Una fotografia di come sta cambiando il sistema produttivo, nella quale si inserisce un’importante trasformazione della nostra confederazione: la riforma pesenti. In questo numero abbiamo ascoltato una voce del sud e una del nord: Giacomo Riina, direttore di Confindustria Palermo, e Massimo Sola, direttore generale di Confindustria Genova.
Quale la situazione dell’economia locale?
Sola L’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Genova sulle previsioni di andamento dell’industria locale nel quarto trimestre del 2014 segnala un deciso peggioramento del clima di fiducia rispetto alle precedenti rilevazioni che avevano segnalato un limitato ottimismo. Le vendite complessive delle imprese industriali hanno ristagnato: il positivo contributo apportato dal componente estero della domanda si è accompagnato alla perdurante diminuzione di quella interna. In particolare, l’indicatore riferito all’export ha un saldo finale peggiore dalla fine del 2009. Analogamente, gli indicatori di fatturato e produzione annullano i progressi faticosamente raggiunti negli ultimi dodici mesi, pur attestandosi su livelli superiori a quelli del 2013.
La debolezza della domanda, l’incertezza del quadro previsivo, la stagnazione delle fonti interne del finanziamento e la cautela del sistema bancario nel fornire fonti esterne hanno continuato a penalizzare la cumulazione di capitale. Rispetto ai piani formulati a inizio anno che preannunciavano una stabilizzazione degli investimenti hanno prevalso i giudizi per una revisione al ribasso rispetto a quelli orientati al rialzo.
Riina La recessione è il frutto della più generale crisi sistemica che investe l’Italia e l’Europa, ma a Palermo ha trovato un terreno fertile, ha generato costi sociali, ambientali e da congestionamento delle infrastrutture e dei servizi. Ha piegato le forze produttive del territorio, ha messo in difficoltà, in certi casi drammatiche, le aziende del settore industriale, dell’agricoltura e della manifattura.
Il sistema produttivo locale è caratterizzato dalla piccola impresa, operante spesso in settori e condizioni di mercato marginali. E dunque circa l’85% della ricchezza prodotta si concentra nei servizi.
Parallelamente allo sviluppo del settore dei servizi si è assistito a un processo di deindustrializzazione in un tessuto produttivo già ampiamente terziarizzato e composto di piccole e piccolissime realtà produttive. L’insieme di tutti questi fattori ha impedito e tuttora impedisce di realizzare la necessaria massa critica di grandi progetti di investimento, in grado di produrre innovazione, filiere produttive, imprenditorialità e occupazione.
In altri termini, nella realtà produttiva di Palermo, si assottigliano i fattori in grado di generare sviluppo endogeno e crescita aggiuntiva.
Quali i punti di forza del vostro sistema imprenditoriale?
Sola A livello settoriale si registra un miglioramento del clima di fiducia nelle imprese operanti nel settore metalmeccanico, l’unico nel quale le aspettative sulle esportazioni sono in significativo rialzo. I saldi tra ottimisti e pessimisti sull’andamento del fatturato e della produzione si attestano su livelli superiori alla media degli ultimi nove mesi; l’indicatore riferito agli ordini è in flessione rispetto ai valori registrati nella precedente rilevazione, anche se permane il segno positivo.
Le industrie alimentari esprimono indicazioni ottimiste sulla produzione, il fatturato e gli ordini, anche se non prevedono un aumento dell’attività verso la clientela estera. Le industrie operanti nel settore della cantieristica navale e nel comparto della nautica da diporto esprimono indicazioni lievemente positive non registrando però ancora ricadute in termini di livelli occupazionali.
Riina Sicuramente il turismo, viviamo in Sicilia, terra ricchissima di beni culturali e di patrimonio artistico.
Nonostante le criticità di cui finora abbiamo parlato, in provincia si registrano alcuni spiragli di potenziale crescita e competitività. Uno dei settori in cui si respira l’aria di questa possibilità è rappresentata dall’industria della cultura e della creatività.
