Ad eccezione degli Stati Uniti, che si attestano al secondo posto, la bilancia turistica dei pagamenti per il 2017 mostra che i mercati più vivaci sono stati quelli europei. Segnali di crescita da altri paesi?
Ci sono senz’altro i mercati asiatici, che sono in crescita costante. Purtroppo non abbiamo da quei paesi statistiche affidabili e veloci per avere una misura esatta e di grande puntualità del ritmo della loro crescita, di cui tuttavia abbiamo ogni giorno riscontri e segnali in tanti modi. Oggi il turismo ha più che mai una dimensione globale: non c’è un solo mercato che si possa tralasciare. Almeno non da parte nostra.
Secondo la ricerca commissionata ad Ipsos sull’attrattività dell’Italia all’estero, il principale motivo che scoraggia potenziali visitatori è il costo. Come bisogna porsi?
Naturalmente l’Italia non è il paese più economico del mondo. Ce ne sono tanti che offrono turismo a un costo più basso. Ma la competizione che ci interessa, come su ogni mercato, è di avere i segmenti migliori, quelli che garantiscano la vita ai nostri prodotti migliori. Ovviamente, non siamo neppure nell’età dell’aristocrazia, per cui – per quanto i prodotti siano di qualità – dovranno tuttavia avere un prezzo che permetta a segmenti molto ampi di potervi accedere.
Se posso usare un’espressione sintetica, l’ideale sarebbe avere prodotti turistici per un lusso di massa.
Dall’indagine emerge il modesto appeal che l’Italia ha sul target giovanile. Mancano grandi eventi, ma soprattutto il paese è percepito come poco cosmopolita e all’avanguardia. In prospettiva è una criticità?
Abbiamo destinazioni e percezioni molto diverse. Città come Milano, Venezia, Roma, Capri sono senz’altro cosmopolite. Altre destinazioni hanno una percezione più familiare e più vicina a mercati domestici o europei. In sé questo non è un male. Bisogna avere prodotti per tutti, in cui ciascuno sia perfetto nel suo ambito, cioè nel suo segmento di mercato. Quando i prodotti hanno una relazione valore/costo eccellente, non importa su quale segmento si collochino, saranno sempre vincenti.
Internet oggi è il primo strumento con il quale le persone pianificano una vacanza. Come valuta gli operatori turistici italiani sotto questo profilo?
Quella digitale è una vera e propria rivoluzione. Agisce spesso in maniera sottile, passo dopo passo e quasi non ci accorgiamo di ogni progresso che fa, ma alla fine siamo tutti immersi dentro l’universo digitale. Su questo abbiamo tutti molti passi in avanti da fare. È anche una questione di velocità: nel tempo che si fa un sito, arrivano le app; nel mentre si fa un app, arriva l’intelligenza artificiale. Dobbiamo essere più veloci e più colti perché queste sono materie complesse e bisogna arrivarci con competenza.
Negli ultimi anni l’Enit ha avviato una riorganizzazione della propria struttura. A che punto siamo?
Enit nel 2018 completerà il cambiamento radicale conseguente alla trasformazione dell’agenzia in ente pubblico economico. Nella sede centrale di Roma 80 dipendenti (9 dirigenti e 71 impiegati) hanno lasciato l’Enit e sono stati parzialmente sostituiti dalle attuali 24 risorse, alle quali si aggiungeranno nelle prossime settimane nuovi assunti con un assetto a fine anno di 54 unità e un costo del personale più che dimezzato. Presso le oltre 20 sedi estere, abbiamo razionalizzato la struttura esistente. Enit sta implementando una rinnovata politica di promozione e commercializzazione, dove accanto alle attività tradizionali di partecipazione alle più importanti fiere del turismo con le Regioni e le associazioni di categoria e alla attivazione di canali di incontro fra i buyer esteri e offerta italiana, è stata lanciata una massiva campagna di promozione del brand Italia declinata secondo le peculiarità dei singoli mercati locali; abbiamo inoltre alimentato notevolmente la presenza su tutti i canali social raggiungendo risultati che ci posizionano ai vertici tra gli enti del turismo europei.
La Convenzione 2016-2018 con il ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo ha dato stabilità alla programmazione delle attività dell’Agenzia correlata alla disponibilità dei contributi pubblici.
Di quante risorse disponete e come sono ripartite tra promozione e gestione?
Sull’impiego delle risorse si è registrato il cambiamento più rilevante. Nel 2014 e nel 2015 Enit aveva speso per i servizi della promozione rispettivamente 8,5 e 5,9 milioni di euro, pari al 35,6% e al 30%, dove il 64,4% e il 70% erano stati costi della struttura, principalmente personale e affitti. Il 2016 ha tendenzialmente replicato il 2015, essendo stato l’anno di transizione con il precedente personale in uscita.
Per il 2017 i dati provvisori registrano una spesa per la promozione di 11,4 milioni di euro, pari a circa il 52% del totale dei costi e un costo del personale di 7,3 milioni contro i 10,43 del 2016. Nel 2018 abbiamo stanziato per la promozione 23,8 milioni di euro, pari a oltre il 63% del totale dei costi, ribaltando completamente la proporzione precedente, raddoppiando le spese per la promozione rispetto ai costi di gestione passando dal 30% del 2015 al 63% del 2018.