popolazione mondiale è lo spreco e la scorretta allocazione delle risorse che portano quasi 800 milioni di persone a non avere abbastanza di cui nutrirsi. “Una follia umana ed economica”, così definita dal relatore, che tramite una diversa gestione delle risorse potrebbe essere evitata.
Un esempio di azione concreta è stato presentato da Laura Carriero di Save the Children Italia. Tramite il racconto di due interventi realizzati dalla Onlus, ha dimostrato come piccole azioni (una mucca da latte o un favo di api) possano portare allo sviluppo di una cultura dell’imprenditorialità sostenibile anche in paesi in difficoltà, permettendo l’autosufficienza alimentare.
Secondo Anna Possio, Lean Coach di Assocam-Scuola Camerana, il “Lean diventa green e social, così come viceversa interventi green e social si inseriscono perfettamente in una logica di lean management, mettendo al centro la risorsa umana come vero motore del cambiamento”.
È questa una conferma dell’indissolubile collegamento tra impresa, gestione aziendale e territorio, la dimostrazione che, consapevole del suo ruolo sociale, l’imprenditore guarda sempre più oltre i confini della propria azienda per impegnarsi in prima persona nella comunità, apportando il suo know-how e la sua esperienza.