Attualmente oltre un quarto degli occupati nei paesi avanzati lavorano in campi come la scienza, l’ingegneria, la comunicazione, ma anche l’arte, la musica, la cultura, il design. La presenza di una grande area urbana come Palermo, così ricca di patrimoni culturali, ne favorisce assolutamente lo sviluppo, perché crea domanda per soluzioni innovative in tutti gli ambiti di attività.
Questo ambito si può considerare ancora una terra vergine, largamente inesplorata dall’economia provinciale (3% del valore aggiunto locale; Italia 4,9%). Si ravvisa, dunque, un margine di sviluppo interessante, che può creare occupazione aggiuntiva nelle fasce giovanili a più alto titolo di studio.
Quali invece i settori che presentano maggiori criticità?
Sola Il comparto dell’automazione, dell’elettronica e delle telecomunicazioni mostra una flessione degli scambi con l’estero, con previsioni negative sull’attività in genere.
Risultano contrastanti le aspettative nei settori chimico/farmaceutico e della plastica e gomma: a una sostanziale stabilità dei livelli produttivi e del fatturato si contrappone il calo degli ordinativi a breve termine e quello, seppur leggero, delle esportazioni.
Le imprese impiantiste e le aziende operanti nella manutenzione denunciano una diminuzione dell’attività produttiva e, soprattutto, degli ordinativi.
Il comparto delle costruzioni continua a registrare un calo delle attività: le imprese operanti nel settore denunciano un’ulteriore riduzione degli investimenti con forti ricadute negative in termini di livelli occupazionali.
Riina Negli ultimi anni abbiamo riscontrato il ridimensionamento nonché la cessazione di molte attività manifatturiere che facevano parte dell’indotto delle grandi imprese industriali, tanto per fare qualche esempio il settore dell’automotive, quello agroalimentare e quello delle telecomunicazioni.
Scomparse le grandi aziende, sono venute meno o vivono grandissime difficoltà le piccole dell’indotto.
E poi, imponente la crisi dell’edilizia, dovuta principalmente al blocco delle opere pubbliche.
Quali interventi sarebbero necessari?
Sola Genova e l’Italia si trovano di fronte a una crisi strutturale senza precedenti. D’altra parte, i numeri ci danno conto di come la crisi, scoppiata nel 2008, abbia soltanto accelerato un processo già in corso da molto tempo e che può essere riassunto nella progressiva perdita di produttività, nell’ipertrofia di un sistema pubblico che genera debito, nell’ingessatura di un sistema economico che di fatto ha smesso di crescere.
A Genova e in Liguria rispetto al 2007 il valore aggiunto è sceso dell’8% (ma il valore aggiunto prodotto nell’industria è crollato del 20%), l’occupazione del 5%, mentre il tasso di disoccupazione è raddoppiato sfiorando il 10%.
Non è pessimismo, che nulla ha a che vedere con l’osservazione della realtà, piuttosto con l’idea che non ci sia nulla da fare per migliorare la situazione. Pertanto l’attività di Confindustria Genova, in questi ultimi mesi, si è concentrata non tanto sulla descrizione scientifica della crisi, quanto sui motivi che l’hanno generata, affinché dall’analisi possano scaturire elementi utili per le azioni da compiersi nel futuro. Un insieme di oneri diretti e indiretti che gravano sulle imprese (dal peso della burocrazia all’abnorme pressione fiscale, comprese le penalizzanti modalità di applicazione), l’elenco degli innumerevoli progetti bloccati o ritardati nella loro attuazione, col perdurante gap infrastrutturale che ne deriva, posizioni sindacali inutilmente conservative, un sistema istituzionale inadeguato che perpetua processi di decisione inefficaci, dal florilegio di inchieste e provvedimenti giudiziari, il peso crescente della criminalità organizzata.
Le conseguenze sono evidenti: maggiori costi per le imprese e tendenza alla “fuga”, tanto dei cervelli quanto delle imprese stesse, disincentivo agli investimenti e cronica sottocapitalizzazione delle aziende con freno alla crescita dimensionale, perdita di capacità produttiva, obsolescenza tecnologica.
Riina Primo di tutto le infrastrutture: la Sicilia, e dunque Palermo, paga il prezzo di una distanza e della sua natura insulare. Poi servirebbe una grossa lotta alla burocrazia e una svolta decisiva per risolvere l’annoso problema del pagamento dei debiti da parte della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese fornitrici.
E poi bisognerebbe agire per un miglioramento della qualità della spesa dei fondi strutturali e per la loro relativa accelerazione; senz’altro è auspicabile un intervento deciso rivolto alla drastica riduzione delle diseconomie del territorio, con particolare riferimento alle infrastrutture di trasporto, alle utilities per le imprese e ai costi energetici; in più ritengo necessario il miglioramento del circuito del credito, soprattutto per le piccole e medie imprese, e la consequenziale riduzione del costo del denaro.
E poi, l’unione fa la forza e dunque sarebbero da intensificare tutte le politiche atte a favorire le aggregazioni di imprese (filiere produttive) e lo sviluppo di strategie di marketing territoriale.
Vi sono particolari iniziative avviate dalla vostra associazione a sostegno del sistema?
Sola È evidente che le scelte che Confindustria Genova e tutte le istituzioni pubbliche e i soggetti privati sono chiamati a fare oggi presuppongono la volontà di porre fine a questo stato di cose, anzitutto attraverso la definizione di un metodo nuovo per assumere le decisioni e quindi attraverso la capacità di dar seguito alle decisioni assunte nell’azione quotidiana.
Il “nuovo metodo” che Confindustria Genova ha proposto recentemente è quello che fa leva sulla messa a sistema delle competenze che, anche in tempi di crisi, esistono e possono contribuire a costruire una realtà diversa se affrancate dalla logica dell’appartenenza, della rendita, del tornaconto personale.
Come Confindustria Genova stiamo cercando di reagire responsabilmente secondo questo metodo.
Anzitutto, attraverso la creazione di una composizione dei nuovi organi esecutivi che, come in ogni buona squadra, privilegia la valorizzazione delle diverse competenze presenti in ambito associativo grazie a un ampio ricorso alla delega per materia, unita alla condivisione degli obiettivi e dei risultati. Ciò permette di guardare con fiducia a prospettive favorevoli di sviluppo delle diverse filiere produttive grazie a una relazione positiva tra grandi e piccole imprese, ma anche di mettere queste risorse a disposizione dell’intero sistema economico genovese, a cominciare dal prossimo rinnovo della presidenza camerale.
Riina Confindustria Palermo agisce a sostegno delle imprese attraverso la promozione e lo sviluppo del territorio, con interventi in prima linea.
L’associazione ha redatto recentemente un masterplan per il rilancio della città di Palermo e dunque della sua economia.
Ha individuato alcune grandi opere da portare avanti. E ora si sta muovendo perché questi progetti non restino sulla carta, ma diventino infrastrutture sociali e culturali della città.
Parliamo ora della Riforma di Confindustria. Quali sono gli aspetti a suo giudizio più importanti?
Sola La forte valenza della Riforma Pesenti è che, come le altre precedenti riforme proposte in Confindustria, gli imprenditori hanno saputo anticipare i nuovi assetti istituzionali che la politica sta portando avanti da tempo. In particolare, attraverso gli auspicati processi di aggregazione fra le associazioni territoriali che tendono a valorizzare il ruolo delle Regioni riconoscendolo centrale per le politiche di sviluppo e crescita del paese e delle imprese.
Riina Viviamo in un paese in cui da anni si parla e si sente parlare solo di riforme. Della burocrazia, della Pubblica amministrazione. Ecco, noi – che siamo un’associazione privata – pur senza averne alcun tipo di obbligo, ne abbiamo sentito l’esigenza.
Abbiamo sentito, studiato, organizzato e varato una riforma che consentirà: lo snellimento delle gerarchie, la velocizzazione di molte procedure, il consolidamento della rappresentanza e della rappresentatività sul territorio. Con tutto ciò diventeremo una struttura al servizio delle imprese, ancor più di quanto non lo siamo oggi.
Quali quelli dove invece sarebbe stato necessario uno sforzo in più?
Sola Mi sembra di poter evidenziare la scarsa importanza che viene assegnata alle Città Metropolitane, driver dell’innovazione e motori dell’economia nazionale.
La competizione globale per l’attrazione e gli investimenti impone in tutto il mondo il tema della competitività urbana che infatti è sempre al centro dell’attenzione, sia nell’analisi economica che nelle politiche pubbliche. L’attuazione della legge sostitutiva delle Città Metropolitane è un’occasione imperdibile che porterà anche riflessi sulle Confindustrie territoriali, sedi delle Città Metropolitane stesse. Si può prevedere, infatti, che le Città Metropolitane potranno costituire un’occasione di innalzamento della capacità di rappresentanza e di proposta delle nostre organizzazioni, che potranno essere protagoniste di una nuova visione condivisa dello sviluppo delle Città e del loro posizionamento competitivo nella sfida globale tra territori.
Riina Il sistema confindustriale è molto ampio e articolato. Certamente la riforma consentirà di trovare la giusta sintesi e la perfetta coniugazione delle diverse esigenze tra tutte le anime nei territori e nelle categorie.
Una modifica radicale e sostanziale come quella che stiamo vivendo necessariamente porta fasi di transizione, momenti di passaggio, mutamenti e mutazioni, e io sono certo che tutto ciò avverrà nel migliore dei modi.
Favorire i processi di aggregazione fra le componenti del Sistema è uno dei punti nevralgici della Riforma. Prevede con la sua associazione di aderire nel breve periodo a questo processo?
Sola Confindustria Genova è particolarmente impegnata a dar seguito alla Riforma Pesenti. Stiamo attuando un processo di aggregazione tra la nostra associazione e l’associazione di Imperia, che ci auguriamo possa essere estesa anche alle associazioni industriali di La Spezia e Savona.
Si tratta di un processo che riteniamo necessario per dare maggiore forza alla rappresentanza imprenditoriale, efficienza dei servizi alle imprese, sostenibilità economica e quindi autonomia. Un processo di aggregazione che ci vede disponibili all’estensione ad altre associazioni di impresa che si riconoscano degli stessi valori e negli stessi obiettivi.
Il progetto di integrazione con Confindustria Imperia sta subendo, in queste settimane, una fase di approfondimento per la definizione del nuovo Statuto e dell’armonizzazione delle rispettive strutture organizzative, in attesa che vengano definiti dalla Commissione di implementazione della Riforma Pesenti le linee guida per la redazione dei nuovi Statuti associativi e dei Regolamenti attuativi.
Riina L’aggregazione rappresenta prima di tutto un punto di forza per le associazioni territoriali, e consentirà loro di aumentare la forza della propria voce sul territorio, il peso specifico della propria rappresentanza nei confronti degli stakeholder e a migliorare i servizi e l’efficienza del Sistema nei confronti dei propri associati.
Certamente, dunque, aderiremo a questo processo, l’ipotesi è di un’aggregazione verso un soggetto a perimetro regionale. Il risultato sarà senz’altro migliore in termini di efficienza, di amplificazione della rappresentanza e della rappresentatività di ogni singola impresa, sul nostro territorio come su quello di tutte le altre territoriali.
Concentreremo i servizi, li potenzieremo, li porteremo a uno standard di efficienza notevolmente migliore.
Con la Riforma nasce il Consiglio delle Rappresentanze regionali e per le Politiche di coesione territoriale. Cosa ne pensa?
Sola Dicevo prima del ruolo importante delle Regioni e, quindi, delle Confindustrie regionali per lo sviluppo e la competitività del sistema economico-produttivo nazionale.
La Riforma Pesenti ha riconosciuto questa valenza istituzionale istituendo il Consiglio delle rappresentanze regionali e per le Politiche di coesione territoriale, che potrà sicuramente diventare un interlocutore privilegiato della Conferenza delle Regioni.
Riina Che sarà un organismo utilissimo perché si occuperà del prezioso lavoro di raccordo tra tutti i territori.
Non c’è dubbio che un sistema articolato come il nostro ha necessità di un’azione costante e puntuale di collegamento e coordinamento. Così che le tante voci possano fondersi e sintetizzarsi nell’armonia di un coro.
Tra le novità Confindustria istituisce il Consiglio di indirizzo etico e dei valori associativi. Qual è la sua esperienza su questo fronte?
Sola Nel momento in cui un’azienda decide di associarsi a un’organizzazione confederale ne sottoscrive i valori, i principi e gli impegni previsti dallo Statuto e il Codice Etico.
Nella mia esperienza confederale sul territorio ligure e recentemente genovese non ho mai dovuto affrontare situazioni che abbiano avuto poi riflessi sugli organi di controllo della Commissione dei Probiviri, né locale né tantomeno nazionale. Ciò legato al fatto che gli uffici delle associazioni liguri e genovese hanno saputo porre in essere misure preventive volte ad eliminare conflitti fra associati, coerenza nei comportamenti e selezione delle nuove iscrizioni all’interno del perimetro associativo.
Riina Vigilare sulla correttezza, sui principi etici, sul rispetto della legalità è compito arduo, con cui le territoriali si misurano ogni giorno. Non c’è dubbio che, con la sua presenza e le sue alte indicazioni, il Consiglio di indirizzo etico e dei valori associativi darà maggiore forza e maggiori garanzie al nostro operato.
Identità, rappresentanza e servizi sono le tre funzioni principali di Confindustria. Alla luce dell’attuale scenario economico del paese, quale ritiene sia la più urgente da rafforzare?
Sola La crisi delle organizzazioni intermedie, seppur strategica per un sindacato degli imprenditori, rende complesso puntare, nell’immediato sul potenziamento della rappresentanza.
Sono molti i soggetti istituzionali, Unione europea, Stato, Regioni, Città Metropolitane con cui le organizzazioni di Sistema devono confrontarsi. La Riforma Pesenti, come abbiamo già sottolineato, ha saputo individuare alcuni punti di forza nell’azione di lobby e rappresentanza nel sistema confederale, ma la rappresentanza è di difficile percezione da parte delle imprese associate. A poco servono i bilanci sociali e le relazioni delle Assemblee per spiegare agli associati i risultati ottenuti e, nel contempo, l’impegno profuso. Nell’immediato, quindi, è più facile concentrarsi sullo sviluppo dell’entità e del senso di appartenenza del Sistema, nonché sul miglioramento e potenziamento dei servizi, sia di interesse generale e trasversale, sia su specifiche tematiche.
Il valore identitario dovrebbe essere patrimonio non solo delle imprese associate ma anche delle risorse professionali che lavorano nel sistema confederale.
Riina Il brand Confindustria è solido, fortissimamente identitario, e questo dà grande potenziamento alla rappresentanza di Confindustria. Che è un Sistema che ha messo al centro l’impresa.
La mission di Confindustria è la tutela, il servizio, il sostegno all’impresa. Dunque, a mio parere e alla luce dell’attuale scenario economico del paese, la principale funzione che potrebbe essere eventualmente rafforzata è proprio quella dei servizi.
Per concludere, come vede il futuro dell’economia locale?
Sola Confindustria Genova sta portando avanti alcune iniziative che possono sostenere le imprese associate, abbiamo appena definito il riassetto della nostra partecipata Capitalimpresa Spa, che anche grazie alla riformulazione della propria compagine sociale è ora in grado di fornire una risposta più adeguata alle richieste di patrimonializzazione delle aziende.
In accordo con la Fondazione Ricerca & Imprenditorialità stiamo mettendo a punto un progetto ambizioso, volto a creare a Genova il primo Innovation Hub italiano, dove i diversi attori della ricerca, dell’industria e della finanza possano interagire su basi nuove per meglio finalizzare le risorse impiegate e migliorare la componente tecnologica delle imprese anche attraverso lo sviluppo di startup innovative.
In generale siamo a fianco dei progetti di investimento delle nostre imprese associate, che anche in tempi difficili continuano a essere formulati e che spesso non trovano risposta dalle istituzioni.
Riina Le previsioni degli imprenditori sull’andamento dei principali indicatori congiunturali purtroppo restano di segno fortemente negativo. E dunque le aspettative che le imprese fin qui si sentono di formulare sono ancora all’insegna di un clima poco favorevole, anche se le passività risultano meno intense.
Le prospettive purtroppo non sono entusiasmanti. Siamo in piena crisi. E dunque la strada per l’uscita è ancora lunga.